Un week end incandescente

Il
Quello che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato un week end incandescente e tesissimo.
Le cerimonie di commemorazione del nono anniversario della strage dell’11 settembre, che paradossalmente sono coincise con la data dell’ Aïd el-Fitr (la fine del Ramadan), si sono svolte in un’atmosfera tesissima.
La tensione è scaturita dalle forti polemiche relative alla costruzione di una moschea poco lontano da Ground Zero, il luogo in cui sorgevano le Torri Gemelle.
La scelta di edificare una moschea in quel luogo simbolo è stata interpretata come una beffa dai tantissime parenti delle vittime dell’attentato delle Twin Towers.
I toni sono stati inaspriti dalla proposta infelice del pastore evangelista Terry Jones di bruciare alcune copie del Corano, in concomitanza dell’anniversario dell’11 settembre, se la comunità musulmana non avesse desistito dalle proprie intenzioni.
Il pastore della Florida ha abbandonato la sua idea incendiaria ammettendo che la sua provocazione era solamente finalizzata a stigmatizzare i pericoli dell’Islam.
L’Imam Faisal Abdul Rauf, all’origine del progetto di costruzione della moschea, non vuole abbandonare il suo piano e sottolinea che l’annullamento del progetto potrebbe scatenare un’ondata di violenza e rabbia da parte del mondo musulmano.

Quanto successo questo week end resta un evento sintomatico: un pastore evangelista che minacciando, da un piccolo paesino in Florida, di bruciare il testo sacro musulmano scatena un caso mondiale.
Manifestazioni violente sono scoppiate nei paesi arabi per protestare contro il gesto di Jones e Barack Obama in persona lo ha invitato ad abbandonare il progetto.
Il bombardamento mediatico ha contribuito a dare rilievo alle minacce e ai propositi strampalati di integristi religiosi che sono apparsi nei principali dibattiti televisivi americani per esternare il loro odio.
Sembra essere giunto il momento in cui tutti devono rivedere la propria posizione e tornare sui propri passi: l’America deve scegliere se avere il volto di Barack Obama o quello di Terry Jones, la comunità musulmana deve comprendere il dolore ancora vivo degli USA e dei suoi abitanti e deve rispettarlo.
Purtroppo tra il dire e il fare c’è di mezzo il sentimento piú potente e deleterio di cui è dotato l’essere umano: l’odio.

Parigi 26 gigapixels

Parigi 26 gigapixels

Parigi 26 gigapixels rappresenta la sfida che si sono lanciati i fotografi Arnaud Frich e Martin Loyer per consentire di scoprire Parigi virtualmente.
Si tratta della foto più grande mai realizzata (risoluzione  354159 x 75570 pixels) che permette di vedere la capitale francese nei minimi dettagli.
Già al momento dell’investitura del presidente americano, Barack Obama, il 20 gennaio 2009, il fotografo David Bergman aveva realizzato una foto panoramica collegando tra loro le 220 foto che aveva realizzato in quell’occasione per permettere agli assenti di partecipare virtualmente all’evento.

Questa volta sono i fotografi francesi che hanno voluto realizzare un’opera colossale attraverso il progetto Paris en 26 gigapixels che ha raggiunto un risultato impressionante.
I due fotografi hanno rassemblato 2346 fotografie, equivalenti a 138 colonne e 17 linee e pari alla superficie di un campo di calcio, scattate con due macchine fotografiche fissate su un supporto meccanico.
Il luogo da dove effettuare gli scatti è stato consigliato da Martin Loyer, esperto conoscitore dei tetti parigini e delle vedute panoramiche piú suggestive: la scelta ha premiato il tetto dell’eglise Saint Sulpice.
Sono stati necessari 6 mesi di preparazione e 5 ore di scatti (ai quali bisogna aggiungere alcune settimane dedicate ai ritocchi finali) per raggiungere l’ambizioso obiettivo.

Come afferma lo stesso Frich “Non si tratta di una foto rivoluzionaria dal punto di vista artistico ma ha il grande merito di offrire un suggestivo sguardo su Parigi a chi non vi abita o a chi non c’è mai stato”.
La foto, ospitata su una pagina web, è accompagnata da un sottofondo musicale creato da Jean-Pierre Tiersen, la colonna sonora del famoso film di Jean-Pierre Jeunet, Le Fabuleux destin d’Amélie Poulain (Il favoloso mondo di Amélie Poulain).
La sfumatura musicale partecipa a creare un’atmosfera tipicamente parigina che allieta la navigazione della foto.
Il visitatore partecipa attivamente alla navigazione: puó utilizzare il mouse per spostarsi all’interno della foto, zoomare sui particolari, selezionare uno dei 20 monumenti piú belli della cittá dall’Opera Garnier al Sacro Cuore passando per la Tour Eiffel e l’Arco di Trionfo. Un realismo veramente impressionante.