Come diventare parigino in 5 mosse

Come diventare parigino in 5 mosse

Come diventare parigino in 5 mosse

Siete da poco arrivati a Parigi e volete immediatamente amalgamarvi alle migliaia di parigini che ogni giorno attraversano i boulevards e le avenues della capitale francese?
L’idea di essere giudicati come provincialotti appena sbarcati nella ville lumière vi fa gelare il sangue nelle vene?
Ecco un piccolo vademecum comportamentale che vi permetterà di compiere rapidamente la metamorfosi da italiano di provincia in parigino DOC e vi aiuterà a trasformarvi in uno di loro.

1) Acquistate un Iphone e usatelo senza sosta soprattutto quando prendete la metro
Procuratevi anche una cuffia per ascoltare la vostra musica preferita e isolarvi dal mondo.

2) Non abbiate l’aria smarrita
Il parigino sa sempre dove sta andando. Non chiede mai informazioni agli altri e, gonfio di narcisismo e sicurezza di se, cammina spedito verso la sua destinazione.

3) Camminate il più velocemente possibile
Non avete fretta? Avete tutto il pomeriggio per passeggiare nel Marais?
Al parigino non interessa.
Il vero abitante della capitale mantiene un passo spedito e deciso in ogni occasione. Il minimo rallentamento potrebbe causare un fastidioso e intollerabile sorpasso.

4) Cancellate dal vostro dizionario la parola sorriso
Non sorridete in nessuna occasione.
Solo cosi potrete indossare i panni di un vero parigino.
Non dimenticate di sbuffare di tanto in tanto e mantenere un’ espressione stizzita.

5) Siate sempre occupati a fare qualcosa
Il parigino è sempre impegnato nel compiere attività interessanti.
Non perde tempo a passeggiare e a vagare senza metà. Mostratevi sempre indaffarati.
Se vi sedete al bar per bere un caffé, impugnate immediatamente l’Iphone o un giornale e assumete un’espressione meditativa e dubbiosa.

Sei diventato parigino se…

Sei diventato parigino se...

Sei diventato parigino se…

Anche se non vuoi ammetterlo a te stesso, ormai sei diventato un parigino DOC.
I sintomi sono evidenti e parlano chiaro:

– Ti sembra normale pagare 800€ al mese per un monolocale minuscolo

– Conosci a memoria le stazioni della tua linea della metropolitana

– Appena un timido raggio di sole accarezza la città, ti precipiti a comprare baguette e formaggio per un pic-nic al Bois de Vincennes

– Consideri tutto ciò che si trova al di là del périphérique come un continente sconosciuto e selvaggio

– Sei diventato un campione dello sport cittadino più diffuso: la gimkana tra gli escrementi dei cani parigini che tappezzano i marciapiedi

– Non vai mai sugli Champs Elysées, a meno che non devi farli visitare a qualcuno

– Hai visto almeno una volta una troupe cinematografica girare un film per le strade della città…e non ti ha scioccato.

– Se hai fame e non hai tempo, compri un grec, non un kebab

– Conosci tutti i colori delle linee della metro

– Non hai paura di prendere il Noctilien

– I 3 animali che odi di più sono il topo, il piccione e…il turista

– Assaggi le cucine di tutto il mondo spostandoti di quartiere

– Incroci la miseria ogni giorno e, purtroppo, non ci fai più caso

– Sai imitare alla perfezione la voce che annuncia le stazioni della metro, soprattutto la versione spagnola della linea 14 a Gare de Lyon

– Nel tuo appartamento ricevi più di venti segnali Wi-fi diversi

– Conosci tutti i quartieri di Parigi ma vai sempre negli stessi posti

– Cerchi sempre di evitare di prendere la corrispondenza a Chatelet e di perderti nei suoi interminabili corridoi

– Anche se il sole splende e il cielo è azzurro, esci da casa con l’ombrello perchè non si sa mai

– Adori Parigi in Agosto quando la città si libera del suo male peggiore (i parigini!)

– Ti metti a sbuffare e a fare smorfiette se, prendendo la scala mobile, qualcuno resta immobile a sinistra e ti blocca il passaggio.

I parigini sono…

Parisians are...

Parisians are…

I parigini non godono di ottima reputazione in quanto a simpatia e affabilità e vengono spesso dipinti nell’immaginario collettivo come persone scontrose, sgradevoli, maleducate, antipatiche, arroganti, snob, stressate, egoiste e aggressive.
Se non amate i clichés e vi fidate maggiormente di Google, cominciate a scrivere nel campo di ricerca del famoso motore di ricerca online la frase “i parigini sono” e vedrete in che modo Google autocompleterà la vostra frase.
Potete provare l’esperimento anche cambiando lingua, il risultato non cambierà.

I cliché sui francesi

Appassionati di calcio, festaioli, Don Giovanni, mammoni, sempre pronti a intonare una canzone, amanti della pizza e del buon caffé, innamorati della pasta e cattolici.
Questi sono solamente alcuni dei cliché e degli stereotipi che riguardano il popolo italiano.
E i francesi? La risposta in uno spassoso video.

Parigi vs Palermo

Dopo quasi un decennio trascorso a Parigi è arrivato il momento di paragonare la capitale francese che mi ha adottato a Palermo, la mia città natale.

E’ giunta l’ora del confronto.

1) Tour Eiffel vs Quattro Canti

Tour Eiffel vs Quattro Canti

Tour Eiffel vs Quattro Canti

Sono milioni i turisti che ogni anno arrivano a Parigi per visitare la Dame de Fer, questo colosso di ferro alto 324 metri che inizialmente non piacque ai parigini.
Oggi simbolo della città, la Tour Eiffel fu realizzata da Gustave Eiffel in occasione dell’esposizione universale del 1899.
La torre, che doveva essere un’opera provvisoria da smontare dopo l’esposizione, domina Parigi e l’illumina di notte con le sue magiche scintille.

La Tour Eiffel sarà pure maestosa e imponente ma non possiede il fascino dei quattro canti.
Centro nevralgico del traffico palermitano, punto d’incontro tra i principali assi stradali della città (corso Vittorio Emanuele e via Maqueda), i Quattro Canti sono costituiti da una piazzetta ottagonale ricca di simboli e allegorie che rappresentano una sorta di ascesa dal mondo terreno a quello del cielo.
Le decorazioni situate al livello più basso si riferiscono ai fiumi di Palermo, salendo si incontrano le allegorie che raffigurano le quattro stagioni, più in alto le statue di Carlo V, Filippo II, III e IV e, infine, le quattro Sante palermitane.
La bellezza di quest’angolo non risiede solamente nella ricchezza simbolica ma soprattutto nella sua vitalità.
Racchiusi in un piccolo fazzoletto urbano si ritrovano i tratti salienti di una città in continuo fermento: carrozze trainate da cavalli sostano agli angoli della strada in attesa di clienti, turisti accaldati consultano le mappe prima di continuare la visita della città, l’incessante traffico scorre imperterrito come un fiume in piena sotto gli occhi impassibili delle statue nude di Piazza Pretoria, studenti universitari passeggiano con i libri sotto i braccio e i bambini si divertono dando calci a un pallone.

2) Baguette vs Muffuletta

Baguette vs Muffuletta

Baguette vs Muffuletta

In Francia la panificazione è un vero e proprio culto e la baguette viene venerata come un totem indiano.
I francesi accettano di fare file interminabili alle boulangerie pur di uscire vittoriosi con una baguette calda e croccante tra le mani.
Il pane rappresenta per i cugini galli un orgoglio nazionale paragonabile alla Tour Eiffel o all’Arco di Trionfo.
Pane dall’emblematica forma allungata, crosta croccante e dorata, mollica soffice e bianca, la fragrante baguette, squisita se mangiata appena sfornata, diventa irresistibile se abbinata a salumi e formaggi.
La baguette esiste anche nella variante tradition, altrettanto gustosa e saporita, realizzata con una farina di grano selezionato e senza additivi.
Con la nutella è semplicemente irresistibile.

E poi ce lei, la muffuletta.
Dall’inconfondibile forma piatta e dalla mollica generosa, da mangiare con salumi e formaggi o semplicemente cull’ogghiu ovvero con un filo d’olio, caciocavallo, un paio di sarde salate, sale e origano.
Morbidissima e profumata, ricoperta di croccante sesamo, la muffuletta è una prelibatezza a cui nessun palermitano sa resistere.

3) Autolib’ vs Lapino

Autolib’ vs Lapino

Autolib’ vs Lapino

L’autolib’ è il mezzo di locomozione alla moda a Parigi.
Si tratta di un servizio di locazione di automobili elettriche finalizzato a facilitare gli spostamenti degli abitanti della capitale e a diminuire il tasso d’inquinamento della città. A Parigi si trovano tantissime stazioni e il principio del servizio è semplice: é possibile prelevare un veicolo in una stazione e lasciarlo in un’altra.
Le auto, di colore grigio, sono state disegnate dall’italiano Pininfarina e si caricano nell’arco di 8 ore.
Comode e pratiche, le piccole vetture elettriche conducono i parigini da un punto all’altro della ville lumière.

Vuoi mettere la comodità dell’Autolib’ con l’ebrezza di un giro in lapino?
Sfrecciando in mezzo al traffico alla guida del suo tre ruote, il palermitano sfida le leggi della fisica azzardando sorpassi impossibili mentre un passeggero, seduto dietro a casciuni si gode il vento tra i capelli.
Vittima del suo successo il lapino viene adesso utilizzato per effettuare giri panoramici e per condurre i turisti di tutto il mondo in giro per Palermo.

4) Escargots vs Arancina

Escargots vs Arancina

Escargots vs Arancina

I cliché legati alla cucina francese vedono il popolo transalpino ingurgitare voracemente polpose cosce di rana e…. lumache in tutte le salse.
I discendenti dei galli sono effettivamente dei grandi consumatori di questo viscido alimento; in Francia, la lumaca viene venerata come un piatto prelibato e la sua consumazione fa parte della haute cuisine francese.
Se viene colto da fame improvvisa, il parigino si siede nella prima brasserie e ordina un vassoio di escargots con salsa  bourguignonne.

Quando il palermitano ha un piccolo vuoto allo stomaco, si reca nel primo bar sottomano e ingurgita un paio di arancine alla carne e una al prosciutto per tenere fino a sera.
Se, invece, si trova in prossimità del Bar Touring una sola arancina “bomba” sarà sufficiente a placare la sua fame.

5) Macaron vs Cannolo

Macaron vs Cannolo

Macaron vs Cannolo

Uno dei dolci preferiti dai parigini sono i macarons.
Si tratta di un dolcino di forma rotonda, croccante all’esterno e fondente all’interno: un vero e proprio orgasmo per le papille gustative.
I gusti sono quantomai diversi e vanno dai piú classici ai piú bizzarri: cioccolato, pistacchio, limone, arancia, rosa, mango, vaniglia, caffé, caramello, violetta, mora, cocco.
Il parigino DOC che vuole concedersi una pausa golosa entra da Ladurée, rinomata pasticceria della capitale, e ingurgita una mezza dozzina di macarons colorati accompagnati da un tè al gelsomino.

Il palermitano DOC, se ha voglia di mangiare un buon dolce, si precipita nella pasticceria più vicina e si getta su un buon cannolo.
Gustando la scorza croccante e apprezzando il felice connubio tra ricotta, zucchero, cioccolato e canditi, l’abitante del capoluogo siciliano si allontana dalla pasticceria ringraziando il cielo di averlo fatto nascere in Sicilia.

6) Basco vs Coppola

Basco vs Coppola

Basco vs Coppola

Il berretto basco è molto in voga a Parigi e non può mancare sulla testa del vero parigino.

Emblema indiscusso della sicilianità, la coppola ha il suo posto d’onore in casa di ogni palermitano.
Superando i cliché cinematografici, la coppola è diventata oggi un capo d’abbigliamento alla moda.

7) Crêpe o Pane con milza

Crêpe o Pane con milza

Crêpe o Pane con milza

Voglia di uno spuntino?
Il parigino si ferma in una delle tante crêperie di strada e ordina una crêpe, dolce o salata, e la addenta mentre continua il suo cammino.

Il palermitano si ferma al volo dal meusaro di fiducia e assapora uno squisito panino rotondo traboccante di meusa. Schiettu (semplice) o maritatu (con l’aggiunta di caciocavallo o ricotta), il panino con la milza rappresenta il momento di gloria della giornata del palermitano che allontana i guai e i cattivi pensieri.
Il palermitano verace sceglie con cura il suo meusaro optando ora per quello storico della focacceria San Francesco ora per quello folkloristico di corso Olivuzza ovvero Nino U ballerino che effettua una vera e propria danza rituale nel preparare il panino.

8) Champagne vs Zibibbo

Champagne vs Zibibbo

Champagne vs Zibibbo

Le serate della ville lumière vengono allietate da sottili bollicine di Champagne che si depositano dolcemente sulle papille gustative del parigino alternandosi a tartine al foie gras.

Il palermitano si riunisce a casa con gli amici per una bella serata all’insegna del divertimento, della buona cucina siciliana e del delizioso sapore di un ottimo Zibibbo.

9) Bateau mouche vs ‘Gnuri

Bateau mouche vs ‘Gnuri

Bateau mouche vs ‘Gnuri

Il turista che vuole spostarsi da un punto all’altro di Parigi, approfittando al tempo stesso del fascino della città, sale a bordo di uno dei tanti bateau-mouche che solcano quotidianamente le acque della Senna.
Stando comodamente seduti sul battello, il passeggero ammira suggestive immagini di ponti, piazze e monumenti.

Il turista che vuole visitare Palermo in modo originale opta solitamente per uno dei tanti ‘gnuri (conduttori di carrozze), che attraversano le principali vie della città.
Seduti sul calesse, i visitatori godono di un panorama unico sul paesaggio urbano e vengono investiti da fragranze delicate che profumano di gelsomino e limoni.
Tante simpatiche carrozze partono ogni giorno da Piazza Massimo o dai Quattro Canti per far conoscere ai turisti le bellezze del capoluogo siciliano.

10) Paris-plage vs Mondello

Paris Plage vs Mondello

Paris Plage vs Mondello

Parigi, come è noto, non dispone di una spiaggia e non è baciata da nessun mare.
Per sopperire a questa mancanza l’amministrazione comunale ha ideato Paris-Plage, una manifestazione estiva allestita dalla municipalità di Parigi dal 2002.
Ogni anno, nel periodo compreso tra luglio e agosto, per circa 4-5 settimane, su un’estensione di circa 3 km, le banchine della Senna (rive droite) e la Piazza dell’ Hôtel de Ville, ospitano attività sportive e ludiche, trasformandosi magicamente in spiagge di sabbia ed erba, con tanto di palme che costeggiano il percorso del fiume.
Un turista, non al corrente della manifestazione, potrebbe pensare a un vero e proprio miraggio vedendo il lungo-Senna sottoforma di stabilimento balneare.

A Palermo le spiagge “vere” non mancano.
Quella più vicina è Mondello, dove ogni fine settimana i palermitani vanno ad abbronzarsi e rilassarsi, ma sono tantissime le spiagge limitrofe degne di nota: Capaci, Isola delle Femmine, Cinisi, Terrasini, Castellammare del Golfo, San Vito lo Capo (allontanandosi un pò) e tante latre ancora. Spiagge incantevoli, di sabbia fina, accarezzate dal mare e baciate dal sole.

11) Fisarmonica vs Tamburello

Fisarmonica vs Tamburello

Fisarmonica vs Tamburello

Vi mette maggiormente di buon umore il suono nostalgico di una fisarmonica o l’allegro vibrare di un tamburello siciliano?

12) Oh la la! vs Min..a!

Oh la la! vs Min..a!

Oh la la! vs Min..a!

Il parigino usa spesso l’esclamazione Oh la la! per indicare il suo stupore, straniamento e/o sorpresa.

Il palermitano, invece, adopera un’espressione più colorita, costituita da un’unica (ma efficace) parola per esprimere gran parte delle sue sensazioni: Minkia!
Si tratta di un’espressione usata quasi come un intercalare verbale che viene a colorare la maggior parte dei discorsi del palermitano per dare maggior enfasi e ratificare con forza le sue emozioni.

Terminato lo scontro fotografico Parigi-Palermo, ho scelto la mia città preferita. Inizia con Pa…

Simpatia parigina

Un affollato vagone della metropolitana parigina

Di solito leggo in metropolitana, altre volte ascolto musica, talvolta osservo semplicemente gli altri pendolari e gioco a immaginare le loro vite.
Questa mattina mi andava di leggere ma il vagone della linea 9 sul quale mi trovavo era talmente pieno che non sono riuscito nemmeno a uscire il libro dallo zaino.
Eravamo stretti come sardine e ogni azione che comportasse un minimo movimento era totalmente impossibile.
Tuttavia avevo voglia di leggere qualcosa.
Visto che l’anziana signora che mi stava accanto era stata talmente coraggiosa da tirar fuori il suo Direct Matin (un giornale gratuito distribuito nella metro) ho osato allungare lo sguardo per sbirciare qualche notizia.
Cercando di non farmi scoprire, inizio a leggere la pagina che l’arzilla parigina stava esaminando.

Il mio sguardo sornione riesce a carpire il titolo dell’articolo Carla Bruni ha partorito una bambina questa mattina.
Francamente me ne infischio ma cerco di continuare a leggere per tenere la mente occupata e far passare in fretta il tragitto in metropolitana.
Tra una spinta e l’altra e schivando gli starnuti dei vicini, rubo informazioni dal giornale della signora e apprendo che la piccola si chiama Dalia e ha visto la luce presso la clinica La muette, nel XVI arrondissement.
Mancano ormai due fermate alla stazione Chaussée d’Antin Lafayette dove scenderò come ogni mattina e, spinto dalla curiosità, allungo un pò di più il collo per vedere la foto che correda l’articolo.
Sfortunatamente quello che temevo, accade inesorabilmente: la signora si è accorta che sto leggendo il SUO giornale.
La vecchietta non dice niente ma mi fulmina con uno sguardo acido che racchiude efficacemente il suo pensiero “come ti permetti di spiare il mio giornale, gran pezzo di maleducato! Non sai che non si leggono i giornali degli altri!”
E naturalmente chiude il suo prezioso giornale in modo tale che possa leggerlo solo lei.
Simpatiche le signore parigine!

I francesi traducono tutto

I francesi traducono tutto

I matematici sono come i francesi: se si parla con loro, traducono tutto nella loro lingua, e diventa subito qualcosa di diverso“.
Questa splendida citazione del famoso poeta e romanziere tedesco Wolfgang Goethe sintetizza egregiamente la mania francese di tradurre tutto, ma proprio tutto!
Il nazionalismo gallico invade prepotentemente la sfera linguistica sostituendo anglicismi universalmente riconosciuti con improbabili termini francesi.
Un esempio? Se anche le tribù selvagge della foresta amazzonica e gli eschimesi del freddo polo Nord usano il termine computer, i francesi devono distinguersi utilizzando il termine ordinateur.
Il morboso processo di purificazione linguistica dei cugini di Asterix tocca eccessi spaventosi quando si cimentano a tradurre nella loro lingua i termini del campo informatico: e così se anche i monaci tibetani usano il byte e i suoi multipli per indicare la capacità dei supporti informatici, i francesi hanno coniato l’octet (ottetto?!?).
Potrei continuare con moltissimi altri esempi relativi agli scempi linguistici compiuti dai francesi che si ostinano a tradurre anche l’impossibile: il mouse (la souris), il walkman (le baladeur), il marketing (la mercatique), il software (le logiciel), il DNA (ADN), l’AIDS (SIDA) e non infierisco ulteriormente.

Il delirio franco-francese che porta i nostri cugini d’Oltralpe a tradurre anche l’aria che respirano, raggiunge livelli altissimi quando si tratta di tradurre i titoli dei film.
Raramente questi ultimi vengono tradotti letteralmente:A message in a bottle diventa Un message dans la bouteille o The mummy tradotto come La momie.
La maggior parte delle volte viene coniato un nuovo titolo in francese che non ha nulla a che vedere con il titolo originale: Notting Hill diventa Coup de foudre a Notting Hill, Means girls si tramuta in Lolita malgré moi! , Patch Adams diventa Docteur Patch o ancora Cinderella man che nelle sale francesi è uscito come De l’ombre à la lumière.
Nel film Lost in Translation Bill Murray si perdeva tra i meandri della lingua giapponese ma, come vedete, è molto facile perdersi anche tra quelli della lingua francese.

I parigini e i soldi

Arpagone: L’avaro di Moliere

Sabato sera in un elegante ristorante parigino.
La coppia che occupa il tavolo di fronte al nostro sembra trascorrere una stupenda serata.
Sono due eleganti ragazzi francesi e dai loro sorrisi si intuisce una sintonia perfetta.
Le luci soffuse del locale in cui ci troviamo e un’atmosfera decisamente romantica fanno da contesto agli allegri discorsi dei due giovani.
Anche noi approfittiamo pienamente di questa bella serata e ci godiamo gli ottimi piatti.
Ogni tanto il mio sguardo si dirige incosciamente verso il tavolo di fronte per carpire scene d’intimità della coppia che continua a scambiarsi effusioni e coccolarsi.
I due piccioncini intervallano dolci moine alle squisite portate della cena.
E’ davvero una bella scena e mi dico che è bello vedere coppie così legate e in sintonia.
Dal comportamento e dalle premure del ragazzo, mi rendo conto che si tratta di una delle loro prime uscite insieme.

Mi godo la cena ascoltando le risate felici del tavolo vicino e ogni tanto mi capita di lanciare un’occhiata invadente.
Ad un certo punto rilevo un radicale cambio d’atmosfera, il tono della voce dei due diventa immediatamente serio e le risate spensierate hanno lasciato il posto a un gelo glaciale che avvolge tristemente il tavolo vicino.
Mi chiedo cosa abbia potuto causare quel cambiamento repentino d’atmosfera, quale evento abbia trasportato violentemente quella coppia dall’allegria all’imbarazzo.
Lancio una rapida occhiata al tavolo per cercare una spiegazione e capisco immediatamente cosa sta succedendo: è il momento del pagamento, il momento della fatidica addition!
Il ragazzo che fino a quel momento si era comportato come un perfetto gentiluomo ricoprendo di attenzioni e carinerie la sua compagna si trasforma in un severo contabile e, tirata fuori una mini-calcolatrice, inizia a esaminare minuziosamente lo scontrino.
Dopo aver individuato il montante relativo al SUO pasto, passa lo scontrino alla compagna invitandola a fare la stessa cosa.
Accanto allo scontrino si trovano adesso due carte di credito: quella della ragazza e quella del ragazzo che divideranno salomonicamente il costo della cena.
L’alone di magia che circondava quel tavolo si sgretola miseramente davanti i miei occhi increduli e, lasciando il ristorante, ringrazio il cielo di essere italiano.

Gli italiani avranno mille altri difetti ma di certo non l’avarizia che è, a mio avviso, uno dei peggior difetti esistenti.
Ogni volta che torno in Sicilia assisto sistematicamente a divertentissime scenette al bancone del bar: la gente sgomita letteralmente per pagare il caffé, la birra o il pranzo ai propri amici perchè vuole avere questo piacere e perchè si sente onorata di poterlo fare.
Non voglio etichettare tutto il popolo francese come avaro ma durante la mia permanenza a Parigi ho potuto assistere a numerose scene di tirchiaggine acuta che mi hanno portato a scrivere questo post.
Ricordo una collega che pur di non pagare trenta centesimi per avere un caffé dal distributore automatico, veniva al lavoro con delle bustine di thé che immergeva in una tazza d’acqua calda riscaldata al microonde.
E che dire di Marie Laurence che mi ha chiesto con un gran sorriso i venti centesimi che mi aveva prestato il giorno prima durante la pausa pranzo?
Conosco varie coppie francesi che stanno insieme da molto tempo e che continuano a dividere tutto.
Vogliamo parlare poi di quei genitori mangia baguette che chiedono ai figli il pagamento di un affitto mensile?!?
In ogni caso non è solo il sottoscritto che pensa che i cugini francesi abbiano le braccine corte.
Un recente sondaggio realizzato dal sito turistico Expedia.fr, che ha intervistato circa 4500 hotel del mondo intero, ha incoronato i cugini d’Oltralpe come i turisiti più tirchi del mondo.
Sono sicuro che in questo momento state pensando a quel vostro amico francese che, come Arpagone nell’Avaro di Molière, calcola costantemente le spese e che non trova mai il portafoglio al momento di pagare.

Morale della favola: quando uscite con i francesi non ragionate troppo alla maniera italiana di pagare tutto per tutti e non fate troppo gli splendidi o rischiate di fare la fine dell’Alouette, farvi levare le piume!

Alouette, gentille Alouette
Alouette, je te plumerai.
Je te plumerai la tête,
Je te plumerai la tête,
Et la tête, et la tête,
Alouette, Alouette, Aaaah…
Alouette, gentille Alouette,
Alouette, je te plumerai.
Alouette, gentille Alouette,
Alouette, je te plumerai.
Je te plumerai le bec,
Je te plumerai le bec,
Et le bec, et le bec,
Et la tête, et la tête,
Alouette, Alouette, Aaaah…
Alouette, gentille Alouette,
Alouette, je te plumerai.
et le nez… et le dos… et les jambes…
et les pieds… et les pattes… et le cou.

Parisien, tête de chien! Parigot, tête de veau!

Parisien, tête de chien! Parigot, tête de veau!

I parigini non godono di ottima reputazione in quanto a simpatia e affabilità ma vengono piuttosto dipinti nell’immaginario collettivo come persone scontrose, sgradevoli, maleducate, antipatiche, arroganti, snob, stressate, egoiste e aggressive.
Bisogna prendere queste aspre definizioni dei parigini come oro colato o si tratta piuttosto di clichés e semplici etichette?
Non mi è mai piaciuto generalizzare o fermarmi davanti a stupidi pregiudizi ed è per questo che ho aspettato parecchi anni prima di affrontare un tema così delicato.
Dopo un accurato studio sociologico del campionario umano che durante questi anni ha attraversato il mio quotidiano posso dire che il mito del parigino scorbutico è pienamente confermato!
Esistono tantissime eccezioni di persone più socievoli e cordiali ma in linea di massima posso affermare che il popolo parigino non passa l’esame della simpatia.
Recentemente l’autorevole rivista Marianne ha realizzato un sondaggio sull’immagine che il resto dei francesi ha dei parigini.
I risultati di quest’interessante indagine hanno rilevato che i provinciali tacciano gli abitanti della capitale di essere poco sorridenti, sgarbati, sciovinisti, arroganti, nervosi, poco accoglienti, egoisti e intolleranti.
Tuttavia gli stessi francesi intervistati hanno riconosciuto i pregi e le qualità dei parigini che sarebbero più istruiti, informati, lavoratori e chic del resto del Paese.

Prescindendo dai sondaggi e dalle opinioni personali possiamo comunque trovare una ratifica importante dell’antipatia diffusa verso il popolo parigino nei proverbi.
Ho sempre pensato che i proverbi siano la rappresentazione più vivida e suggestiva della saggezza popolare e che quest’ultima sia detentrice di una sapienza che oltrepassa gli archivi delle biblioteche e le ricerche su Google.
Esiste un proverbio, coniato naturalmente da un provinciale con il dente avvelenato nei confronti degli abitanti della ville lumière, che recita Parisien, tête de chien! Parigot, tête de veau!.
Questa colorata espressione popolare enfatizza il lato più scorbutico e scontroso del popolo parigino che viene rappresentato sotto sembianze semi-animalesche.
La frase idiomatica è entrata a far parte della lunghissima lista di detti e proverbi che colorano la lingua francese come testimoniano le numerose opere letterarie in cui compare.
Riporto di seguito un passaggio tratto dal romanzo Mourir d’enfance di Alphonse Boudard:
Fallait […] que je devienne un Parisien. On disait à la campagne : “Parisien tête de chien !… Parigot tête de veau !” Ça se voulait d’une ironie féroce. Tous les cercles, les clans, les bourgades, les corporations se réconfortent dans leur connerie, de la sorte. Tête de chien… tête de veau. (A. Boudard, Mourir d’enfance, 1995, p. 51.).
Se durante la vostra permanenza a Parigi, quindi, v’imbatterete in strani esseri dal corpo umano e la testa di cane o vitello, non vi spaventate. Sono solo i parigini!

I parigini e lo sciopero

Lo sciopero in Francia

Lo sciopero è lo sport preferito dai francesi e dai parigini in particolar modo.
Se decidete di visitare Parigi e non parlate nemmeno una parola di francese, imparate almeno la parola grève.
Questo termine francofono potrebbe esservi utile a darvi delle risposte quando vi troverete davanti le porte sbarrate del Centro Pompidou che volevate visitare o quando osserverete sbalorditi un vagone dell’RER B riempito all’inverosimile.
Per i francesi lo sciopero éèuna condizione essenziale nella quale s’identificano e si realizzano.
Da quando sono in Francia ho sempre guardato a questa sfumatura combattiva del carattere dei francesi con una certa invidia soprattutto se paragonata al fatalismo del popolo italiano.

Il francese medio è intransigente e ne se laisse pas faire per niente al mondo.
Il popolo francese è sempre pronto a scendere in piazza, ad alzare la voce, a manifestare, a bloccare tutto e incrociare le braccia quando un principio democratico viene messo in discussione o quando il governo cerca di far passare leggi che intaccano gli ideali di “libertà, uguaglianza e fraternità” sui quali si fonda la costituzione francese.
Dopo tutto sono i nostri cugini transalpini hanno fatto la rivoluzione francese.
Un carattere combattivo e rivoluzionario che ho sempre invidiato ai francesi perché dotati di un forte spirito solidale e una coscienza comune che, ahimé, manca nello Stivale.
L’italiano preferisce lamentarsi al bancone del bar con gli amici, fare e disfare il mondo davanti una pizza, immaginare un sistema ideale in cui tutto funziona ma difficilmente scende in piazza per difendere i suoi ideali.

I francesi, invece, sono sempre pronti a scioperare e protestare le braccia.
Forse anche troppo.
Se è vero che gli italiani scioperano e manifestano poco, bisogna pur riconoscere che i francesi abusano dello sciopero e peccano dell’eccesso opposto.
Durante i sette anni trascorsi a Parigi ho visto scioperi d’ogni genere: scioperi generali, scioperi durati settimane, estenuanti bracci di ferro tra governo e sindacati e manifestazioni colorate.
Ogni pretesto è buono per farli scendere in piazza: le pensioni, l’inflazione, i diritti sociali, le vacanze, la pioggia.
Emblematico è l’episodio che ha caratterizzato lo scorso mondiale di calcio della nazionale francese quando i giocatori, in sciopero, hanno rifiutato di scendere dall’autobus e di allenarsi prima della partita.