Il colloquio di lavoro – 3 parte

Il colloquio di lavoro

Il colloquio di lavoro

Nell’ambito di un colloquio di lavoro spesso vengono poste alcune domande rituali per esaminare la personalità e le competenze del candidato.
Non esiste un’unica maniera per rispondere a queste domande ma alcuni approcci sono migliori di altri.
Ecco qualche consiglio per rispondere alle domande classiche da colloquio.

– Potrebbe parlare un poco di lei?
Anticipate questa domanda frequente, spesso posta all’inizio del colloquio, preparando un riassunto che valorizzi la vostra carriera e il vostro percorso formativo.
Sintetizzate al massimo le vostre esperienze e ponete l’accento sulle competenze acquisite e gli obiettivi raggiunti.
Il vostro discorso deve permettere al datore di lavoro di capire ciò che potete offrire all’azienda.
Evitate di raccontare la vostra vita dilungandovi in dettagli inutili, citate solo gli elementi in relazione con il posto di lavoro per cui vi candidate.

– Perchè volete entrare nella nostra azienda?
Per rispondere a questa domanda non bastano le conoscenze di base che già possedete sul marchio.
Effettuate una ricerca approfondita sul web e cercate le informazioni principali sulla storia dell’azienda e sulla sua reputazione e sulla sua cultura.
Più disporrete di informazioni e più potrete argomentare le ragioni per le quali vi considerate il candidato ideale per quel posto.

– Qual è il vostro punto debole?
Questa domanda viene posta spesso nel corso di un colloquio e sono tanti i candidati che restano in silenzio o, peggio ancora, elencano una lista interminabile di difetti.
Rispondere a questo quesito equivale a dimostrare che vi conoscete e che conoscete i vostri limiti.
Rispondete citando un ambito in cui potreste migliorarvi e sottolineate gli sforzi che avete fatto per avanzare.

Come vi vedete tra cinque anni?
Proiettatevi nel futuro immediato con realismo, flessibilità e un pizzico di ambizione. Parlate della vostra voglia di assumere nuove responsabilità e di evolvere professionalmente.
Citate l’eventualità di seguire una formazione che vi consenta di sviluppare ulteriormente le vostre competenze o di acquisirne nuove.
Evitate risposte megalomani o inaccessibili. Un colloquio di lavoro non è il buon contesto per sognare a voce alta.

Perchè ha lasciato il suo precedente posto di lavoro?
Ponendovi questa domanda il datore di lavoro vuole capire cosa vi ha portato a postulare per la sua azienda, vuole vedere se siete veramente motivati per quel posto di lavoro o se vi serve soltanto una fonte di sostentamento.
Mostrate il vostro interesse e non date l’impressione di essere scappati dal vostro precedente lavoro.
Siate sinceri e non parlate male del vostro precedente contesto lavorativo.

Ecco le altre domande maggiormente poste durante un colloquio:

Sul passato
– Qual è la vostra formazione?
– Che studi avete fatto?
– In quale materie eccellevate?
– Durante gli studi avete lavorato?
– Siete soddisfatti degli studi che avete fatto?
– Avete fatto degli stages o delle formazioni?

Sul presente
– Siete disponibile immediatamente?
– Accettereste di viaggiare spesso?
– Potreste traslocare per questo lavoro?
– Qual è la vostra situazione familiare?
– Da quanto tempo cerca lavoro?
– Che lavoro fa sua moglie/marito?
– Ha già effetuato dei colloqui con altre aziende?
– Ha ricevuto altre proposte?
– Quanto vorrebbe guadagnare?

Sul futuro
– Qual è il vostro obiettivo professionale?
– Come vede il suo futuro nella nostra azienda?
– Quali sono i vostri obiettivi a breve, medio e lungo termine?
– Come vede la sua carriera tra 20 anni?

Sull’azienda
– Perchè vuole lavorare nella nostra azienda?
– Cosa conosce del nostro marchio?
– Perché desidera lavorare in una grande (o piccola) azienda?
– Cosa pensa di poterci offrire?
– In che modo pensa di partecipare allo sviluppo della ditta?

Sul posto di lavoro
Cosa vi piace di questo posto?
– Quali possono essere gli svantaggi di questo lavoro?
– Vi sentite all’altezza per questa missione professionale?
– Quali sono le competenze necessarie?

Sull’esperienza
– Quali funzioni avete occupato nel passato?
– Cosa vi è piaciuto maggiormente? Perchè?
– Quali obiettivi avete raggiunto?

Sulle competenze
– In quale ambito vi reputate maggiormente competenti?
– Perchè vi dovrei scegliere?
– Parlate lingue straniere?

Sulla personalità
– Quali sono i vostri hobbies?
– Preferite lavorare soli o in gruppo?
– Quali sono le vostre qualità e difetti?
– Vi piacciono i lavori monotoni?
– Riuscite a lavorare sotto pressione e stress?
– Come vi ponete nei confronti della gerarchia?

Il colloquio di lavoro – 2 parte

Il colloquio di lavoro

Il colloquio di lavoro

Affrontare un colloquio di lavoro mette i nervi a dura prova. Bisogna mantenere la calma, avere fiducia in se stessi e scegliere attentamente le risposte.
Il nervosismo può talvolta giocare brutti scherzi e una semplice domanda potrebbe farvi sudare freddo ed entrare nel panico.

Ecco qualche affermazione da evitare nel corso di un colloquio:

– Detestavo il mio ex capo!
Il vostro capo vi tormentava e vi rendeva la vita impossibile. Facevate incubi terribili nei quali vi inseguiva chiedendovi di sbrigare pratiche interminabili in tempi brevissimi. Non perdeva occasione per umiliarvi davanti ai colleghi.
Sicuramente avete vissuto un’esperienza difficile e traumatica ma non menzionatela durante il colloquio.
Se parlerete male del vostro ex capo, il vostro futuro datore di lavoro potrà pensare che tra poco tempo direte la stessa cosa di lui.

– Non conosco questa azienda
La persona che avrete di fronte vi chiederà sicuramente di parlare dell’azienda.
Evitate di fare scena muta e informatevi appropriatamente la vigilia del colloquio.
Studiate la storia del marchio e il suo sviluppo nel corso degli anni.
Mostrando la vostra conoscenza dell’azienda, dimostrerete che il posto vi interessa non soltanto per i soldi ma sopratutto perché desiderate fare carriera in un gruppo che stimate.

– Non ho altre domande
Allo stesso modo di dire che non conoscete l’azienda, dire che non avete altre domande equivale a una mancanza di interesse da parte vostra. Anche se il datore di lavoro ha risposto a tutte le domande e i dubbi che avevate formulato, preparate una domanda che mostri l’interesse verso il posto di lavoro offerto.
Il giorno prima del colloquio, fate una rapida ricerca su internet e spulciate attentamente le informazioni della ditta.
Troverete sicuramente spunti interessanti da utilizzare per il colloquio.

– Avrei bisogno di prendere alcuni giorni di vacanza
La persona che vi riceverà per il colloquio sa che avete delle esigenze familiari e personali che vi terranno lontano dal lavoro qualche giorno. E’ fuori luogo e fortemente negativo iniziare l’incontro con il vostro futuro capo parlando di vacanze e giorni di assenza.
Rischiereste di apparire presuntuoso e di lasciare intendere che riteniate che il posto sia già vostro.
Conservate le domande relative alle domande per le fasi avanzate del colloquio quando sarete in fase di negoziazione salariale.

– Fra quanto tempo potrò avere una promozione
Anche se volete mostrare che siete dei tipi ambiziosi e che vi siete fissati degli obiettivi, evitate di porre questo tipo di domanda al vostro primo incontro.
Il vostro interlocutore potrebbe avere l’immagine di uno spietato arrivista pronto a tutto per scalare i gradini della gerarchia aziendale.
Chiedete in maniera diplomatica quali sono le eventuali possibilità evolutive del posto.

Il colloquio di lavoro

Il colloquio di lavoro

Il colloquio di lavoro

Terminata la stesura del curriculum e la redazione di una lettera di motivazione accattivante, non vi resta che incrociare le dita es sperare che l’azienda vi contatti per un colloquio di lavoro.
Il colloquio è una fase essenziale del processo di assunzione che permette al datore di lavoro di effettuare una prima selezione delle candidature ricevute e al futuro lavoratore di conoscere preziosi dettagli aggiuntivi riguardo al posto (missioni da compiere, responsabilità, condizioni di lavoro, retribuzione, orari di lavoro e vantaggi aziendali).
Il dialogo che si sviluppa nel corso di questo incontro serve a completare le informazioni già illustrate nel CV e ad approfondire i dettagli di un’eventuale collaborazione lavorativa.

Nel corso del colloquio di lavoro il vostro interlocutore vi interrogherà relativamente alle informazioni incluse nel vostro curriculum e agli elementi che sono stati omessi o che non figurano: le esperienze precedenti, le attività extra-professionali, la natura esatta delle vostre competenze e il vostro grado di adattabilità.
L’incontro tra voi e il datore di lavoro e l’occasione che gli permette di conoscervi meglio, di carpire la vostra personalità e di testare la vostra motivazione.
Durante il tempo che vi sarà concesso, il rappresentante dell’azienda cercherà di valutare le vostre competenze in funzione del posto di lavoro proposto: dinamicità, capacità d’analisi, rigore, senso di responsabilità, organizzazione e cosi via.
Se, per esempio, avete postulato per un lavoro di commerciale, il vostro interlocutore insisterà particolarmente sulle qualità necessarie per svolgere questo tipo di lavoro: presa d’iniziativa, buona espressione orale, capacità d’argomentazione.

La forma classica de colloquio di lavoro si traduce in un incontro face to face tra il candidato e il datore di lavoro.
Alcune aziende preferiscono incontrare i candidati insieme per testare lo spirito di squadra e la capacità di collaborare a uno stesso progetto.
Un incontro collettivo permette all’azienda di studiare le sfumature psicologiche e le personalità dei vari candidati e di selezionare il profilo ricercato.
In base alle aziende o al posto di lavoro, il colloquio di lavoro può non rappresentare fase finale di un’assunzione.
Il primo incontro può essere seguito da ulteriori colloqui o da prove tecniche e/o psicologiche finalizzate a testare le competenze del candidato.

Il colloquio di lavoro comprende tre fasi fondamentali: la presentazione, il dialogo e la conclusione.
La presentazione è una fase essenziale poichè la prima impressione che lascerete al vostro interlocutore è quella che ricorderà dopo il vostro incontro.
Ricordate che, come diceva daniel Swansson, non avrete mai una seconda possibilità per fare una buona prima impressione.
Generalmente i primi 30 secondi rappresentano il breve arco di tempo in cui gli elementi visivi vengono analizzati: l’aspetto, l’abbigliamento, la postura, la gentilezza, il tono della voce.
Cercate di offrire un’immagine positiva, fresca e che rappresenti il vostro modo di essere.
Lo scopo della fase di dialogo è uno scambio reciproco di informazioni.
Voi avete bisogno di approfondire i dettagli relativi al posto di lavoro (responsabilità, gerarchia, missioni attribuite) e il vostro datore di lavoro vuole sondare la vostra motivazione.
Durante questa fase del colloquio, ascoltate pazientemente le spiegazioni di chi parla e ponete domande pertinenti per mostrare il vostro interesse per il posto.
Alla fine del colloquio, se l’argomento non è stato affrontato, parlate dell’eventuale retribuzione e delle condizioni di lavoro.
Prima di congedarvi dalla persona che vi ha ricevuto, chiedete quale sarà il seguito dell’incontro, chi riprenderà contatto e in che modo e se un secondo colloquio e previsto.

Infine, eccovi qualche consiglio per affrontare serenamente il colloquio:

Prima dell’incontro
– Identificate il tragitto che dovrete percorrere e la zona in cui si terrà il colloquio per evitare brutte sorprese il giorno X
– Partite con un pò d’anticipo per evitare imprevisti durante il tragitto
– Arrivate in anticipo per essere calmi e sereni durante il colloquio
– Osservate i luoghi e le persone che si trovano nella sala d’attesa, potreste trovare interessanti dettagli sull’azienda
– Scegliete un abbigliamento corretto che vi faccia sentire a vostro agio, non eccessivamente elegante e non troppo sportivo.
– Portate con voi il CV, la lettera di motivazione e ogni elemento che possa essere utile per ratificare la vostra motivazione e per giustificare le vostre precedenti esperienze lavorative.

Durante il colloquio
– Salutate il vostro interlocutore con una stretta di mano ferma e decisa. Guardatelo in faccia
– La vostra attitudine corporale rivela il vostro modo di essere. State seduti correttamente e sorridete.
– Mettetevi in valore decantando le vostre qualità ma evitate inutili eccessi.
– Alla fine dell’incontro vi sarà posta la fatidica domanda “Avete delle domande?”. Preparatene una!

Dopo il colloquio
– Non esitate a richiamare l’azienda se non ricevete più nessuna notizia. Confermerete la vostra motivazione per il posto di lavoro proposto.

Il Pass Navigo…da casa

Il lettore USB di PASS Navigo

Il lettore USB di PASS Navigo

Siete stanchi di aspettare davanti interminabili file d’attesa per caricare il vostro Pass Navigo?
Per evitare le lunghe code che si creano ogni primo del mese, la RATP in collaborazione con la SNCF e Optile propone un nuovo sistema di ricarica della scheda magnetica direttamente dal proprio domicilio.
Dal 4 febbraio 2013 è possibile ricaricare il Pass Navigo utilizzando una connessione internet e un apposito lettore USB.
Se desiderate beneficiare di questo comodo servizio, potete acquistare il lettore USB (al costo di 7€) in una delle tante boutique RATP presenti nelle principali stazioni della metropolitana parigina.
La ricarica si effettua collegandosi al sito Navigo.fr e seguendo passo passo le istruzioni del servizio.

Gioco – concorso – quiz

Gioco - concorso - quiz

Gioco – concorso – quiz

Eccovi un nuovo quiz parigino per testare la vostra conoscenza della ville lumière.
Questo concorso fotografico non è facilissimo ma è alla portata dei veri amanti della capitale francese, di chi ama ogni elemento decorativo di questa città che trasuda arte e di tutti coloro i quali cercano sempre i significati profondi nascosti dietro le apparenze.

Il blog Italiani a Parigi, blog franco-italo-siculo-parigino, ha il piacere di presentarvi l’ottava edizione dell’unico concorso del web in cui non si vince una beata mi…zzica.
Il principio del gioco è semplice, per vincere il quiz dovete indicare nel vostro commento:

– In quale museo è stata scattata questa foto
– A cosa è dedicato il museo
– Come si chiamano i due edifici che lo ospitano

La prima persona che risponderà esattamente alle tre domande vincerà il concorso.
Non si vince nulla (a parte un piccolo momento di gloria), ma prometto di inviare al vincitore una simpatica cartolina direttamente dalla ville lumière.
L’unica restrizione per partecipare: non abitare a Parigi. Inviare una cartolina parigina a chi già abita nella ville lumière perderebbe il suo fascino.
Che vinca il migliore!

La dignità del voto dall’estero

Votazioni 2013...dall'estero

Votazioni 2013…dall’estero

Ho appena inviato al consolato italiano il mio voto per le elezioni politiche 2013.
Le schede elettorali sono arrivate direttamente nella mia cassetta delle lettere qualche giorno fa.
La busta che mi è stata recapitata conteneva il tagliando elettorale, le liste dei candidati, due schede (per l’elezione dei rappresentanti della camera dei deputati e del senato della Repubblica) e le dettagliatissime istruzioni relative alla procedura di voto.
Ho segnato con una croce il simbolo del partito scelto, ho espresso le mie preferenze scrivendo due nomi accanto al logo del partito, ho piegato le due schede, le ho inserite nella busta bianca, ho messo la busta bianca all’interno della busta pre-affrancata insieme al tagliando elettorale e ho inviato il tutto al consolato italiano di Parigi.

Il voto per corrispondenza è riservato agli italiani residenti all’estero regolarmente iscritti all’AIRE (albo italiani residenti all’estero).
Non possono votare dall’estero, quindi, studenti Erasmus, o italiani che effettuano missioni lavorative temporanee o vacanze di alcuni mesi.
Il diritto di voto spetta agli emigrati di nuova e vecchia generazione: gli italiani che in tempi non lontanissimi lasciarono l’Italia con la valigia di cartone in cerca di fortuna e le nuove generazioni andate via dall’Italia perchè il Belpaese gli ha chiuso le porte in faccia.
Lo stesso diritto vale anche ai loro figli e nipoti che, se possiedono il doppio passaporto, possono esprimere il loro voto per le elezioni italiane.

Votare direttamente da casa è semplice e comodo…ma siamo sicuri che questo sistema di voto comporti solamente vantaggi per l’elettore.
Confesso che quando ho lasciato scivolare il plico contenente il mio voto nella buca delle lettere sono stato assalito da un certo senso di insicurezza.
Ho affidato la mia scheda a un piccione viaggiatore ma chi mi garantisce che il piccione arriverà a destinazione? Chi mi da la sicurezza che quel piccione non venga intercettato da un cacciatore malintenzionato che preferisca mangiarselo con contorno di patate (i piccioni, tra l’altro, sono uno dei piatti preferiti dei francesi)? Come faccio a essere sicuro che il mio voto non si perda nell’etere e che termini il suo viaggio all’interno di un’urna elettorale?
La busta pre-affrancata inviatami dal consolato non era nè una raccomandata nè un invio tracciabile. Non dispongo, dunque, di alcun mezzo per seguire il percorso della mie schede elettorali.
Capisco che inviare una lettera raccomandata pre-pagata a ogni elettore sarebbe stato troppo costoso ma esiste anche il “courrier suivi” che è molto meno caro e permette al mittente di seguire il percorso della lettera inviata. Sarebbe stata una valida alternativa alla modalità di voto proposta agli italiani all’estero.
Le mie riflessioni nascono fondamentalmente dalla costatazione che in occasione delle elezioni precedenti si sono verificati imbrogli e inciuci vergognosi relativi alle schede degli italiani all’estero.
E cosa e’ stato fatto per impedire che questa squallida pantomima non si ripeta?
Meno di niente.

Il voto di noi italiani all’estero viene tristemente snobbato perchè le nostre preferenze, secondo la legge Tremaglia del 27 Dicembre 2001, serviranno solamente a eleggere i 18 parlamentari della circoscrizione estera (12 deputati e 6 senatori): la circoscrizione Europa eleggerà 5 deputati e 2 senatori, la circoscrizione Sudamerica 4 deputati e 2 senatori, la circoscrizione Nordamerica 2 deputati e un senatore e la circoscrizione Asia-Africa-Oceania un deputato e un senatore.
Il nostro voto avrebbe molta più rilevanza se andrebbe ad amalgamarsi al voto degli italiani residenti in Italia.
Gli italiani all’estero sono oltre 4 milioni (Europa: 2.365.170; America Meridionale: 1.338.172; America Settentrionale e Centrale: 400.214; Africa, Asia, Oceania e Antartide: 237.600) e il loro voto potrebbe essere decisivo per le elezioni nazionali e/o regionali se solo venisse conteggiato insieme a quello degli altri italiani.
Invece no. Il voto di chi, spesso a malincuore, ha lasciato l’Italia serve solo all’elezione di 12 deputati e 6 senatori che dovrebbero fare gli interessi degli italiani all’estero.
Dico “dovrebbero” perchè 18 mi sembrano eccessivi e perchè il ruolo di intermediario tra gli italiani all’estero e la madrepatria dovrebbe essere rivestito da consolati, ambasciate, COMITES e altri organismi che beneficiano di fior di finanziamenti.
Se si sopprimessero questi 18 parlamentari, inoltre, i soldi loro destinati (circa 3 milioni e mezzo di euro) potrebbero essere utilizzati per finanziare organismi e associazioni presenti sul territorio e in grado di aiutare concretamente gli italiani all’estero.
Diciotto parlamentari per rappresentare gli italiani all’estero sono al tempo stesso pochissimi: come farà un italiano che vive in Svezia a rappresentare me che vivo a Parigi? Certo, condividiamo il fatto di essere due italiani all’estero ma ciascuno di noi vive problematiche specifiche legate indissolubilmente all’area geografica di residenza.
Se proprio si è deciso di creare una rappresentanza della circoscrizione estera nel Parlamento italiano, sarebbe giusto sostituire la ripartizione in macroregioni geografiche con un sistema che rispetti e prenda in considerazione tutte le comunità italiane sparse nel mondo.

Il voto degli italiani all’estero non sarebbe svuotato di significato se partecipasse all’elezione del parlamento italiano e non si limitasse a eleggerne una fetta minuscola e poco efficace. Il voto di ogni emigrato italiano avrebbe allora il giusto valore.
L’obiezione a questa mia affermazione è prevedibile: ma perchè gli italiani all’estero dovrebbero avere il diritto di votare per un Paese (l’Italia) nel quale non risiedono, per il quale non pagano le tasse e che hanno abbandonato?
Ecco la risposta.
1) La maggior parte degli italiani all’estero ha abbandonato l’Italia suo malgrado (mancanza di lavoro, assenza di prospettive, situazioni estremamente precarie, aiuti sociali carenti, ecc. ecc.) lasciando nel Belpaese gli affetti più cari e una parte del proprio cuore.
2) Gli italiani residenti all’estero sognano di tornare un giorno e trovare un’italia diversa, giusta, democratica, meritocratica e dove il lavoro sia un diritto come recita l’art.1 della nostra Costituzione.
Per realizzare questo cambiamento, gli italiani emigrati devono avere la possibilità di votare per scegliere una classe politica dirigente diversa da quella che non gli ha garantito un futuro e che li ha costretti ad andare via dall’Italia.
3) Gli italiani all’estero seguono molto più la politica italiana che la politica del Paese in cui vivono. Il loro punto di visita e il loro voto nasce da una conoscenza approfondita della situazione politica nazionale e dalla consapevolezza che una svolta radicale è l’unica possibilità per ridare speranza al proprio Paese. Per realizzare questo cambiamento, gli emigrati italiani devono poter votare e il loro voto deve avere il giusto peso e la giusta dignità.

La lettera di motivazione

Un colloquio di lavoro

Un colloquio di lavoro

Inviare la propria candidatura per un posto di lavoro in Francia equivale ad inviare una copia del curriculum accompagnata da una lettera motivazionale.
Creare una lettera di motivazione attraente e interessante può rapidamente trasformarsi in un vero rompicapo.
La chiave di volta per riuscire a redigere una lettera efficace è la personalizzazione e l’uso di un vocabolario mirato al posto che ci interessa.

Ecco alcuni spunti per comporre una lettera valida che lasci trapelare la vostra motivazione.

Capire il ruolo della lettera motivazionale
La lettera non ha nulla a che vedere con il CV e ha il compito di trasmettere la vostra motivazione al datore di lavoro. Se il curriculum illustra le vostre competenze e le esperienze lavorative, la lettera decanta la voglia di fare bene e di fare parte di quella azienda.
La lettera di motivazione si colloca a metà tra il CV e il posto di lavoro e svolge un essenziale ruolo intermediario tra questi due elementi.
Il CV e la lettera sono complementari: si completano e si rinforzano tra loro in un gioco di continui collegamenti e rimandi.
La lettera motivazionale ha il compito di focalizzare l’attenzione dell’interlocutore sui punti forti del vostro CV che corrispondono all’offerta di lavoro.

Usate il giusto tono
Scrivere una lettera di motivazione rappresenta molto di più di un semplice esercizio di stile nel quale riempire un foglio di belle parole su di noi.
Tre paragrafi (15 o 20 righe) bastano per riassumere i concetti fondamentali.
La lettera deve essere scritta in un francese corretto, senza nessun errore di ortografia o sintassi (fatela rileggere a un madrelingua prima di inviarla), in uno stile elegante che si avvicini più al tono professionale che a quello letterario.
Cercate il giusto mezzo tra l’originalità, che potrebbe non piacere, e la banalità, che vi amalgama alla massa.

Non parlate soltanto di voi
Il principale difetto di una lettera di motivazione è il fatto di incentrarla esclusivamente su voi e sul vostro percorso formativo-professionale.
Creare una sorta di doppione del vostro CV e non parlare minimamente dell’azienda rischia di far perdere l’interesse della lettera.
Parlate di voi ma dedicate anche alcune riflessioni all’azienda e ai progetti che vi attirano.

Collegate il vostro progetto ai bisogni dell’azienda
Rendete la lettera attraente creando collegamenti tra il vostro profilo professionale e i bisogni della ditta. Mostrate la vostra affinità alla cultura aziendale. Più le vostre argomentazioni saranno precise e coerenti, più susciterete l’interesse del vostro interlocutore che avrà voglia di conoscervi maggiormente in occasione di un colloquio.

Adattate la lettera
Non confondete le risposte agli annunci di lavoro e le “candidature spontanee”. In quest’ultimo caso potete inviare una lettera standard con un tono abbastanza generico e vago.
Nel caso di una risposta a un annuncio, dovrete utilizzare riferimenti precisi e specifici relativamente al posto che vi interessa.

Non rispondete a tutti gli annunci
Concentrate la vostra ricerca di lavoro solamente verso gli annunci che vi interessano e per i quali possedete i giusti requisiti. Evitate di inviare la vostra candidatura per tutti gli annunci di lavoro includendo i posti troppo tecnici per voi. Sprechereste tempo ed energia.

Gli errori da evitare in un CV

Gli errori da evitare in un CV

Gli errori da evitare in un CV

La voglia di dare molte informazioni e il desiderio di fornire un’ottima impressione possono indurci a sovraccaricare inutilmente il curriculum.
Ricordatevi che i datori di lavoro impiegano pochi secondi per esaminare un CV e che la sua brevità è un requisito essenziale.

Ecco gli altri errori da evitare:

Una foto inappropriata
La presenza di una foto nel CV non è essenziale. Se avete deciso di inserire una foto, sceglietela con cura: dimenticate la foto in costume della scorsa estate o quella dell’addio al celibato. Optate piuttosto per una foto professionale e austera.

Interessi utili
Se non hanno niente a che vedere con il posto che vi interessa, lasciate da parte i vostri hobbies. Dire che amate leggere, andare al cinema e giocare a scacchi non vi permetterà di ottenere il posto più facilmente. Se, invece, praticate uno sport che denota la vostra tenacità o avete trascorso un anno in Australia per imparare  l’inglese, segnalatelo e sottolineatelo.

Errori di ortografia
Rileggete più volte il documento finale e fatelo correggere ai vostri amici e familiari. Il CV non deve contenere nessun errore ortografico.

Informazioni personali
Tutto ciò che non riguarda la sfera professionale deve essere eliminato dal vostro curriculum: religione, altezza, siti o blog, ecc. ecc.
Se le informazioni che inserite  non hanno nulla a che vedere con le competenze richieste per il lavoro, escludetele.

Email strampalate
I vostri amici trovano molto simpatica la vostra email miesembratodivereungatto@email.com ma un datore di lavoro potrebbe non pensarla allo stesso modo. Se non lo avete ancora, create un nuovo indirizzo email nome.cognome@email.com, eviterete di indisporre chi dovrà comunicare con voi.

Impaginazione stravagante
A meno che non cerchiate un lavoro nel campo artistico, prediligete la semplicità: testo nero su fondo bianco, scrittura facilmente leggibile e paragrafi ben suddivisi tra loro.

Bugie
Evitatele. Potrebbero rivoltarsi contro di voi con un tragico effetto boomerang.

Elementi negativi
Inviando un CV a un’azienda state cercando di vendervi. Evitate, dunque, tutto ciò che potrebbe dare una cattiva immagine di voi. Dire che avete lasciato il vostro precedente lavoro perchè il capo era un tiranno potrebbe indurre vostro futuro datore di lavoro a pensare che tra qualche tempo parlerete di lui allo stesso modo.

Come redigere un buon CV

Un buon CV

Un buon CV

Dalle statistiche del blog, dai vostri commenti e dalle email che mi inviate, gli articoli relativi alla ricerca di lavoro a Parigi sembrano essere quelli che vi interessano di più.
Nei post che ho scritto in precedenza vi ho fornito alcune informazioni su come cercare e trovare lavoro nella capitale francese.
Se avete spulciato attentamente il blog avrete anche reperito notizie riguardo alle forme contrattuali esistenti in Francia, le sfumature culturali in ambito lavorativo, la varie forme di interruzione di un contratto  e i dati relativi alla disoccupazione francese.
Proprio perchè l’argomento lavoro sembra essere quello che più vi interessa, ho deciso di scrivere qualche post per facilitarvi la ricerca del vostro futuro lavoro a Parigi.
Chi prende la delicata decisione di lasciarsi alle spalle l’Italia, la famiglia e gli affetti, lo fa principalmente per la ricerca del lavoro.
Una tappa essenziale del processo di ricerca lavorativa è la stesura del curriculum.
Il CV è la vostra carta di visita nei confronti di un eventuale datore di lavoro e deve essere capace di convincere rapidamente il vostro interlocutore.

Ecco i punti fondamentali da rispettare per attirare l’interesse di un datore di lavoro francese.

Definite un obiettivo – Prima di iniziare la stesura del vostro CV, definite un progetto professionale. Fissatevi un obiettivo e formulate il curriculum in funzione di questo. La definizione di un progetto vi faciliterà la scelta delle competenze e delle esperienze da includere nel CV. E’ essenziale, inoltre, adattare il CV al posto che ci interessa.

Mettete un titolo – Mettete sempre un titolo al CV che inviate. Il titolo può corrispondere al nome del posto per il quale state inviando la candidatura.

Una sola pagina – Anche se avete un portfolio di esperienze ricchissimo, fate in modo di sintetizzarle e di riassumerle efficacemente in una sola pagina. Un CV non è un romanzo autobiografico ma deve presentare in maniera coincisa e chiara i punti chiave della vostra formazione e del vostro percorso professionale.
I responsabili delle assunzioni impiegano mediamente 30 secondi per esaminare il CV di un candidato.

Rispettate la cronologia – Ogni storia ha un inizio e una fine. La stessa regola vale per il curriculum che deve presentare prima le esperienze più recenti per sottolineare le ultime competenze acquisite. Lo stesso principio deve essere seguito nella presentazione del percorso scolastico e formativo presentando i diplomi e le certificazioni ottenute dal più recente al più antico.

Occhio all’ortografia! – Non c’è niente di peggio di un CV pieno di errori di ortografia. Il francese è una lingua piena di particolarità e accenti che non esistono in italiano e che possono facilmente indurci ad errori di battitura o di sintassi. Non sprecate la prima possibilità di fare buona impressione a causa della fretta o della distrazione.
Chiedete sempre a un madrelingua di rileggere il vostro CV prima di inviarlo all’azienda.

Strutturate il CV – Curate attentamente l’impaginazione e la strutturazione del CV per facilitare la presentazione delle informazioni essenziali.
Create delle sezioni e suddividetele tra loro: informazioni personali, esperienze professionali, competenze, percorso scolastico e formativo, lingue parlate, ecc. ecc.

Foto: si o no? – Riguardo alla possibilità di inserire una fotografia nel CV esistono due scuole di pensiero. La presenza della foto non è di nessun interesse per i datori di lavoro e potrebbe provocare un giudizio che prescinda dalle vostre competenze.
Se proprio ci tenete a inserire una foto, almeno non scegliete una foto dove siete in spiaggia nel bel mezzo di una partita di beach volley!

Non mentite! – Le bugie hanno le gambe molto corte e non vanno lontano. E’ inutile cercare di impressionare l’azienda vantandosi di parlare quattro o cinque lingue e di praticare sport estremi. La verità viene presto a galla e rischiereste una brutta figura a causa della menzogna inserita nel CV. Meglio essere onesti.

Rinominate – Se inviate il CV via email, ricordate di rinominarlo appropriatamente con il vostro nome e cognome. Optate per un documento Word in formato .rtf o eventualmente un PDF.

Kafka sulla spiaggia

Kafka sulla spiaggia

Kafka sulla spiaggia

E’ il titolo del libro di Haruki Murakami che ho appena finito di leggere.
Se non conoscete ancora l’universo onirico e allucinato di Murakami, la lettura di Kafka sulla spiaggia è il miglior approccio possibile per scoprire lo stile e la fantasia di questo scrittore giapponese.
L’autore di La ragazza dello Sputnik, Nel segno della pecora e L’uccello che girava le viti del mondo, ci offre un racconto picaresco contemporaneo, una road story, un romanzo di formazione incentrato sulla figura di un adolescente di quindici anni perseguitato da una profezia edipica.
La storia si sviluppa seguendo la fuga del giovane Kafka Tamura, una fuga lungo i meandri dell’adolescenza segnata dalla ricerca di se stesso e della verità.
Accompagnato dal “ragazzo chiamato corvo” (che rappresenta l’alter ego e la coscienza del protagonista), Kafka sfugge dal padre e dalla profezia che gli ha svelato e nel corso del suo peregrinare scopre rivelazioni inquietanti che colmano le enormi lacune della sua esistenza.
Parallelamente il romanzo sviluppa il viaggio errabondo di Nakata, un anziano signore un pò bizzarro e ritardato, capace di parlare con i gatti e provocare strani fenomeni.
Il percorso di Nakata è caratterizzato ugualmente da una costante ricerca d’identità e da un indagine introspettiva che converge verso lo stesso traguardo a cui approderà Kafka.
Non è un caso se le loro storie termineranno nello stesso luogo: la biblioteca della signora Saeki, creata in onore del suo amore di gioventù e per il quale aveva composto la canzone Kafka sulla spiaggia.
Nel personaggio della signora Saeki si ritrovano le ricerche dei due protagonisti.
La donna, come Nakata, ha solo metà della sua ombra ma al contrario dell’anziano giapponese che non ha memoria e che vive in un presente continuo, Saeki vive cristallizzata nel passato della sua storia d’amore e nel dolore del tempo trascorso.
Il ricordo del suo giovane innamorato è l’unico elemento che testimonia che un tempo anche lei ha vissuto.
Kafka troverà protezione e rifugio in quella biblioteca e s’innamorerà dello “spirito vivente” di Saeki ovvero della proiezione della quindicenne innamorata.

Si tratta di un’opera meno umanista rispetto ai precedenti libri di Murakami e maggiormente caratterizzata dall’elemento simbolico.
Le pagine del libro sono popolate da strani personaggi forgiati finemente dall’immaginazione dell’autore giapponese (Jonny Walker, il colonnello Sanders) e da fenomeni soprannaturali (la pioggia di sanguisughe, lo svenimento collettivo degli studenti) che impreziosiscono la lettura della narrazione conferendogli una dimensione fantastica.
Un’atmosfera di misticismo soggiacente e un profondo senso di mistero dominano la narrazione che si conclude lasciando ampio spazio all’interpretazione del lettore.
Il romanzo non possiede una reale chiusura, é compito del lettore trovarne una ricomponendo e interpretando le simbologie disseminate lungo le pagine del libro.
Quello che è certo è che una volta iniziata la lettura di Kafka sulla spiaggia, diventerete dipendenti e vi appassionerete al racconto che alterna abilmente le peripezie dei due protagonisti: i capitoli dispari raccontano la storia di Kafka “il ragazzo di quindici anni più coraggioso del mondo”, i capitoli pari seguono le vicende di Nakata che in seguito a un misterioso episodio della sua adolescenza ha perso la capacità di leggere, scrivere e ragionare normalmente.
Lasciandovi ammaliare dalla prosa elegante di Murakami approderete in una dimensione magica e viaggerete all’interno di voi stessi, alla ricerca della verità.
Sprofondando tra le soffici maglie della narrazione, attraverserete un sogno delicato e struggente fatto di tanti tasselli impregnati di onirica profondità: l’amara malinconia di Saeki, la rabbia di Kafka per essere stato abbandonato dalla madre, il vuoto e il senso di privazione di Nakata a cui è stato rubato il passato.