Il parco nazionale Doi Inthanon

La cascata Wachirathan

Giovedì 30 giugno. Dopo aver consumato una lauta colazione in hotel, aspettiamo il minibus che ci condurrà alla scoperta del parco nazionale di Doi Inthanon.
Partiamo puntuali alle 7h00 per affrontare la scalata della montagna più alta della Thalandia, ben 2565 metri sopra il livello del mare.
Il parco è ricco di specie vegetali e animali, soprattutto uccelli, e alcune minoranze etniche abitano sulle sue alture.
Questo spazio incontaminato, meta di numerosi ornitologi, include suggestive cascate che offrono un meraviglioso spettacolo naturale ai visitatori.
La prima tappa del nostro viaggio è Wachirathan, una larga cascata di un solo livello dove l’acqua precipita dall’alto di una scogliera nel bacino sottostante zampillando in tutti i sensi.
Posando per scattare qualche fotografia ci rendiamo conto che ci siamo inzuppati con gli schizzi. La doccia inaspettata non ci dispiace e ci fa dimenticare per un attimo la temperatura infernale.
Wachirathan è particolarmente affascinante per la presenza costante di un arcobaleno che nasce dalla dispersione dei raggi del sole nella nebbia creata dal precipitare dell’acqua.
L’atmosfera è resa piacevole dalla vegetazione rigogliosa ed è possibile seguire il sentiero che conduce fino alla parte alta della cascata.
Risaliamo a bordo del minibus per raggiungere la cima del Doi Inthanon.
Salendo ci rendiamo conto che la nebbia è molo fitta e nasconde inesorabilmente il panorama che, da questa altezza, è sicuramente sublime.
Rododendri, tronchi d’alberi ricoperti di muschio e di liane, azalee e altre piante tropicali costeggiano i bordi della strada.
Giunti in cima alla vetta, scendiamo per immortalare un cartello che certifica che abbiamo raggiunto il punto più alto del Paese.

Un anziana Karen fuma una pipa

Dopo aver visitato il picco di Doi Inthanon dove la nebbia era fittissima e la temperatura pungente, riscendiamo in direzione di Chiang Mai.
La nostra discesa prevede alcune tappe per conoscere meglio questo paradiso naturale.
Ci fermiamo in un villaggio della tribu Karen, gente semplice che abita su queste montagne da molte generazioni e che sconosce i nostri gadget tecnologici e la civiltà moderna.
La nostra guida ci informa che da soli tre anni questa gente ha l’elettricità e che la loro principale fonte di sostentamento è la vendita di prodotti locali.
A seguito di una breve negoziazione acquistiamo un paio di sciarpe di seta, un anello e due bracciali.
Continuiamo la discesa e ci fermiamo a visitare le pagode gemelle, Phra Mahathat Napha Methanidon e Phra Mahathat Naphaphon Phumisiri, che furono costruite per commemorare il sessantesimo anniversario del re Bhumibol Adulyadej e la regina Sirikit.
Le pagode presentano la stessa base e lo stesso sentiero a due piani che conduce all’interno degli edifici dove si trovano due grandi statue di Buddha.
Anche da questa posizione privilegiata si gode di una meravigliosa vista panoramica dei paesaggi di Chiang Mai ma a causa della nebbia noi intravediamo soltanto qualche scorcio.

Il Buddha del Phra Mahathat Napha Methanidon

L’ultima tappa dell’escursione di oggi è la Royal Project Foundation, fondata nel 1979 su iniziativa del re per aiutare le tribù agricole delle montagne.
Lo scopo primario di questo progetto reale è quello di soppiantare le coltivazioni di oppio, che alimentano il mercato della droga, con altre coltivazioni e fiori tropicali.

Chiang Mai: la rosa del nord

Uno dei tanti templi di Chiang Mai

Mercoledì 29 giugno. Oggi è il nostro primo giorno a Chiang Mai, la Rosa del Nord.
Il volo TG 0110 della Thai Airways atterra puntuale alle 14h05 all’aeroporto di Chiang Mai e, dopo aver recuperato i bagagli, ci dirigiamo verso l’uscita per lanciarci alla scoperta della città.
Prendiamo un taxi-meter per andare al Sirilanna Hotel che abbiamo prenotato da Parigi e il loquace autista ci decanta le bellezze della cittadina thailandese parlando del tempio di Doi Suthep e degli splendidi ombrelli di Bo sang.
Lungo il tragitto dall’aeroporto all’hotel carpiamo qualche scorcio di Chiang Mai e ci rendiamo immediatamente conto del suo fascino e dell’enorme differenza con Bangkok.
Effettuiamo il check-in al Sirilanna Hotel e ci godiamo l’accoglienza che lo staff dell’hotel ci riserva: cocktail di benvenuto, simpatia, gentilezza e grandi sorrisi.
Il Sirilanna, a pochi chilometri dall’aeroporto, è situato all’interno delle mura della citta antica di Chiang Mai che contengono le più belle attrazioni come il Wat Chedi Luang e il night bazar.
L’elegante decorazione dell’albergo è quella tipica dello stile Lanna con ampio uso di vetrate e tek. Il personale è molto servizievole e ci fornisce tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.

Il letto a baldacchino del Sirilanna hotel

La nostra stanza comprende un favoloso letto a baldacchino, un’enorme vasca jacuzzi con idromassaggio e un simpatico balconcino.
Dopo esserci riposati in hotel, partiamo alla scoperta di questa ridente cittadina e cerchiamo un’agenzia dove prenotare le escursioni che riempiranno le nostre prossime giornate.
Chiang Mai si rivela una città calma e accogliente in cui risulta piacevole passeggiare scoprendo i tantissimi templi sparsi un pò dappertutto.
Non troviamo il caos di Bangkok e neppure il traffico incessante; la gente sembra essere più serena e disponibile al contatto con i visitatori.
Passeggiando tra le tipiche vie di Chiang Mai, curiosiamo tra i vari negozietti che propongono artigianato locale: sculture, tessuti, ceramiche, ombrelli, gioielli e souvenirs.
La reputazione e la forza storica di Chiang Mai derivano dalla sua posizione strategica, sulle rive del fiume Ping, che le ha consentito di sviluppare le sue attività commerciali.
A 800 km da Bangkok, questa città occupa una delle regioni più belle della Thailandia dove fiori di loto, risaie e foreste di tek creano un sontuoso contesto naturale.
Fondata nel 1296, Chiang mai è succeduta a Chiang Rai come capitale del regno thailandese dei Lanna.
Il re Mengrai costruì un fossato e un muro attorno alla città per proteggerla dagli attacchi provenienti dalla Birmania.

Una minoranza etnica al lavoro

Chiang Mai, dotata di una forte identità tribale e di splendida ricchezza naturale, è la seconda città della Thailandia.
Questa città del Nord della Thailandia dove templi ancestrali convivono con edifici moderni, si estende lungo una pianura fertile circondata da colline e foreste.
Chiang mai è, inoltre, circondata da montagne, tra cui il Doi Inthanon (2575 metri) la cima più alta di tutta la Thailandia.
Il contesto naturale che ospita Chiang Mai rappresenta un ottimo terreno per escursioni avventurose: passeggiate tra le montagne a dorso d’elefante, rafting sui fiumi ed esplorazioni di paesaggi incontaminati.
Al fascino dei paesaggi naturali bisogna aggiungere la bellezza dei villaggi tradizionali dove le tribù regionali e le minoranze etniche, come gli Hmong, i Karen e i Lisu, si contraddistinguono per gli abiti colorati e lo stile di vita puro e privo di ogni elemento moderno.
Numerose agenzie di viaggi incrociano il nostro cammino e la maggior parte propone le stesse escursioni.
Noi abbiamo già le idee chiare dato che avevamo già individuato su Internet un’ottima agenzia a Chiang Mai: l’agenzia Sabai Tour.
Il sito web è ben fatto, presenta bene le differenti escursioni e i commenti su Tripadvisor erano tutti positivi.

Uno scorcio di Chiang Mai

Ci dirigiamo verso l’agenzia Sabai tour situata sulla Ratchadamnoen Road accanto uno dei tanti 7/11 della città.
Sasi, la ragazza che gestisce l’agenzia, ci riceve con estrema gentilezza e illustra dettagliatamente le escursioni proposte dall’agenzia.
Scegliamo quattro escursioni che accompagneranno la nostra permanenza a Chiang Mai e simpatizziamo con Sasi che ci descrive meglio la città.
Soddisfatti della nostra visita in agenzia, torniamo in hotel a piedi facendo tappa nei templi principali di Chiang Mai.
Visitiamo il Wat Phra Singh, il monastero più importante della città, chiamato anche Grande Tempio, facciamo una sosta rapida al Wat Chedi Luang e al Wat Chiang Mun che fu il primo tempio costruito dal re Menerai durante la fondazione di Chiang Mai.

Bang Pa-In e Ayutthaya

Il palazzo reale di Bang Pa-In

Lunedì 27 giugno. Oggi ci aspetta un’interessante escursione che include il Palazzo Reale di Bang Pa-In, la visita delle rovine di Ayutthaya e il ritorno a Bangkok in crociera sul fiume Chao Praya.
Il minibus viene a prenderci puntuale in hotel alle 7:00 e, dopo aver recuperato altri viaggiatori in vari hotel di Bangkok, intraprende il tragitto verso la prima tappa dell’escursione.
La nostra guida, Paul, parla un perfetto inglese e ci fornisce preziose informazioni intervallate da spiritose battute che allietano il viaggio.
Situato a 20 km di distanza da Ayutthaya, Bang Pa-In è un affascinante insieme di palazzi, pagode e padiglioni che fu utilizzato dai re thailandesi come residenza estiva.
Quando Bangkok divenne la nuova capitale della Thailandia nel 1782, Bang Pa-in rimase abbandonata per circa 80 anni.
Il palazzo fu restaurato nel XIX secolo dai re Rama IV e Rama V che fecero costruire una residenza con edifici in stile thai, cinese ed europeo.
Tra le più belle realizzazioni di questo periodo occupa un posto importante il Phra Thinang Wehart Chamrun, un palazzo in stile cinese interamente realizzato con materiali provenienti dalla Cina.
Situato in mezzo al lago e dotato di grande bellezza, il padiglione in stile thailandese Aïsawan Thipha-At è considerato una delle più belle rappresentazioni d’arte thai.
Il complesso di Bang Pa-in stupisce i visitatori per la diversità e l’etrogeneità degli stili presenti.
L’eclettismo architettonico che caratterizza il regno di Rama V fa convivere nello stesso spazio una cappella buddista in stile neogotico, un palazzo in stile italiano e una torre d’osservazione (Ho Withun Thasana) in mezzo a un bacino acquatico.

E’ possibile visitare il complesso di Bang Pa-in a piedi o utilizzando le piccole vetture disponibili all’ingresso.
Numerose statue, monumenti votivi, alberi rigogliosi e cespugli decorati con forme di animali rendono la visita piacevole.
Apprezziamo particolarmente la passeggiata lungo i viali alberati di questa Versailles thailandese e ci divertiamo a scoprire i particolari nascosti un pò dappertutto.

Ayutthaya

Riprendiamo il minibus e ripartiamo in direzione di Ayutthaya, l’antica capitale del Siam.
Fondata nel 1350 dal re Rama I lungo il fiume Chao Praya, Ayutthaya fu distrutta nel 1767 dai Birmani.
Ayutthaya è situata su una grande isola sul punto di confluenza di tre fiumi (Chao Praya, Lopburi e Pa sak); questa posizione strategica le ha permesso di sviluppare il  commercio internazionale e le ha valso il soprannome di Venezia d’Oriente.
Seconda capitale del Siam dopo Sukhotai, ha ospitato 33 re, diverse dinastie mantenendo il suo ruolo di capitale per più di quattro secoli.
Oggi città turistica, Ayutthaya offre ai suoi visitatori splendide rovine che danno un’idea dello splendore d’un tempo e dei numerosi tempi che abbellivano la città.

Il famoso buddha scolpito tra le radici

Il parco archeologico di Ayutthaya, nominato patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1991, comprende rovine di templi, monasteri e reliquari di vario tipo.
Visitiamo il Wat Mana That, uno dei templi più famosi della città dove è possibile ammirare numerose statue di buddha, resti di templi e la famosa testa di Buddha scolpita tra le radici di un albero.
Dopo aver visitato altri tre templi, ci imbarchiamo su una comoda nave che ci riporterà a Bangkok.
Il buffet servito a bordo è di ottima qualità e la crociera si rivela un ottimo mezzo per scoprire suggestivi scorci di Bangkok.
La vista panoramica sulla città ci permette di notare maggiormente il contrasto tra i grattacieli e le misere palafitte che si sviluppano lungo il Chao Praya.

Crociera sul Chao Praya

Il Ponte sul fiume Kwai

Il Ponte sul fiume Kwai

Tramite l’agenzia Solimai Bangkok, dove lavora la ragazza di Lakis, prenotiamo due escursioni nei dintorni di Bangkok.
La prima escursione ha come destinazione Kanchanaburi, una piccola cittadina situata a 130 Km dalla capitale thailandese.
Il minibus viene a prenderci puntuale alle 7:00 in hotel e, insieme ad altri compagni di viaggio, ci rechiamo in questa città resa celebre dal ponte che attraversa il fiume Kwai.
Il paesaggio che fa da contesto a Kanchanaburi è molto gradevole: vegetazione lussureggiante, flora tropicale, montagne, vallate e una generale atmosfera di tranquillità.
Particolarmente suggestivo è il punto in cui i fiumi Kwai Yai e Kwai Noi si uniscono per formare il fiume Mae Klong; qui la bellezza spettacolare del paesaggio si dispiega in tutto il suo splendore con cascate, grotte, fiumiciattoli e parchi nazionali.

L’attrazione principale di Kanchanaburi è senza dubbio il ponte sul fiume Kwai, un grande ponte di ferro nero (proveniente dall’isola di Java) che ha ispirato il famoso romanzo di Pierre Boulle e un film realizzato da David Lean.
Il ponte venne costruito dai prigionieri di guerra, dal 1942 al 1945, nell’ambito dei lavori di costruzione della ferrovia tra la Thailandia e la Birmania, tristemente ribattezzata ferrovia della morte (Death rail).
Il Giappone, impegnato a combattere gli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, decise di costruire una ferrovia per consolidare la sua posizione nel sud-est asiatico e per sostenere l’esercito nipponico in Birmania.
Il ponte e la ferrovia furono costruiti intermente dai prigionieri: più di 16000 lavoratori europei e 90000 asiatici persero la vita durante la costruzione.
Due cantieri edili si svilupparono in contemporanea dalla Thailandia e dalla Birmania  procedendo verso il centro del fiume. Le condizioni di lavoro disumane e il propagarsi di malattie decimarono rapidamente la manodopera utilizzata.
Ricostruito alla fine della guerra, il ponte è utilizzato ancora oggi da un tratto ferroviario che comprende alcuni viadotti sospesi sul fiume.

JEATH war museum

A pochi metri dal ponte sul fiume Kwai si trova il JEATH war museum, il museo della guerra che ripercorre le fasi di quella drammatica parentesi storica in cui persero la vita tantissime persone.
L’acronimo JEATH (Japanese, English, Australian, American, Thai, Holland) deriva dalle nazionalità dei prigionieri che morirono durante la costruzione del ponte.
Visitiamo rispettosamente le stanze di questo museo che racconta attraverso immagini, documenti e fotografie le condizioni di vita e di lavoro dei prigionieri.
Prima di andare via da questo luogo di memoria, visitiamo anche un cimitero che accoglie le spoglie di tantissimi alleati morti in quel periodo.

Risaliamo sul minibus e riprendiamo il cammino in direzione del Bamboo camp dove ci aspettano una passeggiata a dorso d’elefante e il bamboo rafting, un’avventurosa traversata di un fiume a bordo di una zattera di bamboo.
Giunti a destinazione, ci rifocilliamo consumando un pranzo ristoratore su una piattaforma galleggiante.
Il pranzo è l’occasione per simpatizzare con i nostri compagni di viaggio: una coppia d’indiani in luna di miele, un backpacker israeliano alla scoperta della Thailandia, una coppia di australiani che sono appena stati in Cambogia, dove hanno incontrato il bimbo che hanno adottato a distanza.
Dopo aver gustato le piccanti pietanze thailandesi e conosciuto meglio i nostri compagni d’escursione, saliamo su una zattera di bamboo e percorriamo il fiume.

Il Bamboo rafting

Due simpatici thailandesi guidano la zattera attraverso lunghi remi di legno e ci indicano i meravigliosi paesaggi da fotografare.
Questa piacevole e rilassante passeggiata in zattera si conclude nei pressi del campo degli elefanti dove, per la prima volta, saliremo sopra un pachiderma.
Mentre aspettiamo il nostro turno, ci dissetiamo e assaggiamo la frutta esotica messa a disposizione dal personale del campo.
Inganniamo l’attesa giocando con alcune dispettose scimmiette che attirano l’attenzione dei turisti con le loro acrobazie.
Montiamo in sella a un possente elefante guidato da un giovane ragazzo thai comodamente seduto sulla testa dell’animale.
Uno splendido paesaggio incontaminato accompagna la nostra passeggiata e dimentichiamo il caos di Bangkok e lo stress di Parigi.

La cascata Sai Yok Noi

La tappa successiva dell’escursione è la cascata Sai Yok Noi.
La cascata, meno imponente rispetto alla sua gemella Sai Yok Yai, ci conquista con il suo fascino e per la vegetazione selvaggia che la circonda.
Allegri bambini sguazzano nelle acque della cascata, mentre intere famiglie di thailandesi si riposano sui prati circostanti consumando i piatti preparati a casa.
La nostra guida ci invita a raggiungere il bus per recarci al Tempio delle tigri, l’ultima tappa di oggi, ma prima riprendiamo energie acquistando un pò di frutta fresca: frutto del dragone, meloncini, ananas e mango.

Il Tempio delle tigri

Il nostro minibus viene inghiottito dalla bocca spalancata di un’enorme tigre (per fortuna di cartapesta): è l’ingresso del Tempio delle tigri, una sorta di santuario per animali dove, oltre alle tigri, si trovano molti animali selvatici come cinghiali, cervi, antilopi e bufali.
In questo tempio buddista nell’ovest della Thailandia, i monaci vivono in simbiosi con le tigri che educano fin dalla nascita al contatto con l’uomo.
Nel 1999 i monaci trovarono un cucciolo di tigre ferito e decisero di allevarlo. Successivamente gli abitanti del villaggio e la polizia portano al tempio altri cuccioli di tigre rimasti orfani dopo che la madre era stata uccisa dai bracconieri.

Il tempio delle tigri

Il tempio Wat Pa Luangta Bua Yannasampanno viene ribattezzato Tempio delle Tigri.
Il Tempio rappresenta l’occasione unica per i turisti di accarezzare le tigri e farsi fotografare insieme a questi enormi felini.
Dopo aver toccato alcuni cuccioli di tigre e scattato un paio di foto ci dirigiamo verso il canyon delle tigri, l’attrazione principale del tempio.
Qui è possibile avvicinarsi alle tigri adulte e farsi fotografare.
Ogni visitatore è accompagnato da due persone che lo guidano lungo il percorso: una lo tiene per mano e lo guida da una tigre all’altra, la seconda persona scatta le foto utilizzando la macchina fotografica del visitatore.
Dopo aver collezionato tutta una serie di esperienze uniche, torniamo a Bangkok per riposarci e prepararci a una nuova giornata d’esplorazione.

Il mercato galleggiante di Bangkok

Un colorato taxi meter di Bangkok

Sabato 25 giugno è il nostro terzo giorno a Bangkok. Siamo sempre in compagnia di Lakis, la frizzante guida italiana che ci ha già svelato i segreti degli splendidi templi della capitale thailandese.
Il programma di oggi prevede la visita del mercato galleggiante, del famoso mercato di Chatuchak e dell’animato quartiere di Chinatown.
Decidiamo di evitare il mercato galleggiante di Damnoen Saduak da un lato perchè troppo lontano dalla città (1 ora e mezza di strada) e dall’altro perchè eccessivamente preso di mira dai turisti.
Seguendo i consigli di Lakis, visitiamo un altro tipico mercato sul fiume: il Taling Chan Floating Market.
Raggiungiamo il mercato a bordo di un colorato taxi-meter che compie un tragitto abbastanza lungo, nonostante Lakis avesse consigliato un cammino più corto. Prima di scendere dal taxi, Lakis (che parla un ottimo thailandese) sottolinea al conducente il suo errore e riesce a negoziare un prezzo più basso rispetto a quello indicato dal tassametro.

Il mercato galleggiante di Taling Chan

Fuori dai percorsi battuti dai turisti, il mercato galleggiante di Taling Chan offre ai suoi visitatori un autentico spaccato di vita thailandese.
Tradizione e convivialità s’incontrano durante questo appuntamento domenicale sui canali del quartiere Bangkok Noi situato nella periferia ovest della capitale.
In un’atmosfera calma e serena, i venditori fanno scivolare le tipiche imbarcazioni lungo le banchine dei klongs dove molti thailandesi e una manciata di turisti aspettano pazientemente per fare acquisti: prodotti artigianali, spezie, frutta, verdura, dolci, riso e piatti caldi.
I prezzi di questo simpatico mercato non sono quelli turistici del Damnoen Saduak ma le tariffe locali sono applicate per tutti.
I prodotti acquistati sull’acqua possono essere consumati sul posto, mangiando a un tavolo dei tanti ristoranti galleggianti.
Ogni locale propone il suo menù e lo spazio a bordo è sfruttato disponendo padelle e altri materiali da cucina in maniera intelligente.
Potenti bombole a gas alimentano le cucine e gli ingredienti per preparare squisiti manicaretti sono già tagliati e disposti in piccoli contenitori: noodles, pollo, maiale, mango, aglio, papaia, cipolle, carote, citronella, zenzero e naturalmente peperoncino a volontà.
Musica thailandese e danze classiche completano magicamente questo suggestivo quadretto di vita quotidiana: un festival di colori e odori sublimato dalla gentilezza e dal sorriso dei thai.
Donne dall’età indefinibile scambiano i loro prodotti dalle piroghe, mentre enormi pesci-gatto divorano voracemente le molliche di pane lanciate dai bambini sulla riva.

Il mercato di Chatuchak

Ci lasciamo alle spalle il simpatico mercato galleggiante di Taling Chan e ci rituffiamo nella giungla metropolitana di Bangkok dove prendiamo la linea Sukhumvit dello skytrain per renderci al mercato di Chatuchak, il più grande mercato a cielo aperto di tutta la Thailandia.
Scendiamo alla stazione Mo Chit e il colorato mercato ci avvolge immediatamente con la sua atmosfera animata.
Quest’enorme agglomerato commerciale prende forma tutti i fine settimana, su una superficie di 15 ettari, offrendo una quantità e una diversità indescrivibile di prodotti: vestiti, animali, prodotti alimentari, profumi, scarpe, accessori, souvenirs, ceramiche, tessuti, frutta, piante, strumenti musicali, libri, ombrelli, incensi, sculture e tantissimo altro ancora.
Il mercato è immenso e comprende una parte coperta ed una scoperta; un’ottima soluzione per evitare di perdersi è quella di utilizzare la mappa fornita all’ingresso.
Più di 250 000 visitatori si rendono ogni week end in questo gigantesco mercato delle pulci che comprende 27 differenti aree e 15000 bancarelle.
Le stradine del mercato sono numerate per facilitarne l’identificazione e ogni sezione di questo microcosmo dello shopping ha un colore diverso.
Avrete modo di mettere alla prova la vostra capacità di negoziare convincendo i venditori a scendere vertiginosamente i prezzi.
Il mercato di Chatuchak tutto sommato assomiglia alle nostre fiere campionarie con alcune essenziali differenze: è infinitamente più grande, è possibile negoziare i prezzi, si puo passeggiare tra le bancarelle mangiando scorpioni e insetti fritti, si possono acquistare prodotti farmaceutici che normalmente richiedono una ricetta medica.

Il rilassante Lumpini Park

Dopo aver consumato un ottimo pranzo a base di pesce a Silom Road, sfuggiamo dal caos infernale di Bangkok rifugiandoci al Lumpini Park: un’oasi di verde e di pace nascosta tra i grattacieli e il traffico della città.
Il Lumpini Park, il più grande parco di Bangkok, ospita un centro di ginnastica, uno stadio di boxe thai e un lago artificiale popolato da enormi varani.
Tra le tante bancarelle disseminate lungo i viali del parco alcune vendono una bevanda a base di bile e sangue di serpente che avrebbe delle virtù energizzanti ma per questa volta evitiamo di assaggiarla.
La tranquillità del Lumpini Park ci permette di ritrovare energia ed entusiasmo e decidiamo di incamminarci in direzione della nostra ultima tappa: Chinatown.

La Chinatown di Bangkok

Come ogni grande città che si rispetti, Bangkok possiede il suo quartiere cinese fatto di pagode, negozi di tessuti, lanterne rosse e da un mercato in cui si trova di tutto.
Situata al sud del quartiere Dusit, la Chinatown di Bangkok, localmente conosciuta come quartiere Yaowarat, è una delle attrazioni maggiormente visitate dai turisti.
Questa vetrina della cultura cinese occupa la Chareon Krung Road o New Road, la Yaowarat road e le numerosissime stradine che costellano la zona.
Penetrando in questo quartiere abbiamo l’impressione di aver abbandonato la Thailandia e di essere stati catapultati in Cina.
Soddisfatti della nostra intensa giornata, torniamo in hotel dove recuperiamo le energie perdute con un salutare bagno in piscina.
Terminiamo questo giorno alla scoperta di Bangkok con una cena al ristorante Kinnaree situato nel soi 8 della Sukhumvit road.
Nascosto in un romantico giardino, il Kinnaree ci delizia con le sue saporite pietanze e un’atmosfera incantevole.

Bangkok: visita dei templi

Uno scorcio dei templi di Bangkok

Il secondo giorno a Bangkok lo dedichiamo alla scoperta dei suoi incantevoli templi buddisti.
Dopo una lauta colazione in hotel, incontriamo Lakis, la nostra guida italiana a Bangkok, che ci aspetta puntuale alla reception del Pachara Suites.
Avevo trovato l’email di Lakis (vpaskalis@hotmail.com) in numerosi racconti di viaggio di italiani che erano già stati nella capitale thailandese e che si erano affidati ai suoi servizi rimanendone molto soddisfatti.
Lakis aveva risposto prontamente all’email che gli avevo inviato da Parigi per fissare la data del nostro incontro e per avere informazioni utili per organizzare il nostro viaggio nella terra del sorriso.
Fin dal nostro primo scambio d’email avevo intuito che Lakis era un tipo in gamba e quando lo incontriamo, per iniziare il nostro percorso attraverso il labirinto dedalico di Bangkok, sentiamo subito che tra noi c’è molto feeling.
Un insieme di delicati elementi ci lega immediatamente a questo simpatico ragazzo toscano che più che una guida sarà per noi un amico: siamo della stessa generazione, condividiamo tutti e tre la condizione di “italiani all’estero” e nei nostri discorsi si percepisce quel sapore agro-dolce impastato (scusate il riferimento autobiografico) a nostalgia e malinconia che solo chi vive lontano dal suo Paese può capire.

Lakis si rivela una guida professionale e competente e ci spiega in maniera semplice ogni singolo centimetro quadrato di questa megalopoli misteriosa.
Personalmente più che una megalopoli definirei Bangkok come una bordellopoli perché un caos di queste proporzioni non l’avevo mai visto!
La città si sveglia presto e la gente invade le strade e i marciapiedi per svolgere le proprie attività quotidiane: chi vende frutta esotica trascinandosi dietro la propria bancarella a rotelle, chi gioca a dama con i tappi, avvenenti ragazze chiamano i passanti per proporre “massaggi” particolari, chi conduce uno dei tanti colorati taxi-meter per portare turisti e uomini d’affari da un punto all’altro della città. Il movimento di questa metropoli asiatica è incessante e affascinante.

La mappa dello skytrain-BTS

La nostra guida italiana ci accompagna alla fermata Nana dello Skytrain, che si trova a pochi metri dal nostro hotel, e mentre percorriamo il tragitto ci fornisce preziose informazioni utili sui mezzi di trasporto di Bangkok.
La BTS (Bangkok Mass Transit System) o skytrain è il miglior mezzo di trasporto per spostarsi rapidamente evitando il traffico infernale.
Le stazioni di questa metropolitana aerea sono moderne, ben organizzate e propongono vari servizi ai pendolari che le attraversano quotidianamente.
La rete della BTS comprende due sole linee, Sukhumvit e Silom, che si incrociano alla stazione Siam dove è possibile effettuare il cambio di linea.
Il prezzo (bassissimo) dipende dalla distanza percorsa e i biglietti sono costituiti da carte magnetiche che vengono recuperate dai distributori automatici alla stazione d’uscita per poter essere riutilizzate.
Un controllore, appostato vicino le biglietterie, verifica che chi oltrepassa le barriere sia munito di biglietto.
Il circuito dello skytrain è completato da una linea metropolitana (linea blu) che permette di raggiungere i punti cruciali della città.
Il biglietto utilizzato per accedere alla metro richiama inequivocabilmente i gettoni che si inseriscono negli autoscontri.
L’unico inconveniente che riscontriamo è l’aria condizionata, accesa in permanenza, che causa uno sbalzo termico non indifferente.
Naturalmente paragoniamo immediatamente il sistema dei trasporti di Bangkok a quello di Parigi dove le linee della metropolitana sono molte di più, ma le stazioni sono più sporche, tappezzate di barboni e dove un gran numero di ragazzi salta le barriere per non pagare il biglietto.

L’incantevole Wat Arun

Scesi dallo skytrain, Lakis ci conduce in un porticciolo dove ci imbarchiamo su un battello per andare dall’altro lato del fiume Chao Praya e ammirare da vicino uno dei templi più belli di Bangkok: il Wat Arun o tempio dell’alba.
Il tempio, situato lungo la riva Thonburi del Chao Praya, fu costruito nel XVIII secolo e deve il suo nome ad Aruna, la divinità indù dell’alba.
La struttura più interessante di questo tempio è senza dubbio la Phra Prang, l’imponente pagoda centrale alta 79 metri che è rapidamente diventata un simbolo della città e la cui effige è rappresentata sulle monete di 10 bath.
Mi verrebbe da dire che il Wat Arun sta a Bangkok come la Torre Eiffel sta a Parigi; lo stesso discorso vale per il Chao Praya rispetto alla Senna.
La pagoda centrale del Wat Arun, circondata da quattro pagode più piccole (che rappresentano l’insegnamento, l’illuminazione, la nascita e la meditazione), è decorata da frammenti di porcellana che creano un fantastico effetto visivo.
Paradossalmente al suo nome, il miglior momento per fotografare il tempio dell’alba è a fine giornata, quando le mille sfumature del tramonto si riflettono magicamente sulle scintillanti porcellane che ornano il tempio creando un romantico colpo d’occhio.
Il Wat Arun ha custodito per un breve periodo il buddha di smeraldo, la veneratissima statuetta di giada che si trova adesso dall’altra parte del fiume presso il Wat Pra Kaeo.
Lakis ci invita a salire i vertiginosi gradini del tempio per godere della vista panoramica e noi non esitiamo ad affrontare la scalata.
La vista dal secondo piano della pagoda centrale è davvero mozzafiato e apprezziamo da vicino le decorazioni colorate che richiamano lo stile Ayutthaya con influenze Khmer.
Le nicchie ospitano rappresentazioni del Dio Indra che cavalca Erawan, l’elefante a tre teste.
Estasiati dalla splendida vista del Chao Praya dall’alto delle terrazze del tempio, ci accingiamo a scendere e ci rendiamo conto che la discesa non è semplicissima e che gli scalini sono enormi.
Riusciamo a scendere senza problemi dal maestoso tempio e ci dissetiamo bevendo un freschissimo latte di cocco.

Il maestoso Wat Pho

Guidati da Lakis, attraversiamo il Chao Praya per renderci al Wat Po, il tempio famoso per l’imponente statua del buddha reclinato e per la sua scuola di massaggio.
Prima della fondazione del tempio, questo luogo era un importante centro di medicina tradizionale thailandese come testimoniano le numerose statue raffiguranti posizioni yoga.
Il tempio comprende due settori principali: il primo ospita gli alloggi dei monaci e la scuola di massaggio e di medicina tradizionale; la seconda parte del tempio ospita la più larga rappresentazione di Buddha di tutta la Thailandia.
La statua del Buddha reclinato (Phra Buddhasaiyas), lungo 46 e alto 15 metri, è interamente patinata d’oro e gli occhi e le enormi piante dei piedi sono decorate con rifiniture in madreperla.
Costruito nel XVI secolo, durante il periodo Ayutthaya, il Wat Po è il tempio più antico e più grande di Bangkok.
Ci togliamo le scarpe per entrare nel tempio e seguiamo la folla di turisti che si accalca per ammirare la bellezza di questa imponente scultura.
Uno scrosciante rumore di monetine accompagna la nostra visita del tempio.
Chiedo a Lakis da dove provenga quel frastuono incessante e lui mi indica una zona del tempio che accoglie numerosi contenitori di ceramica dove la gente deposita fiumi di monetine.
Questa tradizione si chiama 50 coins for 50 wishes e permette alla persona che la segue di esprimere un desiderio per ogni monetina versata.
A proposito di tradizioni, uscendo dal Wat Po osserviamo vari fedeli, con un fiore di loto tra le mani, assorti nella classica preghiera buddista.
Dopo aver acceso una candela, simbolo di conoscenza, i fedeli buddisti s’inchinano tre volte di fronte al tempio tenendo tra le mani tre bastoncini d’incenso: uno per Buddha, uno per la comunità buddista (Sangha) e uno per gli insegnamenti di Buddha (Dharma).
Terminata la preghiera ed espresso un desiderio, i fedeli incollano un pezzo di carta dorata sulla statua di Buddha in segno di gratitudine.
Se la persona soffre fisicamente, deve incollare il cartoncino dorato nella parte della statua corrispondente alla zona del corpo indolenzita.
Riprendiamo forze ed energie attraverso un delizioso piatto di noodles ai frutti di mare e un freschissimo mango e ci dirigiamo verso il complesso monumentale del Palazzo Reale che include il Wat Phra Keo, il tempio che ospita il famoso buddha di smeraldo.

Il fiabesco Palazzo Reale

Il Palazzo Reale, l’edificio più famoso e più visitato di Bangkok, si contraddistingue per la bellezza delle tecniche decorative utilizzate: cupole dorate, campane, mosaici di vetro e porcellana, esotici affreschi murali, statue di demoni e scimmie volanti, porte e finestre finemente ornate, tetti dai colori accesi e tanto altro ancora.
Questo gigantesco edificio, situato nel quartiere Ratanasokin, era un tempo la residenza reale e include numerosi palazzi, templi e costruzioni che si estendono su una superficie di 200 ettari.
Cominciato nel 1782 sotto il regno di Rama I, il Palazzo Reale venne terminato solamente un secolo più tardi durante il regno di Rama IV.
Lo Chakri Maha Pras che un tempo ospitava la famiglia reale viene oggi utilizzato per accogliere importanti dignitari religiosi o capi di stati stranieri in visita a Bangkok.
Mentre esploriamo i vari palazzi che compongono questo fantastico monumento architettonico, un controllore ci ferma e invita Valeria a coprire le spalle con la sciarpa: per poter accedere alla maggior parte dei templi buddisti bisogna coprire spalle e caviglie in segno di rispetto e, naturalmente, togliere le scarpe prima di entrare.
Dopo aver curiosato tra i tanti palazzi e averne apprezzato le superbe decorazioni, ci dirigiamo verso il Wat Phra Sri Rattana Satsadaram, nome completo del Wat Phra Kaeo, che custodisce il Buddha di Smeraldo, simbolo della dinastia Chakri e del regno del Siam.
A differenza degli altri templi, il Wat Phra Kaeo non possiede abitazioni per i monaci.
Il pezzo forte del tempio è la veneratissima statua del buddha di smeraldo che, secondo la leggenda, fu ritrovata a Chiang Rai nel 1434 e custodita a Chiang Mai, a Luang Prabang, a Thonburi, al Wat Arun e, infine, al Wat Phra Kaeo.
Si tratta di una statua di giada, alta 75 centimetri, posta su un piedistallo e protetta da una teca di vetro.
La statuetta indossa una tunica abbellita da pietre preziose che il re in persona cambia all’inizio di ogni stagione.
Le foto alla mitica statuetta sono rigorosamente vietate.
I meravigliosi affreschi che decorano i muri del tempio raccontano le tappe della vita del principe Siddharta che divenne Buddha.
Il Wat Phra Kaeo, protetto da statue di yakshas e kinnaris (personaggi metà-donna e metà-uccello), è considerato il più importante tempio buddista di tutta la Thailandia.

Wat Benchamabopitr: il tempio di marmo bianco

Ci allontaniamo dal Palazzo Reale e prendiamo un taxi rosa per andare al Wat Benchamabopitr, il tempio di marmo bianco.
Il taxi ci fa scendere a un centinaio di metri dal monumento e ci spiega che la strada è bloccata a causa di una manifestazione delle camice rosse, il movimento d’opposizione al governo che qualche tempo fa ha infiammato la città con violenti scontri.
Proseguiamo a piedi fino ad arrivare a quello che viene ritenuto uno dei templi più eleganti di Bangkok.
Costruito alla fine del XIX secolo con marmo proveniente da Carrara, il Wat Benchamabopitr mescola armoniosamente l’architettura thai classica con le influenze europee.
Il tempio di marmo bianco venne realizzato sotto il regno di Rama V le cui ceneri riposano ai piedi del Buddha  centrale.
Una collezione di 53 Buddha (33 originali e 20 copie) occupa il porticato del tempio e offre una stupenda rappresentazione delle differenti fasi dell’arte buddista.
L’ultima tappa della nostra visita dei templi di Bangkok è il Wat Saket o Golden Mountain che raggiungiamo a bordo di un Tuk Tuk.

The Golden Mountain

Lo sforzo dovuto alla scalata dei 318 gradini che conducono al tempio, costruito su una collina artificiale, è ricompensato dall’ impressionante vista panoramica su Bangkok e in particolare sulla zona di Rattanakosin.
L’ascesa verso la Montagna d’Oro è resa abbastanza piacevole dalla vegetazione lussureggiante, dai gong, dalle campane e dalle statue sparse un po’ dappertutto.
La parte alta del tempio ospita la pagoda dorata che contiene le reliquie di Buddha e dove i fedeli si ritrovano per pregare.
Soddisfatti della nostra intensa giornata, decidiamo di tornare in hotel.
Lakis ci invita a prendere una long tail boat (battello dalla lunga coda) per attraversare i canali (klongs) di Bangkok e aggiungere così un’ultima esperienza alla nostra giornata.
Il viaggio a bordo del battellino è abbastanza piacevole ma ci rendiamo conto che l’acqua dei canali è torbida e sporchissima; Lakis ci conferma che la maggior parte dei canali navigabili di Bangkok hanno anche una funzione di scarico per le fognature.
Ci ripariamo dagli schizzi maleodoranti utilizzando un telone trovato a bordo ma l’acqua di questa fogna a cielo aperto penetra comunque sull’imbarcazione.
Scendiamo sani e salvi dal battellino e ci rechiamo in un seven/eleven per comprare una carta sim thailandese e poter comunicare con l’Italia.
Dopo aver trascorso due giornate a Bangkok, iniziamo ad apprezzarne il suo misterioso fascino e riusciamo a carpire le sue inspiegabili contraddizioni: una città surreale dove tradizioni e progresso convivono in un equilibrio instabile alternando baracche a grattacieli.
Ci stupiscono tanti dettagli che hanno attirato la nostra attenzione: l’ingresso ai templi a pagamento solo per i non-thailandesi, la prostituzione sviluppata e accettata, la gente che va in motorino in quattro o cinque senza che la polizia faccia una piega, la devozione cieca verso il Re la cui immagine viene venerata come quella di una divinità.

Le cere di Grevin a Parigi, viaggio nell’arte e nella fantasia

Parigi, capitale dell’amore, dell’arte e della fantasia.
Che la bellissima città francese sia anche la capitale dei musei non è una novità (lo stesso agglomerato urbanistico è un gigantesco museo a cielo aperto), quello che forse non tutti sanno è che ve ne sono alcuni assai curiosi: come il Museo delle Cere. Si trova in boulevard Montmartre e vale la pena di essere visitato perché può regalare momenti di gran divertimento.

I più pensano che il museo delle cere di Londra sia molto più affascinante, ma molti non la pensano così. Dunque se vi rimane un po’ di tempo tra un Louvre e una Torre Eiffel, fateci un salto, vi farete delle gran risate e soprattutto rimarrete sorpresi dalle riproduzioni in cera di decine di personaggi famosi, come Napoleone Bonaparte, i tre moschettieri, attori, cantanti e atleti contemporanei (Stanlio e Olio, Brigitte Bardot, Naomi Campbell, Monica Bellucci e persino Roberto Benigni. All’interno del museo vi è anche una sala degli specchi, che farà impazzire anche i bambini.

Certo se trascorrerete soltanto qualche giorno a Parigi sarete presi da ben altro, ma se ad esempio vi fermate un po’ di più, vale la pena farci un salto. Per esempio se vi trovate in Francia per le vacanze studio, se partite per poter fare dei corsi di francese a Parigi e soggiornate in città per qualche settimana, il museo delle Cere sarà tappa obbligata per chi vorrà trascorrere una mezza giornata tra opere d’arte non necessariamente impegnative. Vi sorprenderete a scoprire però anche momenti della storia francese e non: partiamo dal palazzo che lo ospita, mix di stile Luigi XIV e rococò veneziano, all’interno del quale troverete anche personaggi come Giovanna d’Arco, Luigi XVI alla Bastiglia, l’assassinio di Marat, la caduta del muro di Berlino o il primo uomo sulla luna. All’interno del museo poi vi è anche un percorso che rivela tutti i segreti per la realizzazione delle sculture di cera.

Il museo di Grevin può, insomma, essere una tappa interessante dei vostri soggiorni di studio e può risultare più utile di quanto pensiate durante il vostro soggiorno per corsi francese Parigi. La città poi è una fonte inesauribile di tesori nascosti, ma questo lo sapete già….

Parigi-Bangkok: il viaggio comincia

Un boeing della Thai Airways

Il nostro sogno thailandese inizia mercoledì 22 giugno dall’aeroporto Charles de Gaulle dove ci rechiamo puntuali per imbarcarci sul volo TG0933 della Thai Airways che ci porterà a Bangkok.
Effettuato il check-in, imbocchiamo un cammino surreale attraverso gli enormi tubi trasparenti che caratterizzano l’aeroporto francese per raggiungere il cancello d’imbarco.
Condividiamo l’attesa con altri viaggiatori francesi che, come noi, si recano a Bangkok per trascorrere una vacanza e con numerosi thailandesi che magari tornano a casa dopo una vacanza a Parigi.
Il boeing della Thai decolla puntuale alle 21h40 a destinazione dell’aeroporto Suvarnabhum di Bangkok dove arriverá dopo 12 ore di volo.
Il viaggio è lungo ma è allietato dalla gentilezza dell’equipaggio che si rivela molto servizievole e attento ai bisogni di tutti i passeggeri.
Le hostess e gli steward fanno il loro meglio per rendere il volo piacevole e ci riescono perfettamente.
Per la gioia degli smanettoni tecnologici ogni posto è dotato di una stazione multimediale che consente di svolgere svariate attività: giocare con i videogiochi, vedere un film a scelta, telefonare ai fissi di tutto il mondo, ascoltare musica, consultare le condizioni meteorologiche, seguire le informazioni relative al volo e tanto altro ancora.
Il cibo servito durante il tragitto è di ottima qualità e l’aroma della citronella  ci offre un’anteprima della gastronomia thailandese.

Atterriamo a Bangkok puntualmente alle 13h40 e, dopo aver superato il controllo dei passaporti e ritirato i bagagli, andiamo alla ricerca di un taxi.
I taxi pubblici, i cosiddetti taxi meter, si trovano al livello 1 dell’aeroporto di Suvarnabhum e al momento di salire a bordo della vettura si ha la scelta tra negoziare una tariffa o utilizzare il tassametro.
In ogni caso sappiate che il prezzo medio per andare dall’aeroporto fino al centro città è di 450/500 bath.
Mentre aspettiamo il taxi che ci condurrà al nostro hotel due cose ci colpiscono immediatamente: da un lato l’incredibile cortesia e gentilezza dei thai che si mostrano fin da subito molto umili; dall’altro il caldo tropicale che ci ricorda che l’equatore non è poi così lontano.
La calura asfissiante e la cortesia della gente del luogo ci accompagneranno durante tutta la permanenza in Thailandia.
Il nostro viaggio nel paese del sorriso comincia a Bangkok, il cui vero nome è stato incluso nel Guinness dei primati come nome più lungo per una località: Krungthep Maha NakhonAmon Rattanakosin Mahinthara Yutthaya Maha Dilok Phop Noppharat Ratchathani Burirom Udom Ratchaniwet Maha Sathan Amon PhimanAwatan Sathit Sakka Thattiya Witsanu KamPrasit ovvero “Città degli angeli, la grande città, la città della gioia eterna, la città impenetrabile del dio Indra, la magnifica capitale del mondo dotata di gemme preziose, la città felice, che abbonda nel colossale Palazzo Reale, il quale è simile alla casa divina dove regnano gli dei reincarnati, una città benedetta da Indra e costruita per Vishnukam.
Il nome ufficiale di Bangkok è l’abbreviazione di questa denominazione kilometrica: Krung Thep Maha Nakhon e significa città degli angeli, grande città, anche se i thailandesi la chiamano soltanto Khrung Thep.
Bangkok ci sorprende subito: una megalopoli enorme dove avveniristici grattacieli contrastano con quartieri popolari fatti di capanne e casette e dove, ogni tanto, sbucano scorci di vegetazione tropicale nel bel mezzo della città.
Selvaggia, caotica, affollata, afosa, trafficata, inquinata, Bangkok ci avvolge immediatamente con il suo fascino orientale impreziosito da mille contraddizioni.

Uno scorcio di Bangkok

Il taxi meter ci lascia davanti al Pachara Suites, l’hotel situato nel soi 6 di Sukhumvit road che abbiamo scelto per la nostra avventura nella capitale thailandese.
Frastornati dal jet lag e dal clima tropicale decidiamo di trascorrere le prime ore in hotel per rilassarci e riprenderci dal viaggio.
Il Pachara Suites, situato a pochi metri dalla stazione Nana dello skytrain (o BTS), si rivela essere un ottimo hotel: stanze pulitissime ed equipaggiate di ogni comfort, un salottino annesso alla stanza con tanto di cucina e lavatrice, personale competente e attenzionato, una simpatica piscina con vista sui grattacieli di Bangkok e una connessione Internet gratuita nella zona della reception.
Affacciati dalla finestra della nostra stanza d’albergo, osserviamo esterrefatti lo scatenarsi di una tempesta tropicale: la pioggia si riversa violentemente sulla città ma dura solo pochi minuti e il movimento di Bangkok riprende freneticamente.
Dopo esserci riposati in hotel, andiamo alla scoperta del quartiere di Sukhumvit.
La prima tappa del nostro girovagare tra le stradine (chiamate soi in thailandese) di Sukhumvit road è un ufficio di scambio chiamato Vasu Currency Exchange, all’angolo del soi 7, dove convertiamo in bath gli euro che ci siamo portati dietro.
Continuiamo la passeggiata lungo Sukhumvit road, che è tappezzata di bancarelle che vendono di tutto, e dopo pochi minuti ci rendiamo conto che siamo precipitati veramente in un altro mondo, un vero e proprio universo parallelo!
Un’onda anomala di persone ci investe e ci ricorda che Bangkok conta circa 9 milioni di persone.

I bordi della strada sono costellati da venditori di cibi da strada che hanno colori e forme che non assomigliano a nulla di ciò che già conosciamo.
Il colpo d’occhio che si presenta davanti ai nostri occhi increduli è surreale: bancarelle coloratissime, venditori di frutta esotica, di insetti fritti (vermi giganteschi e blatte che deliziano il palato dei thailandesi), sciami di prostitute che scorazzano accanto a turiste arabe in burqa e fiumi di prodotti contraffatti.
Siamo stupiti ed entusiasti di questo primo approccio con la città ma, al tempo stesso, siamo colti da una pungente sensazione d’oppressione amplificata dal traffico incessante e decidiamo di rifugiarci in hotel per una pausa.
Qui ci rendiamo conto che una buona parte della clientela è costituita da coppie arabe e che le donne indossano rigorosamente il burqa: i paesi medio-orientali sono vicini alla Thailandia e sono molti gli arabi che vengono per le vacanze.
La presenza di donne in burqa ci sciocca e ci poniamo molte domande sulla loro felicità e sul fatto che la loro non sia una vera vacanza poiché non possono nemmeno immortalare gli attimi più belli del viaggio con una fotografia.
Freschi di doccia, ci incamminiamo verso il soi 12 dove si trova il ristorante Cabbages & Condoms che abbiamo scelto per la nostra prima cena a Bangkok.

Cena da Cabbages & Condoms

E’ uno dei ristoranti più conosciuti della capitale che combina insieme la squisita gastronomia thailandese con l’importanza della prevenzione contro l’AIDS.
Il nome del locale significa letteralmente Capanne e Preservativi e nasce dall’iniziativa d un’associazione thailandese che vuole enfatizzare la necessità d’informare riguardo i rischi legati a questa malattia.
I preservativi sono sparsi dappertutto: originali statue ricoperte di condoms decorano l’ingresso, le lampade sono abbellite con colorati preservativi e alla fine del pasto li avrete anche sul tavolo come omaggio.
Il giardino che ci accoglie è caratterizzato dalla presenza di tantissime ghirlande di luci che scendono dai rami di alberi tropicali che aggiungono una nota esotica alla nostra cena.
I piatti che assaporiamo da Cabbages & Condoms sono deliziosi e ci innamoriamo perdutamente della cucina thailandese.
Cominciamo con un Tom Yam Kung (zuppa con gamberoni aromatizzata con zenzero, limone e citronella) un Pad Thai (una delle ricette thailandesi più famose composta da noodles saltati in padella con uova, salsa di pesce, succo di tamarindo, peperoncino, germogli di soia, gamberetti, pollo o tofu, insaporiti con arachidi sbriciolate e coriandolo); continuiamo con un’insalata di pollo e crostacei al profumo di citronella e con un piatto di gamberoni aromatizzati all’aglio.
Accompagniamo il pasto con un mango shake e un succo di lychee e lo concludiamo con banane alla crema di cocco e mango fresco a volontà.
Deliziati dalle specialità thailandesi, lasciamo questo romantico ristorante per concederci un caffé in hotel.

Sawasdee Thailand

La bandiera della Thailandia

Sawasdee (tipico saluto thailandese) cari lettori di questo blog,
dopo un breve periodo di assenza che mi ha tenuto lontano dalla mia attività di blogger, eccomi tornato per aggiornarvi sulle novità e sulle stranezze parigine.
La mia latitanza dal blog è dipesa da un lato dal mio matrimonio e dai relativi preparativi e dall’altro da un fantastico viaggio in Thailandia che mi ha permesso di scoprire un Paese affascinante e misterioso.
Valeria ed io abbiamo traversato la Thailandia in lungo e in largo scoprendone i suoi innumerevoli segreti: abbiamo cavalcato elefanti, accarezzato tigri, passeggiato in mezzo alla giungla, affrontato tempeste tropicali, guadato fiumi in piena a bordo di zattere di bamboo, giocato con le scimmie, scoperto strani frutti tropicali e conosciuto tantissima gente interessante.

Prima di tornare a raccontarvi la mia quotidianità parigina e gli eventi più importanti della capitale francese, vi racconterò questo viaggio che mi ha attraversato l’anima e il cui ricordo continua ad accarezzarla.
Vari post dedicati alla Thailandia riempiranno le pagine di questo blog per narrare le nostre esperienze in questa “terra libera” che  ci ha accolto.
Il viaggio è stato organizzato interamente da noi due utilizzando, i forum, i racconti di viaggio di chi era già stato in Thailandia e seguendo i consigli della guida Lonely planet.

Un italiano a Parigi si sposa

Un italiano a Parigi si sposa

Un italiano a Parigi si è sposato il 18 giugno 2011, a Mazara del Vallo, in un assolato pomeriggio siciliano.
Vi risparmio le sfumature emozionali legate a quest’importante evento che mi ha visto protagonista limitandomi a raccontarvi il percorso seguito da due italiani residenti a Parigi per sposarsi in Italia.
Fissata la data fatidica, scelti i testimoni, la chiesa e finalizzati mille altri dettagli, ci siamo recati al Consolato italiano di Parigi per informarci sulla documentazione burocratica necessaria per celebrare il matrimonio in Italia.
L’Ufficio matrimoni del Consolato ci informa riguardo i documenti da presentare nel nostro caso, ovvero quello di due cittadini italiani residenti all’estero, iscritti all’AIRE, che desiderano sposarsi in Italia.
Al fine di sottoscrivere il processo verbale di pubblicazioni di matrimonio, ognuno deve presentare un estratto dell’atto di nascita e una copia del certificato contestuale (il documento che riassume le informazioni anagrafiche e di stato civile in un unico certificato) rilasciato dall’ultimo comune italiano di residenza.
Inoltre, visto che abbiamo deciso di sposarci in chiesa con un rito concordatario, occorre la richiesta di pubblicazioni di matrimonio del parroco.
Dopo aver ottenuto i succitati documenti dai rispettivi comuni italiani e dal parroco che avrebbe celebrato il rito in Italia, ci manca un solo certificato per completare il dossier: il nulla-osta rilasciato dalla nostra parrocchia parigina per celebrare il matrimonio in una chiesa italiana.
Tuttavia non essendo cristiani praticanti, non sappiamo nemmeno quale sia la nostra parrocchia di appartenenza e ci lanciamo alla ricerca del parroco e della chiesa a cui chiedere il prezioso nulla-osta.

Ingenuamente pensiamo che la nostra chiesa d’appartenenza sia quella più vicina alla nostra abitazione ma scopriamo che si tratta di una chiesa protestante.
Continuiamo la nostra ricerca e il caso ci riserva una gradita sorpresa: la nostra parrocchia d’appartenenza è una chiesa italiana, la Sainte Famille, situata al 46 rue de Montreuil nell’XI arrondissement, che fa parte della missione cattolica italiana di Parigi.
Facciamo la conoscenza di Padre Luigi, un simpatico parroco di origini piacentine, che si annota i nostri dati e ci spiega la prassi d seguire per ottenere il nulla-osta da inviare in Italia.
L’arzillo parroco ci convoca tre volte per la preparazione pre-matrimoniale che si rivela molto piacevole per due motivi: da un lato siamo la sola coppia che segue il corso, dall’altro Padre Luigi ci risparmia inutili lungaggini e imposta i nostri incontri in maniera discorsiva e di facile comprensione.
Otteniamo il nulla-osta necessario alla celebrazione del matrimonio in Italia e siamo davvero pronti per il grande passo.
Per la cronaca, il matrimonio è stato fantastico e allietato dalla presenza delle persone a noi più care.
Siamo tornati a Parigi carichi di emozioni e inebriati dai tantissimi ricordi che abbiamo portato con noi.
A Parigi restiamo solo due giorni, il tempo di disfare e rifare le valigie per partire per il nostro  viaggio di nozze: i racconti delle nostre esperienze in Tailandia riempiranno prossimamente le pagine di questo blog con tanti post dal sapore orientale.