Festival de l’Oh: la festa dell’acqua

Il Festival de l’Oh!

Il 28 e il 29 giugno si terrà la 14esima edizione del “festival de l’Oh!”, una manifestazione organizzata dalla regione della Val-de-Marne per celebrare l’acqua e la sua importanza.
Ogni anno questo evento richiama folle di curiosi grazie a iniziative artistiche e culturali. La manifestazione, organizzata dal 2001, quest’anno è dedicata alle donne.
Nove scali sono previsti in Val-de-marne, uno a Parigi e quattro nella zona di Seine-Saint-Denis: ogni scalo prevede attività ludiche e culturali volte a enfatizzare il forte legame esistente tra le donne e l’acqua.
Lo scalo parigino avrà luogo presso il porto di Bercy, nel XII arrondissement, e prevederà percorsi acquatici, iniziazioni sportive, rappresentazioni teatrali, spettacoli musicali, dibattiti sul tema dell’acqua e tanto altro ancora.
Si tratta di un suggestivo momento d’incontro tra la navigazione e lo spettacolo che crea una poetica atmosfera di festa.

Per informazioni:
http://festival-oh.cg94.fr

Ricordi dell’inondazione del 1910

Ricordi dell’inondazione del 1910

Alcune vie di Parigi ricordano ancora un evento che ha segnato la storia della città e che compare in molte foto d’epoca ingiallite dal tempo: l’inondazione del 1910.
Fu la più importante inondazione del nostro secolo che la regione parigina abbia conosciuto e sconvolse drammaticamente la vita dei parigini.
Fotografie, documenti, cartoline, opere letterarie e spezzoni di film hanno contribuito a scolpire la gravità di quella catastrofe nella memoria collettiva.
L’anno scorso un’interessante mostra intitolata Paris inondé 1910 ha ripercorso attraverso documenti inediti e scatti suggestivi le fasi salienti di quello storico evento.
La città fu duramente colpita e i simboli della modernità e del progresso subirono un duro colpo.

Priva d’elettricità e acqua potabile, Parigi rimase oscurata e paralizzata e le linee della metropolitana e del treno furono completamente allagate.
All’origine di quella che è passata alla storia come una “settimana terribile” vi furono condizioni meteorologiche eccezionali.
A un’estate 1909 particolarmente piovosa seguì un inverno caratterizzato da abbondanti precipitazioni e lunghe nevicate che fecero salire rapidamente il livello della Senna.
Il 28 gennaio 1910 il fiume parigino raggiunse gli 8.50 m!
Alcuni souvenir della piena del 1910 sono ancora disseminati nel tessuto urbano di Parigi: si trovano indicazioni dell’altezza raggiunta dalla piena della Senna nella rue de Bellechasse (75007 – nella foto), rue des Ursins (75004) e rue Mazarin (75006).

Chiang mai: elefanti e orchidee

Il bagno degli elefanti

Venerdi 1 Luglio. Siamo sempre a Chiang Mai e siamo ancora in cerca di nuove avventure.
Dopo un’abbondante colazione in hotel, siamo pronti per un’intensa giornata di trekking che prevede varie attività: show degli elefanti, passeggiata di circa un’ora a dorso d’elefante, passeggiata su un carro trainato dai buoi e visita di una fattoria d’orchidee e farfalle.
Il minibus viene a prenderci puntualmente alle 7h00 e, dopo aver recuperato i nostri compagni di viaggio in differenti hotel, ci incamminiamo in direzione del Maetaman camp dove assisteremo allo show degli elefanti.
Arrivati al Maetaman camp, ci sistemiamo lungo le rive del fiume e assistiamo al bagno degli elefanti che ci salutano spruzzando acqua dalle lunghe proboscidi.
Gli enormi pachidermi risalgono il fiume e ci sfilano davanti, in fila indiana, per andare a disporsi nell’area del campo dove si esibiranno.
Lo show comprende numerose esibizioni: i possenti animali formano simpatiche coreografie, trasportano tronchi d’albero, giocano a calcio, basket e dipingono quadri che alla fine saranno messi in vendita come souvenir.

Un elefante che dipinge

Rimaniamo stupiti per le grandi capacità dimostrate dagli elefanti nel compiere le loro performance.
Alla fine dello spettacolo gli animali si avvicinano al pubblico per un ultimo saluto e per farsi accarezzare; le guide ci invitano a salire sulle enormi proboscidi per immortalare il nostro passaggio al campo degli elefanti.
In seguito aspettiamo il nostro turno per salire in groppa a un gigantesco elefante ed esplorare un incontaminato angolo di giungla.
Comodamente seduti su un animale che pesa almeno 4 tonnellate, apprezziamo la vegetazione lussureggiante che ci circonda.
La passeggiata è molto piacevole e assume tinte avventurose quando l’elefante scende una ripida discesa e attraversa il fiume.

I carri trainati dai buoi

Terminato il giro in elefante, torniamo al campo dove ci aspetta la passeggiata su un carro trainato dai buoi.
Andiamo a spasso, su questo atipico mezzo di locomozione, lungo le stradine di un tipico villaggio e carpiamo momenti di vita quotidiana della gente semplice che abita in questi luoghi.
Dopo esserci rifocillati in un ristorantino thailandese, raggiungiamo la postazione da dove partirà il bamboo rafting, un’escursione lungo il fiume a bordo di una zattera realizzata con canne di bambù.

Il bamboo rifting

Avevamo già provato il “bamboo rafting” a Kanchanaburi, ma l’esperienza questa volta è diversa e molto più frizzante.
La corrente del fiume è forte, il tragitto è più lungo e una potente tempesta tropicale prende di mira la nostra piccola zattera.
L’acqua cade incessantemente e cerchiamo di proteggerci utilizzando un ombrellino e un telone che i due rematori thailandesi ci forniscono.
Durante la permanenza in Thailandia, abbiamo vissuto molti momenti emozionanti ma questa passeggiata in zattera resta il ricordo più avventuroso di tutta la vacanza.
Ci ritroviamo in piena giungla, nel bel mezzo di un fiume, su una zattera dalla discutibile stabilità, mentre stentiamo a proteggerci dalla pioggia battente.
Terminiamo con successo la traversata del fiume e arriviamo a destinazione senza annegare.

La fattoria di orchidee Mae Sa

Risaliamo a bordo del minibus per visitare la fattoria di orchidee, l’ultima tappa di questa giornata.
Lungo il tragitto, facciamo una tappa intermedia in una singolare azienda che produce carta a partire dagli escrementi degli elefanti.
Gli operai della fabbrica ci spiegano minuziosamente le varie fasi che trasformano la cacca dei pachidermi in carta: lavaggio, ebollizione, selezione delle fibre, aggiunta del colore, essiccamento e assemblamento.
Inizialmente quest’originale idea ci stranizza e ci spiazza.
Tuttavia vedendo i numerosi prodotti (quaderni, portafoto, agendine, cartoline) realizzati a partire da questa singolare materia prima, ci diciamo che si tratta di un’ottima trovata.
Se volete portare un souvenir thailandese a una persona che non vi sta molto simpatica, potete offrire un bel regalo (naturalmente solo voi conoscerete la reale natura dell’oggetto).
Raggiungiamo, infine la fattoria Mae Sa dove ammiriamo le svariate specie di farfalle e le tantissime e coloratissime orchidee che ci lasciano estasiati.
La giornata si conclude e torniamo a Chiang Mai con una bella stanchezza addosso. Stanchi ma soddisfati delle tante esperienze che ci hanno arricchito.

Il Ponte sul fiume Kwai

Il Ponte sul fiume Kwai

Tramite l’agenzia Solimai Bangkok, dove lavora la ragazza di Lakis, prenotiamo due escursioni nei dintorni di Bangkok.
La prima escursione ha come destinazione Kanchanaburi, una piccola cittadina situata a 130 Km dalla capitale thailandese.
Il minibus viene a prenderci puntuale alle 7:00 in hotel e, insieme ad altri compagni di viaggio, ci rechiamo in questa città resa celebre dal ponte che attraversa il fiume Kwai.
Il paesaggio che fa da contesto a Kanchanaburi è molto gradevole: vegetazione lussureggiante, flora tropicale, montagne, vallate e una generale atmosfera di tranquillità.
Particolarmente suggestivo è il punto in cui i fiumi Kwai Yai e Kwai Noi si uniscono per formare il fiume Mae Klong; qui la bellezza spettacolare del paesaggio si dispiega in tutto il suo splendore con cascate, grotte, fiumiciattoli e parchi nazionali.

L’attrazione principale di Kanchanaburi è senza dubbio il ponte sul fiume Kwai, un grande ponte di ferro nero (proveniente dall’isola di Java) che ha ispirato il famoso romanzo di Pierre Boulle e un film realizzato da David Lean.
Il ponte venne costruito dai prigionieri di guerra, dal 1942 al 1945, nell’ambito dei lavori di costruzione della ferrovia tra la Thailandia e la Birmania, tristemente ribattezzata ferrovia della morte (Death rail).
Il Giappone, impegnato a combattere gli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, decise di costruire una ferrovia per consolidare la sua posizione nel sud-est asiatico e per sostenere l’esercito nipponico in Birmania.
Il ponte e la ferrovia furono costruiti intermente dai prigionieri: più di 16000 lavoratori europei e 90000 asiatici persero la vita durante la costruzione.
Due cantieri edili si svilupparono in contemporanea dalla Thailandia e dalla Birmania  procedendo verso il centro del fiume. Le condizioni di lavoro disumane e il propagarsi di malattie decimarono rapidamente la manodopera utilizzata.
Ricostruito alla fine della guerra, il ponte è utilizzato ancora oggi da un tratto ferroviario che comprende alcuni viadotti sospesi sul fiume.

JEATH war museum

A pochi metri dal ponte sul fiume Kwai si trova il JEATH war museum, il museo della guerra che ripercorre le fasi di quella drammatica parentesi storica in cui persero la vita tantissime persone.
L’acronimo JEATH (Japanese, English, Australian, American, Thai, Holland) deriva dalle nazionalità dei prigionieri che morirono durante la costruzione del ponte.
Visitiamo rispettosamente le stanze di questo museo che racconta attraverso immagini, documenti e fotografie le condizioni di vita e di lavoro dei prigionieri.
Prima di andare via da questo luogo di memoria, visitiamo anche un cimitero che accoglie le spoglie di tantissimi alleati morti in quel periodo.

Risaliamo sul minibus e riprendiamo il cammino in direzione del Bamboo camp dove ci aspettano una passeggiata a dorso d’elefante e il bamboo rafting, un’avventurosa traversata di un fiume a bordo di una zattera di bamboo.
Giunti a destinazione, ci rifocilliamo consumando un pranzo ristoratore su una piattaforma galleggiante.
Il pranzo è l’occasione per simpatizzare con i nostri compagni di viaggio: una coppia d’indiani in luna di miele, un backpacker israeliano alla scoperta della Thailandia, una coppia di australiani che sono appena stati in Cambogia, dove hanno incontrato il bimbo che hanno adottato a distanza.
Dopo aver gustato le piccanti pietanze thailandesi e conosciuto meglio i nostri compagni d’escursione, saliamo su una zattera di bamboo e percorriamo il fiume.

Il Bamboo rafting

Due simpatici thailandesi guidano la zattera attraverso lunghi remi di legno e ci indicano i meravigliosi paesaggi da fotografare.
Questa piacevole e rilassante passeggiata in zattera si conclude nei pressi del campo degli elefanti dove, per la prima volta, saliremo sopra un pachiderma.
Mentre aspettiamo il nostro turno, ci dissetiamo e assaggiamo la frutta esotica messa a disposizione dal personale del campo.
Inganniamo l’attesa giocando con alcune dispettose scimmiette che attirano l’attenzione dei turisti con le loro acrobazie.
Montiamo in sella a un possente elefante guidato da un giovane ragazzo thai comodamente seduto sulla testa dell’animale.
Uno splendido paesaggio incontaminato accompagna la nostra passeggiata e dimentichiamo il caos di Bangkok e lo stress di Parigi.

La cascata Sai Yok Noi

La tappa successiva dell’escursione è la cascata Sai Yok Noi.
La cascata, meno imponente rispetto alla sua gemella Sai Yok Yai, ci conquista con il suo fascino e per la vegetazione selvaggia che la circonda.
Allegri bambini sguazzano nelle acque della cascata, mentre intere famiglie di thailandesi si riposano sui prati circostanti consumando i piatti preparati a casa.
La nostra guida ci invita a raggiungere il bus per recarci al Tempio delle tigri, l’ultima tappa di oggi, ma prima riprendiamo energie acquistando un pò di frutta fresca: frutto del dragone, meloncini, ananas e mango.

Il Tempio delle tigri

Il nostro minibus viene inghiottito dalla bocca spalancata di un’enorme tigre (per fortuna di cartapesta): è l’ingresso del Tempio delle tigri, una sorta di santuario per animali dove, oltre alle tigri, si trovano molti animali selvatici come cinghiali, cervi, antilopi e bufali.
In questo tempio buddista nell’ovest della Thailandia, i monaci vivono in simbiosi con le tigri che educano fin dalla nascita al contatto con l’uomo.
Nel 1999 i monaci trovarono un cucciolo di tigre ferito e decisero di allevarlo. Successivamente gli abitanti del villaggio e la polizia portano al tempio altri cuccioli di tigre rimasti orfani dopo che la madre era stata uccisa dai bracconieri.

Il tempio delle tigri

Il tempio Wat Pa Luangta Bua Yannasampanno viene ribattezzato Tempio delle Tigri.
Il Tempio rappresenta l’occasione unica per i turisti di accarezzare le tigri e farsi fotografare insieme a questi enormi felini.
Dopo aver toccato alcuni cuccioli di tigre e scattato un paio di foto ci dirigiamo verso il canyon delle tigri, l’attrazione principale del tempio.
Qui è possibile avvicinarsi alle tigri adulte e farsi fotografare.
Ogni visitatore è accompagnato da due persone che lo guidano lungo il percorso: una lo tiene per mano e lo guida da una tigre all’altra, la seconda persona scatta le foto utilizzando la macchina fotografica del visitatore.
Dopo aver collezionato tutta una serie di esperienze uniche, torniamo a Bangkok per riposarci e prepararci a una nuova giornata d’esplorazione.

I ponti di Parigi

Il ponte Alexandre III

Parigi è, più di ogni altra, la città dei ponti.
Se esistono numerose città costruite da una parte all’altra di un fiume, è raro che abbiano un così grande numero di ponti: ben 37 contando ponti, passerelle e viadotti, su una lunghezza di appena 13 km ovvero un ponte ogni 350 metri!
E se alcuni di questi risalgono all’antichità, la maggior parte sono una creazione del XIX secolo, l’età d’oro per i ponti parigini.
L’insieme dei ponti della ville lumière rappresenta una vera e propria enciclopedia artistica che illustra l’evoluzione delle tecniche, della metodologia e dei materiali nel corso dei secoli.

Tra i ponti parigini che attraversano la Senna, alcuni sono molto antichi e altri sono classificati come monumenti storici (Pont Bir-Hakeim, Pont Marie, Pont Neuf, Pont Royal, Pont Alexandre III, Pont Mirabeau).
La maggior parte dei ponti sono stradali e dunque destinati alla circolazione, si contano poi 4 passerelle riservate ai pedoni e 2 viadotti ferroviari gestiti dalla RATP.
I ponti più antichi sono il pont Neuf (1578-1607), il pont Marie (1614-1635) e il pont Royal (1685-1689).
Una tale densità di vere e proprie opere d’arte che attraversano un fiume, non esiste in nessun altra città.
Ponti di pietra e di metallo, antichi o recenti, che grazie alla loro presenza hanno permesso uno sviluppo omogeneo delle due sponde della città, unendole e saldandole solidamente fra loro.
Vie di passaggio e di raccordo, i ponti conservano la memoria di Parigi.
Durante il Medioevo, la città diventa il primo porto del regno e i ponti accompagnarono la sua estensione, assicurando il facile accesso ai nuovi assi.
Per molto tempo i ponti parigini furono dotati di pedaggi e ospitarono varie abitazioni.
Il ponte della Concorde, in costruzione durante il periodo della rivoluzione del 1789, fu realizzato con i mattoni provenienti dalla Bastiglia appena demolita.

Pont des Artspont de Grenelle, pont de la Tournelle, pont au Change ognuno attraversa la Senna con il suo stile.
Il ponte National è il più lungo con i suoi 240 metri, il più corto è il Petit-Pont di soli 32 metri, il più largo è il ponte de l’Alma (40 metri), il pont Sully è il solo a non essere costruito perpendicolarmente alle rive.
La funzione dei ponti parigini non é soltanto quella di mettere in comunicazione le due rive del fiume o di riempire un vuoto, essi rappresentano un gioiello artistico che impreziosisce il fascino di Parigi e che rende magica la Senna.
Attraversare un ponte parigino significa assaporare una passeggiata sospesa in un romantico balcone galleggiante capace di accarezzare l’immaginazione dei sognatori.
Si tratta di uno spazio fuori dalla frenesia cittadina che permette di osservare la città da una prospettiva diversa.
Il pont Neuf é sicuramente il ponte più popolare (oltre ad essere il più antico) della città.
Inaugurato nel 1607 da Henri IV, fu il solo a non avere edifici che ostacolassero la vista sul fiume e rappresentò a lungo il cuore della capitale, il luogo in cui si svolgeva gran parte della vita sociale e degli scambi commerciali di Parigi

I bouquinistes del lungo-Senna

I bouquinistes del lungo-Senna

Vero e proprio monumento umano della capitale, i bouquinistes presentano lungo la Senna più di cinquecentomila libri, riviste, fumetti, francobolli e cartoline da collezione.
I circa 250 bouquinistes di Parigi espongono quotidianamente un’enorme quantità di rarità e pezzi introvabili che richiamano l’interesse di appassionati e collezionisti e la curiosità dei turisti.
Si tratta di un susseguirsi di librerie a cielo aperto in piena Parigi che rappresenta un punto d’incontro unico per filatelici, bibliofili e amanti di libri antichi e riviste d’epoca.
Per alcuni di essi, il mestiere di bouquiniste è stato trasmesso per tradizione familiare e, quindi, dall’essere nati e cresciuti in quell’atmosfera.
Altri, invece, sono stati introdotti in quest’appassionante universo da amici e ne hanno fatto la loro professione.
Tutti sono motivati dalla stessa passione di divulgare le loro rarità al pubblico e dalla stessa voglia di stare all’aria aperta e a contatto con la gente.

L’origine dei bouquinistes è quasi contemporanea alla costruzione del Pont Neuf che, contrariamente al suo nome, è il più vecchio di Parigi e risale al 1607.
Fu su questo ponte che i primi mercanti ambulanti di libri si stabilirono per vendere libri giornali, spesso sovversivi e spesso vietati dall’Index librorum prohibitorum, una lista di libri interdetti dal Concilio di Trento.
Cacciati a più riprese dal Pont Neuf, fu soltanto nel XVII secolo che i mercanti ambulanti iniziarono a piazzarsi stabilmente sul ponte e sulle banchine della Senna trasformando i loro cartoni itineranti in postazioni sedentarie per la vendita di libri e riviste.
Oggi i bouquinistes non sono più venditori ambulanti ma, allineati sapientemente lungo la Senna, rappresentano una parte integrante del paesaggio urbano parigino.
La parola bouquiniste viene dal fiammingo boeckjîn e significa piccolo libro.
Le postazioni dei bouquinistes sono costituite da scatole montabili di 2 metri ciascuna che poste l’una accanto alle altre creano un colpo d’occhio molto suggestivo.
Se siete alla ricerca di un numero di Asterix per completare la vostra collezione, di un romanzo del vostro autore esistenzialista preferito, di una copertina delle riviste degli anni ’60 e ’70 su cui campeggiava Brigitte Bardot o Alain Delon, adesso sapete dove andare!