Una tradizione francese: la galette des rois

La galette des rois

In Francia ci si augura il buon anno durante tutto il mese di gennaio.
Un’altra tradizione che si estende a tutto il mese di gennaio è quella della galette des rois in occasione della quale i francesi degustano una fragrante torta di frangipane che solitamente accompagnano con un bicchiere di sidro.
Dissimulata tra le soffici sfoglie del delizioso dolce, si nasconde una minuscola statuetta che anticamente era costituita da una fava.
Chi trova la cosiddetta fève viene eletto re o regina della giornata e riceve una luccicante corona di carta.
La tradizione vuole che il più giovane invitato si nasconda sotto il tavolo e decida l’assegnazione delle parti di torta.
Pronunciando a voce alta il nome della persona, il giovane sceglie a chi attribuire ogni fetta e, inconsapevolmente, decide a chi consegnare la parte contenente la fève.

L’originale idea di nascondere un oggetto nella torta proverrebbe da un’usanza romana che consisteva nello scegliere il re della festa lanciando una fava.
Il rito di celebrare l’adorazione dei magi ritrovandosi attorno a una torta di frangipane risale al XIV secolo.
Il dolce veniva diviso in tante parti quanti erano gli invitati e una parte supplementare, chiamata la fetta del Signore o la fetta della Madonna, destinata al primo povero che si presentava.
La forma rotonda e il colore dorato del tipico dolce dell’epifania richiama il culto solare celebrato durante i Saturnali.
Oggi all’interno della galette si può trovare di tutto: personaggi del mondo Disney, miniature di Batman, l’uomo ragno, Asterix e persino gioielli.
La tradizione della galette comincia il giorno dell’epifania, il 6 gennaio, in cui si ricorda la visita da parte dei re magi al divino bambino e quindi la rivelazione e la manifestazione di Gesú a tutti i popoli del mondo.
Giunti dall’Oriente, i tre re giunsero fino a Betlemme seguendo la luce di una stella cometa e si inginocchiarono dinanzi al figlio di Dio.
Melchiorre portò in dono l’oro (simbolo reale), Baldassarre offrì l’incenso (simbolo di divinità) e Gaspare regalò la mirra (simbolo della sofferenza redentrice).

Sixt e il presidente

Sixt e il presidente

Sixt e il presidente

La compagnia di locazione d’auto SIXT adatta spesso le pubblicità ai fatti salienti del momento.
Recentemente il sito web della compagnia e varie pubblicità su carta stampata hanno lanciato un consiglio al presidente della Repubblica francese, François Hollande, riguardo la vicenda amorosa con l’attrice Julie Gayet.
Il messaggio che campeggiava nello spot pubblicitario era questo “Presidente, la prossima volta eviti lo scooter. Sixt affitta auto con i vetri oscurati”.

I cliché sui francesi

Appassionati di calcio, festaioli, Don Giovanni, mammoni, sempre pronti a intonare una canzone, amanti della pizza e del buon caffé, innamorati della pasta e cattolici.
Questi sono solamente alcuni dei cliché e degli stereotipi che riguardano il popolo italiano.
E i francesi? La risposta in uno spassoso video.

I falsi amici

I falsi amici

I falsi amici

No, non vi parlerò di quell’amico che ha tradito la vostra fiducia o di quell’altro che vi chiama solamente quando ha bisogno di voi.
Voglio presentarvi, invece, i cosiddetti faux amis ovvero falsi amici linguistici che possono impelagarvi in spiacevoli incomprensioni.
La somiglianza fonetica ci induce spesso a pensare che una certa parola francese abbia lo stesso significato del corrispettivo italiano.
In realtà molti termini francesi che somigliano a parole italiane, per pronuncia o per l’ortografia, hanno significati completamente diversi.
Facendo sempre attenzione a non confondere il significato dei falsi amici, eviterete fraintendimenti di ogni tipo e situazioni poco felici.

Ecco alcuni dei principali falsi amici e il relativo significato.

Ajuster = regolare                    Aggiustare = réparer
Attacher = legare                     Attaccare = attaquer
Botte = stivale                       Botte = tonneau
Boudin =  sanguinaccio             Budino = flan
Brut = lordo                          Brutto = laid
Cantine = mensa                       Cantina = cave
Case = casella                        Casa = maison
Code = codice                         Coda = queue
Confetti = coriandoli                 Confetti = dragées
Costume = vestito da uomo     Costume da bagno = maillot de bain
Déjeuner = pranzare                 Digiunare = jeuner
Facteur = postino                     Fattore = fermier
Fermer = chiudere                   Fermare = arrêter
Firme = ditta                         Firma = signature
Gare = stazione                       Gara = compétition
Gueule = bocca                        Gola = gorge
Lasser = stancare                   Lasciare = laisser
Limonade = gazzosa               Limonata = citronnade
Nonne = monaca                     Nonna = grande-mère
Pelle = pala                          Pelle = peau
Poli = educato                        Pulito = propre
Poltronne = vigliacca             Poltrona = fauteuil
Soldes = saldi                        Soldi = argent
Ville = città                         Villa = pavillon

Panzani: questo sconosciuto

La pasta Panzani

Mimetizzata tra spaghetti Barilla, fusilli Garofalo e bucatini De Cecco, la pasta Panzani campeggia fieramente in tutti i supermercati francesi.
La Panzani è una delle marche di pasta più consumate in Francia e agli occhi dei francesi rappresenta un simbolo d’italianità e della cucina del Belpaese.
Peccato che in Italia questa pasta non sia mai stata commercializzata e probabilmente non lo sarà mai.
Sebbene le pubblicità insistano sulla sua italianità, la Panzani è prodotta interamente in Francia, nella zona di Lione, e non ha nulla a che vedere con l’Italia.
I pubblicitari della marca, al fine di incrementare le vendite, hanno pensato bene di giocare con la bandiera italiana per decorare le confezioni e concepire spot pubblicitari che abbondano di riferimenti allo Stivale.
L’unico legame con l’Italia è la nazionalità del fondatore della marca Giovanni Ubaldo Panzani che nel 1929 prese la nazionalità francese e si fece chiamare Jean Panzani.

Il giovane Panzani decise di continuare il mestiere del padre e cominciò a produrre pasta artigianale che consegnava in bicicletta.
Il gruppo Panzani, che oltre a vari tipi di pasta produce anche salse e condimenti, ha conosciuto un rapido sviluppo ed è oggi una delle marche preferite dei francesi.
Il problema è che i francesi considerano la Panzani come una pasta italiana e pensano che noi italiani la divoriamo fin da piccoli.
Pur essendo estremamente nazionalisti, sciovinisti e fedeli alla bandiera, i francesi accarezzano il tricolore italiano pur di vendere qualche pacco di pasta in più.
Tutto è concesso nel marketing e la Panzani riuscirà pure a infinocchiare la sua pasta pseudo-italiana ai francesi, gli italiani la snobberanno e continueranno ad acquistare le marche prodotte in Italia.
In ultima analisi voglio comunque sottolineare che anche la qualità delle marche italiane di pasta risulta più scarsa in Francia, probabilmente a causa della qualità di grano utilizzata: essendo destinate a palati meno esigenti di quelli italiani, le marche di pasta prodotta in Italia per l’esportazione prendono il lusso di abbassare la qualità del prodotto (per la gioia di noi italiani all’estero!).

Una birra parigina

Gallia: una birra parigina

Non tutti sanno che anche Parigi ha la sua birra: la birra Gallia
La birreria che produsse inizialmente la birra Gallia risale al 1878 e si trovava al 14 della rue de la Voie Verte, nel XIV arrondissement, oggi divenuta rue du Père Corentin.
In quell’epoca quel quartiere comprendeva campi di grano, campi di frutta, cave e numerose balere che servivano vino di Bagneux, Montrouge e Chatillon.
Varie brasserie cominciarono a stabilirsi nella zona sfruttando le cave sotterranee per la fermentazione e la conservazione della birra.
L’azienda Nouvelle Gallia raggiunse un ottimo successo di vendite ma crollò miseramente a causa delle difficoltà legate alla seconda guerra mondiale e alla concorrenza delle birre straniere.
E così la birreria parigina chiuse i battenti nel 1968.
Quarant’anni dopo la chiusura dell’azienda e un secolo dopo la creazione della marca, la birra Gallia è rinata grazie all’opera di Guillaume e Jacques, due distillatori appassionati.
La birra Gallia è oggi prodotta a 60 chilometri da Parigi e il sogno dei due produttori parigini è quello di riportare la fabbricazione dentro le mura della città.

In realtà chi volesse bere una birra prodotta a Parigi ha già la possibilità di farlo.
E’ sufficiente recarsi alla brasserie de la Goutte d’Or (28, rue de la Goutte d’Or, 75018), dal mercoledì al venerdì dalle 17 alle 19, dove Thierry Roche distilla l’unica birra prodotta nella capitale francese.
Ispirato dall’atmosfera multietnica del quartiere Chateau Rouge in cui si trova la brasserie, Thierry ha prodotto una birra bionda aromatizzata al dattero e una bruna con una nota di zenzero.
La brasserie della Goutte d’Or ha resuscitato un savoir-faire parigino che mancava da tempo e che è stato altamente apprezzato dagli abitanti del quartiere: le degustazioni organizzate dal birraio parigino sono affollatissime.

Le parolacce in francese

Le parolacce in francese

Le parolacce in francese

Ricevo tantissime email da compatrioti che desiderano lasciarsi alle spalle il Belpaese e iniziare una nuova vita a Parigi.
Spesso, però, gli italiani che aspirano a diventare abitanti della ville lumière non presentano un requisito fondamentale: la padronanza della lingua francese.
Malgrado la motivazione e la voglia di andare via da una realtà che vi sta stretta e nella quale non vi riconoscete più, se non possedete almeno le basi linguistiche l’integrazione nel tessuto sociale parigino sarà impossibile.
Se decidete di trasferirvi a Parigi senza conoscere una parola di francese, le possibilità professionali saranno limitatissime: potrete solamente lavorare in ristoranti italiani assumendo mansioni che non richiedano il contatto con il pubblico.

Cosiglio, a chi desidera ardetemente iniziare una nuova vita a Parigi ma non conosce la lingua, di seguire un buon corso prima di compiere il grande passo.
L’Alliance Française propone un’ampia scelta di corsi linguistici, concepiti in base alle conoscenze già possedute dagli studenti, per l’apprendimento del francese direttamente a Parigi.
Personalmente ritengo più saggio la frequenza di un corso linguistico prima della partenza per la Francia.
Chi non volesse affrontare le onerose spese d’iscrizione, può sempre sfruttare quella inesauribile e preziosa miniera d’informazioni chiamata Internet.
Esistono tantissimi materiali dedicati all’apprendimento del francese sparsi tra le maglie della Rete, bisogna avere pazienza e spulciare minuziosamente tutte le fonti disponibili.

Non essendo un professore di francese non posso aiutarvi a imparare questa lingua che rappresenta la chiave di accesso al vostro sogno di abitare a Parigi.
Cercherò di darvi una mano nei limiti delle mie possibilità, consigliandovi dei link utili e pubblicando qualche sporadico post che vi permettà di possedere le basi per pronunciare qualche semplice frase al vostro arrivo nella ville lumière.
Il primo passo da compiere è quello di studiare la fonetica: il francese presenta suoni e fenomeni fonetici sostanzialmente diversi dall’italiano.
Basti pensare che la lingua dei nostri cugini galli comporta ben 12 vocali e una serie di consonanti nasali inesistenti nella lingua italiana.
Questo interessante sito presenta una panoramica della fonetica francese corredata da supporti audio per ascoltare la pronuncia e da utili esercizi per facilitarne l’apprendimento.
Infine per dare un piccolo contributo a chi il francese non lo conosce, fornirò qualche dritta linguistica per compiere i primi passi nella città di Voltaire e Robespierre.
Comincerò i miei articoletti linguistici dalla fine, ovvero da quella zona d’ombra che ogni lingua possiede: le parolacce.
Troverete di seguito le parolacce maggiormente usate dai francesi nel linguaggio quotidiano con la relativa traduzione.
Cercate di memorizzarle e ascoltatene la pronuncia utilizzando questo sito (inserite la parola che volete ascoltare e selezionate “lingua francese”).

IMPORTANTE: Imparate queste parole ma non utilizzatele mai durante le vostre future conversazioni in francese. Le state imparando soltanto per sapere se qualcuno vi sta insultando.
Utilizzandole nei vostri discorsi suonereste volgari alle orecchie degli interlocutori francesi che non avranno voglia di proseguire la conversazione con voi.
Quindi imparatele ma non usatele!

Merde

Il significato lo si capisce facilmente. Viene utilizzato spesso come imprecazione.

Putain

Equivale al nostro “caz*o!” Lo si sente continuamente per le vie di Parigi e tra le tante parolacce francesi è quella che viene utilizzata maggiormente in ogni sorta di situazione.

Chier

Significa “cag*re” e anche questa parola viene usata spessissimo dai francesi specialmente nell’espresstione “fait chier” paragonabile al nostro “Vaff*nculo!”. I francesi amano lamentarsi continuamente e questa espressione spunta frequentemente sulle loro labbra.

Bordel

Letteralmente equivale al sinonimo italiano (bordello) usato per esprimere una situazione caotica. Usato come imprecazione questo termine potrebbe essere associato al nostro “Caz*o!”
L’espressione “Bordel de merde” enfatizza maggiormente il senso di contrarietà di chi la pronuncia.

Foutre

Ovvero “fot*ere“. Lo si ritrova nelle espressioni “Va te faire foutre (vai a farti fot*ere)” o “J’en ai rien à foutre (non me ne frega niente)”.

Con / Conne / Connard/ Connasse

Tante parole per dire la stessa cosa: “Cogl*one”.

Ta gueule

Maniera molto volgare e aggressiva per dire “Stai zitto/a!”

Salop / salope / pute

Donna di facili costumi…

Fils de pute

Figlio della donna di facili costumi…

Bite

Significa “Caz*o” ma in questo caso non come imprecazione ma proprio per indicare il pistolino degli uomini

Chatte

Uno dei tanti falsi amici della lingua francese che può causarvi imbarazzanti fraintendimenti. Questa parola significa “gatta” ma viene anche utilizzato per riferirsi all’organo genitale femminile.

Niquer / Enculer

Equivalente di “fott*re”

Baiser

Corrisponde al nostro “scop*re”.
Anche questo termine rappresenta una trappola letale per gli italiani da poco trasferitisi a Parigi.
L’italiano ingannato dalla somiglianza fonetica tende a tradurre la frase “Ti bacio” con “Je te baise”.
Se commetterete questo errore, direte al vostro interlocutore “Ti sc*po” al posto di “Ti bacio” che in francese si dice “Je te fais la bise” o “Je t’embrasse”.

Se il tema delle parolacce vi appassiona, vi consiglio di visitare il sito The Bad Word che classifica le parolacce più famose in francese e italiano.

Esistono molte altre colorite espressioni che popolano la volgarità della lingua francese ma non vi sarebbe utile apprenderle.
Adesso che conoscete le principali parolacce francesi potrete capire se qualcuno vi offenderà durante la vostra permanenza a Parigi.
In ogni caso non usate mai queste parole, non fareste altro che sporcare le vostre espressioni e indisporre chi vi ascolta.
Cercherò di proporvi qualcosa di più interessante la prossima volta che scriverò della lingua francese.

Il Verlan: una lingua al contrario

Il Verlan: una lingua al contrario

Se sbarcate per la prima volta sul pianeta Parigi, dopo aver studiato la lingua francese sui libri di scuola, vi renderete rapidamente conto delle molteplici sfumature che la lingua di Molière può assumere.
I francesi tendono spesso a contrarre e abbreviare le parole lunghe (es: resto sta per restaurant, ado sta per adolescent).
La lingua francese si colora costantemente di nuove forme lessicali provenienti dallo slang giovanile e da neologismi tratti dalle tendenze della cultura moderna.
Esiste poi una forma particolare di espressione che rappresenta un vero e proprio linguaggio in codice: il verlan.
Questo insolito slang linguistico si ricava invertendo l’ordine delle sillabe delle parole creando così nuovi vocaboli ( la stessa parola verlan deriva dall’inversione delle sillabe della parola l’envers).
L’origine di questo atipico codice verbale, molto in voga tra i giovani delle periferie parigine, resta oscura e si colloca intorno al 1950.
Alcuni studiosi affermano che il filosofo Voltaire abbia creato il suo pseudonimo invertendo le sillabe del comune di Airvault.
Altri letterati scorgono i primi albori del verlan già nel XII secolo nella famosa opera Tristano e Isotta: in un passo del racconto, Tristano camuffa la sua identità utilizzando il nome di Tantris.

In ogni caso questa forma linguistica si è diffusa su larga scala a partire dagli anni 1990 grazie all’avvento della musica rap e delle sue originali espressioni.
Il successo del verlan tra gli strati più popolari della società e il suo impiego nei testi di molte canzoni e film ha contribuito alla sua enorme diffusione.
Il verlan è facilmente identificabile foneticamente e numerose parole invertite sono entrate a far parte del vocabolario quotidiano di tantissimi giovani.

Eccovi alcune delle espressioni più diffuse:
Femme (donna): meuf
Fête (festa): teuf
Flic (poliziotto): keuf
Fond (fondo): donf
Fou (pazzo): ouf
Laisse tomber (lascia stare): Laisse beton

Tuttavia non tutte le parole possono essere tradotte in verlan: è necessario che la parola sia abbastanza orecchiabile e che si presti bene all’inversione dal punto d vista fonetico.

Loto Foot: scommettere a Parigi

Una schedina del Loto Foot

Da quando vi siete trasferiti a Parigi vi manca terribilmente la schedina domenicale ? Quando abitavate in Italia eravate dei frequentatori accaniti della SNAI e scommettevate su tutto, dal calcio al festival di Sanremo ? Totocalcio e totogol riempivano i vostri pomeriggi e adesso vi sentite svuotati ?
Per ovviare a questo senso di vuoto esistono varie soluzioni.
Potete recarvi in una delle tante tabaccherie della capitale francese e giocare al Loto Foot che equivale alla nostra schedina.
Questo concorso ideato dalla FDJ (Francaise des Jeux) esiste in due diverse formule: Loto Foot 7 e Loto Foot 15.
La differenza sta nel numero di pronostici da azzeccare.
Come per le schedine italiane, potrete scegliere di giocare anche doppie o triple per una determinata partita: pagherete di più ma avrete più possibilità di vincere.
Il Loto Foot è principalmente dedicato alle partite del campionato di calcio francese ma ogni tanto è possibile scommettere sulle squadre italiane.
Se questo tipo di scommesse calcistiche non vi soddisfa, potete fare ricorso ai tanti siti di scommesse sportive online come per esempio B-Win.

A year in the merde

A year in the merde

Forse un giorno scriverò anch’io un libro per raccontare le mie avventure da “italiano all’estero” per aiutare e divertire altra gente che come me ha fatto questa scelta.
Magari lo farò quando sarò in pensione, se la pensione esisterà ancora!
In ogni caso per adesso non ho nè il tempo nè la pretesa di scrivere un libro e mi limito a riempire questo blog di articoletti.
Nell’attesa del mio debutto da autore mi diverto a leggere le storie di altri expat ovvero immigrati che, come me, si sono lasciati tutto alle spalle per stabilirsi a Parigi.
L’ultimo libro che ho letto a tal proposito s’intitola A year in the merde di Stephen Clarke, un giornalista inglese che racconta le sue vicissitudini durante la permanenza a Parigi.
Il libro racconta la storia di Paul West, pseudonimo che designa l’autore, un giovane britannico che viene a lavorare per un anno a Parigi.
Il fascino del libro deriva dall’abilità di Clarke nel descrivere le sue idiosincrasie a contatto con la cultura francese con tanti aneddoti che denotano lo shock culturale.
Il giovane inglese pensa di essere sbarcato su un altro pianeta quando si rende conto che ogni mese è segnato da uno sciopero diverso, che le riunioni di lavoro durano ore, che le strade di Parigi sono tappezzate di cacche di cani (il titolo del libro deriva proprio dalla frequenza con cui il protagonista le calpesta) e che i camerieri delle brasserie decidono quando è il momento di servire i clienti.

La trama del romanzo narra la fase di adattamento a Parigi di questo giovane inglese di belle speranze venuto in Francia per aprire una catena di saloni da tè all’inglese.
Il protagonista del romanzo sembra essere un incrocio tra Mister Bean, Hugh Grant e David Becham che giorno dopo giorno impara a convivere con i mille problemi della quotidianità parigina.
La lettura del libro è gradevole e contiene alcune perle d’umorismo e sagacia che impreziosiscono la narrazione stigmatizzando le contraddizioni della cultura francese.
La burocrazia, il mondo del lavoro, i trasporti e la politica francese vengono scandagliati attentamente dall’occhio critico di Clarke che emette la sua pungente sentenza.
Stephen Clarke scrisse questa sorta di “guida di sopravvivenza” in Francia per divertimento.
Inizialmente stampò solamente duecento copie da distribuire ad amici e conoscenti mettendo in vendita su Internet le rimanenti copie.
Grazie a un massiccio passaparola e all’attenzione di alcune librerie, il libro ottenne immediatamente un grande successo.
A year in the merde è diventato oggi un best-seller internazionale (è stampato in ben 16 paesi), una sorta di manifesto degli expats parigini.
La storia è raccontata egregiamente mantenendo il giusto equilibrio tra comprensione ed ilarità pungente.
Un libro da leggere assolutamente.