Una tradizione francese: la galette des rois

La galette des rois

In Francia ci si augura il buon anno durante tutto il mese di gennaio.
Un’altra tradizione che si estende a tutto il mese di gennaio è quella della galette des rois in occasione della quale i francesi degustano una fragrante torta di frangipane che solitamente accompagnano con un bicchiere di sidro.
Dissimulata tra le soffici sfoglie del delizioso dolce, si nasconde una minuscola statuetta che anticamente era costituita da una fava.
Chi trova la cosiddetta fève viene eletto re o regina della giornata e riceve una luccicante corona di carta.
La tradizione vuole che il più giovane invitato si nasconda sotto il tavolo e decida l’assegnazione delle parti di torta.
Pronunciando a voce alta il nome della persona, il giovane sceglie a chi attribuire ogni fetta e, inconsapevolmente, decide a chi consegnare la parte contenente la fève.

L’originale idea di nascondere un oggetto nella torta proverrebbe da un’usanza romana che consisteva nello scegliere il re della festa lanciando una fava.
Il rito di celebrare l’adorazione dei magi ritrovandosi attorno a una torta di frangipane risale al XIV secolo.
Il dolce veniva diviso in tante parti quanti erano gli invitati e una parte supplementare, chiamata la fetta del Signore o la fetta della Madonna, destinata al primo povero che si presentava.
La forma rotonda e il colore dorato del tipico dolce dell’epifania richiama il culto solare celebrato durante i Saturnali.
Oggi all’interno della galette si può trovare di tutto: personaggi del mondo Disney, miniature di Batman, l’uomo ragno, Asterix e persino gioielli.
La tradizione della galette comincia il giorno dell’epifania, il 6 gennaio, in cui si ricorda la visita da parte dei re magi al divino bambino e quindi la rivelazione e la manifestazione di Gesú a tutti i popoli del mondo.
Giunti dall’Oriente, i tre re giunsero fino a Betlemme seguendo la luce di una stella cometa e si inginocchiarono dinanzi al figlio di Dio.
Melchiorre portò in dono l’oro (simbolo reale), Baldassarre offrì l’incenso (simbolo di divinità) e Gaspare regalò la mirra (simbolo della sofferenza redentrice).

Terrore senza fine

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L’odio verso la Francia e l’Occidente

Un’altra tragedia si è consumata lunedì scorso alle porte di Parigi, un altro orribile delitto perpetrato dal terrorismo islamico nei confronti del mondo occidentale.
Una coppia di poliziotti è stata barbaramente uccisa mentre si trovava nella propria casa di Magnanville, un piccolo comune nelle Yvelines, davanti gli occhi innocenti del figlioletto di tre anni.
Poco dopo le otto di sera, il comandante Jean-Baptiste Solvaing rientra a casa dopo una giornata di lavoro.
Un individuo, nascosto dietro il cancello che da accesso al terreno dell’abitazione, si getta sul poliziotto e lo accoltella selvaggiamente.
La vittima tenta di fuggire gridando ai vicini di chiamare i soccorsi e mettersi in salvo ma, Larossi Abballa, il suo assalitore, torna su di lui e lo finisce sferrando una serie di coltellate fatali.
Dopo aver assassinato il comandante Solvaing, Abballa si rinchiude in casa e sequestra la moglie del poliziotto, Jessica Schneider, segretaria al commissariato di Mantes La Jolie, e il figlio della coppia.
Giunta sul posto, la brigata anti-criminalitá circonda la casa e inizia a negoziare con il sequestratore.

Larossi Abballa utilizza il dialogo con la polizia per rivendicare il suo gesto: si dichiara musulmano praticante, dice di far parte dell’ISIS, lo Stato Islamico, e aggiunge di avere agito in risposta all’appello lanciato dall’emiro Abou Bakr Al-Baghdadi che aveva invitato, durante il ramadan, a uccidere gli infedeli in casa loro, insieme alle loro famiglie.
Al termine delle rivendicazioni, il terrorista interrompe le comunicazioni con la polizia che decide di intervenire e penetrare nel domicilio: Abballa viene ucciso dalle forze speciali, Jessica Schneider viene ritrovasta sgozzata e il bambino, di soli tre anni, salvo ma in stato confusionale.
Prima di essere ucciso, il jihadista si era filmato e aveva diffuso un video su Facebook dove ribadisce le sue rivendicazioni minacciando di trasformare l’Euro 2016 in un cimitero per la Francia.
Come spesso accade in questi tragici eventi, l’assassino era ben conosciuto dai servizi di polizia: era già stato condannato per terrorismo per la partecipazione a una filiera jihadista afghano-pakistana, era schedato con la Fiche S che designa gli islamisti radicali e le sue conversazioni telefoniche erano sotto controllo.

La lunga scia di sangue, terrore e violenza continua a dilaniare una Francia oramai in ginocchio.
Dopo la strage di Charlie Hebdo del 7 gennaio dello scorso anno, i sanguinosi attentati del 13 novembre culminati con la carneficina del Bataclan, numerosi omicidi di stampo islamico, come l’assassinio di Aurélie Chatelain e di Hervé Cornara, la gente aspetta misure concrete dal governo per arrestare gli attacchi terroristici.
Quante altre vittime bisognerà attendere prima che lo Stato intervenga concretamente per annientare la piaga del terrorismo islamico? Quanto altro sangue innocente dovrà scorrere? Se l’attentatore era già schedato e conosciuto dai servizi anti-terrorsimo, perchè non è stato fermato in tempo?
Lo stato d’emergenza tutt’ora in vigore, dichiarato dal Presidente della Repubblica Hollande, conferisce maggiore potere d’azione alle forze dell’ordine ma, purtroppo, non rappresenta una soluzione alla minaccia islamica.
Bisogna intervenire con il pugno fermo nei luoghi dove si predica l’odio e si propaga l’islamismo radicale, condannare in maniera dura chi si macchia di crimini di stampo terroristico ed evitare episodi di recidivismo.

Il governo Hollande, dopo ogni tragedia recente, ha indetto marce, manifestazioni simboliche e momenti di raccoglimento per onorare e ricordare le vittime e ha invitato la popolazione a non amalgamare o etichettare l’intera comunità musulmana.
E’ giusto organizzare manifestazioni per riunire il popolo ed è comprensibile l’invito del governo a non fare di tutta l’erba un fascio per evitare derive razziste o xenofobe.
L’eccessiva tolleranza, però, può sfociare nell’indifferenza, il terreno ideale per l’anarchia e il caos: il governo deve prendere atto che una guerra è in corso e che la Francia è già da tempo nel mirino dei jihadisti.
Difendersi, in casa propria, è più che legittimo ma per farlo serve un governo capace di azioni concrete e di legiferare al fine di sradicare il terrorismo che prolifera indisturbato.
Se si continua a sottovalutare la minaccia che incombe sull’Europa, le profezie di Oriana Fallaci, che come una Cassandra inascoltata aveva previsto lo scenario odierno, diventeranno realtà.
La Fallaci che aveva parlato della fine dell’Europa e l’avvento dell’Eurabia fu processata in  Francia, nel 2002, con l’accusa di razzismo-religioso e xenofobia.
Eppure basterebbe rileggere i suoi libri, La Rabbia e l’Orgoglio (2001), La forza della ragione (2004) e Oriana Fallaci intervista se stessa (2004), alla luce degli eventi degli ultimi due anni per rendersi conto che le sue denunce, anche se scomode, crude e fastidiose, non erano poi cosi sbagliate.

Euro 2016: un campionato ad alto rischio

euro 2016 hooligans marseille

Hooligans scatenati a Marsiglia

L’Europeo di calcio 2016, da poco cominciato, si presenta come un evento ad alto rischio per la Francia e la sua sicurezza.
Il clima, già tesissimo per le proteste contro la legge sul lavoro El-Khomri e il rischio di nuovi attentati a opera di estremisti islamici, è stato ulteriormente inasprito dall’esplosione di violenza legata al campionato di calcio europeo.
Ieri sera, poco prima della partita Inghilterra-Russia, bande di hooligans scatenati hanno messo a ferro e fuoco Marsiglia: tifosi russi e inglesi si sono affrontati lanciando sedie, bottiglie e distruggendo i ristoranti e gli elementi urbani della città.
I sanguinosi episodi hanno tristemente ricordato i drammatici scontri del 1998 in occasione della partita della coppa del mondo Inghilterra-Tunisia.
Scene di guerriglia urbana e violente risse si sono susseguite prima e dopo la partita e un tifoso inglese versa ancora in gravissime condizioni lottando tra la vita e la morte.

Le forze dell’ordine erano consapevoli del rischio che incombeva su questa partita, avente un livello di rischio 3 su 4, ma non hanno potuto contenere la violenza dilagante dei gruppi di facinorosi.
In virtù di conflitti geopolitici, rivalità storiche e discriminazioni religiose e razziali, altre quattro partite presentano un alto rischio di scontri e violenze legate all’hooliganismo: Turchia-Croazia, Germania-Polonia, Inghilterra-Galles e Ucraina-Polonia.
Il governo francese ha cominciato a riflettere a nuove efficaci misure per contenere la violenza, come il divieto di vendere alcolici o la chiusura delle Fan-zone durante le partite a rischio.
Il ministro dell’interno, Bernard Cazeneuve, ha duramente condannato il comportamento deplorevole di questi pseudo-tifosi e ha assicurato che la situazione è sotto controllo.
Tuttavia non bisogna dimenticare che, poco prima dell’inizio dell’Euro 2016, un uomo intenzionato a compiere attentati sul territorio francese è stato arrestato, in Ucraina, con 125 chili di TNT e un vero e proprio arsenale di armi.

Le printemps des poètes 2016

printemps des poetes

Le printemps des poètes

Il legame tra la metrò parigina (la RATP) e la poesia continua anche quest’anno nell’ambito dell’iniziativa Printemps des poètes.
La stazione della metro di Parigi ospiteranno, dal 5 al 20 marzo, versi e rime delle più belle poesie di tutti i tempi.
La poesia sarà l’invitato d’onore della città di Parigi che l’accoglierà con orgoglio nelle piazze, strade, scuole, biblioteche e anche nella metropolitana.
La manifestazione Printemps des poètes che prevede più di 15000 iniziative in tutta la Francia e nei 60 paesi partecipanti, quest’anno è incentrata sul tema del XX° secolo: le Grand XXe d’Apollinaire à Bonnefoy – cent ans de poésie.
L’evento sarà l’occasione di celebrare i 50 anni della collezione emblematica Poésie/Gallimard, nata nel marzo del 1966, dove si trovano riuniti i grandi nomi del secolo scorso.

Euro 2016 – La Francia celebra il calcio

euro 2016

Euro 2016

La fase finale della quindicesima edizione del campionato Europeo di calcio, l’UEFA EURO 2016, si terrà in Francia dal 10 giugno al 10 luglio 2016.
Per la terza volta nella sua storia, l’Esagono accoglierà le migliori squadre europee che si contenderanno il titolo di campione d’Europa:  51 partite attireranno  circa due milioni e mezzo di spettatori nei dieci stadi scelti per la competizione.
Il sorteggio di Parigi ha inserito l’Italia in un girone difficile insieme a Belgio, Svezia e Irlanda.
La Francia, che inaugurerà l’EURO 2016 venerdi 10 giugno contro la Romania, ha un girone più abordabile: oltre ai rumeni, i cugini francesi affronteranno Albania e Svizzera.
Forza Azzurri!

Ecco il calendario della fase finale dell’EURO 2016:

Fase a gironi :
Venerdi 10 giugno, 21h:00 (Saint-Denis) : Francia – Romania – Gruppo A
Sabato 11 giugno, 15h:00 (Lens) : Albania – Svizzera – Gruppo A
Sabato 11 giugno, 18h:00 (Bordeaux) : Galles – Slovacchia – Gruppo B
Sabato 11 giugno, 21h:00 (Marsiglia) : Inghilterra – Russia – Gruppo B

Domenica 12 giugno, 15h:00 (Parigi) : Turchia – Croazia – Gruppo D
Domenica 12 giugno, 18h:00 (Nice) : Polonia – Irlanda del Nord – Gruppo C
Domenica 12 giugno, 21h:00 (Lille) : Germania – Ucraina– Gruppo C
Lunedi 13 giugno, 15h:00 (Toulouse) : Spagna – Repubblica Ceca– Gruppo D

Lunedi 13 giugno, 18h:00 (Saint-Denis) : Irlanda- Svezia – Gruppo E
Lunedi 13 giugno, 21h:00 (Lione) : Belgio- Italia – Gruppo E
Martedi 14 giugno, 18h:00 (Bordeaux) : Austria -Ungheria – Gruppo F
Martedi 14 giugno, 21h:00 (St-Étienne) : Portogallo- Islanda – Gruppo F

Mercoledi 15 giugno, 15h:00 (Lille) : Russia – Slovacchia – Gruppo B
Mercoledi 15 giugno, 18h:00 (Parigi) : Romania – Svizzera – Gruppo A
Mercoledi 15 giugno, 21h:00 (Marsiglia) : Francia – Albania – Gruppo A
Jeudi 16 giugno, 15h:00 (Lens) : Inghilterra – Galles – Gruppo B

Jeudi 16 giugno, 18h:00 (Lione) : Ucraina- Irlanda del Nord – Gruppo C
Jeudi 16 giugno, 21h:00 (Saint-Denis) : Germania – Polonia – Gruppo C
Vendredi 17 giugno, 15h:00 (Toulouse) : Italia – Svezia – Gruppo E
Vendredi 17 giugno, 18h:00 (St-Étienne) : Repubblica Ceca- Croazia – Gruppo D

Vendredi 17 giugno, 21h:00 (Nice) : Spagna – Turchia – Gruppo D
Sabato 18 giugno, 15h:00 (Bordeaux) : Belgio- Irlanda– Gruppo E
Sabato 18 giugno, 18h:00 (Marsiglia) : Islanda -Ungheria – Gruppo F
Sabato 18 giugno, 21h:00 (Parigi) : Portogallo- Austria – Gruppo F

Domenica 19 giugno, 21h:00 (Lille) : Svizzera – Francia – Gruppo A
Domenica 19 giugno, 21h:00 (Lione) : Romania – Albania – Gruppo A
Lunedi 20 giugno, 21h:00 (St-Étienne) : Slovacchia – Inghilterra – Gruppo B
Lunedi 20 giugno, 21h:00 (Toulouse) : Russia – Galles – Gruppo B

Martedi 21 giugno, 18h:00 (Parigi) : Irlanda del Nord – Germania – Gruppo C
Martedi 21 giugno, 18h:00 (Marsiglia) : Ucraina- Polonia – Gruppo C
Martedi 21 giugno, 21h:00 (Bordeaux) : Croazia – Spagna – Gruppo D
Martedi 21 giugno, 21h:00 (Lens) : Repubblica Ceca- Turchia – Gruppo D

Mercoledi 22 giugno, 18h:00 (Lione) :Ungheria – Portogallo– Gruppo F
Mercoledi 22 giugno, 18h:00 (Saint-Denis) : Islanda – Austria – Gruppo F
Mercoledi 22 giugno, 21h:00 (Nice) : Svezia – Belgio – Gruppo E
Mercoledi 22 giugno, 21h:00 (Lille) : Italia – Irlanda – Gruppo E

Ottavi di finale (Eliminazione diretta)
Match 1 : Secondo Gruppo A – Secondo C (15h:00, 25 giugno, St-Étienne)
Match 2 : Primo D – Terzo B/E/F (21h:00, 25 giugno, Lens)
Match 3 : Primo B – Terzo A/C/D (18h:00, 25 giugno, Parigi)
Match 4 : Primo F – Secondo E (21h:00, 26 giugno, Toulouse)
Match 5 : Primo C – Terzo A/B/F (18h:00, 26 giugno, Lille)
Match 6 : Primo E – Secondo D (18h:00, 27 giugno, St-Denis)
Match 7 : Primo A – Terzo C/D/E (15h:00, 26 giugno, Lione)
Match 8 : Secondo B – Secondo F (21h:00, 27 giugno, Nice)

Quarti di finale
Giovedi 30 giugno, 21.00 (Marsiglia): Vincitrice Match 1 v Vincitrice Match 3 – QF1
Venerdi 1 luglio, 21.00 (Lille): Vincitrice Match 2 v Vincitrice Match 6 – QF2
Sabato 2 luglio, 21.00 (Bordeaux): Vincitrice Match 5 v Vincitrice Match 7 – QF3
Domenica 3 luglio, 21.00 (Saint-Denis): Vincitrice Match 4 v Vincitrice Match 8 – QF4

Semifinali
Mercoledi 6 luglio, 21.00 (Lione): Vincitrice QF1 v Vincitrice QF2 – SF1
Giovedi 7 luglio, 21.00 (Marsiglia): Vincitrice QF3 v Vincitrice QF4 – SF2

Finale
Domenica 10 luglio, 21.00 (Saint-Denis): Vincitrice SF1 v Vincitrice SF2

Le Pays des Bisounours

I Bisounours

I Bisounours

Ho lasciato l’Italia circa dieci anni fa.
E’ un bel Paese l’Italia e, ancora oggi, non capisco per quale motivo me ne sono allontanato.
E’ un Paese in cui regna la meritocrazia e i giovani, freschi di Laurea, trovano immediatamente un impiego a tempo indeterminato.
L’articolo 1 della costituzione, che recita “l’Italia è una democrazia fondata sul lavoro”, è rispettato meticolosamente e ogni anno, migliaia di neolaureati trovano lavoro grazie alle proprie competenze.
Il lavoro precario non esiste e il governo vara sistematicamente leggi e riforme finalizzate a garantire e incentivare l’occupazione, soprattutto quella dei più giovani.
Chi si trova nella sfortunata situazione della perdita del lavoro può contare su importanti ammortizzatori sociali che garantiscono una buona qualità di vita.
Il governo investe ingenti quantità di denaro nel campo della ricerca per agevolare il progresso scientifico e per mantenere in Italia i suoi eccellenti ricercatori.
E’ un Paese in cui non esiste la corruzione e i cittadini vigilano sul rispetto dei valori etici che hanno reso grande l’Italia e la sua reputazione nel resto del mondo.
I magistrati sono rispettati come divinità e i cittadini si affidano, con rigore e disciplina, alle loro decisioni.
I politici italiani mettono il bene dei cittadini davanti ai propri interessi personali e lottano quotidianamente contro le ingiustizie.
I nostri rappresentanti in parlamento prendono costantemente iniziative per ridurre le disuguaglianze sociali e manifestare il loro interesse verso la pratica della politica: riduzione dello stipendio, eliminazione dei vitalizi, riduzione del numero dei parlamentari, rinuncia ai vantaggi personali derivanti dalla carica politica.
I capi del governo mantengono sempre un comportamento integgerimo ed esemplare e, se commettono uno sbaglio o assumono atteggiamenti ritenuti immorali, sono pronti a fare un passo indietro abbandonando la carica che ricoprono.
Si sta bene in Italia, anzi benissimo.
Io, però, sono andato via perchè avevo voglia di conoscere un’altra cultura e un altro Paese.

Sono arrivato in Francia circa dieci anni fa.
E’ un bel Paese la Francia e ringrazio il cielo per essermi trasferito in questa nazione.
E’ un paese in cui fa sempre bel tempo e dove piove molto raramente.
Un sole raggiante illumina le giornate parigine e la stagione estiva dura più di quattro mesi.
Influenzati positivamente dal tempo mite, i francesi sono sempre sorridenti, non si lamentano mai di nulla e sono sempre pronti ad aiutare chi non parla la loro lingua.
La metropolitana di Parigi è un piccolo angolo di paradiso: si respirano fresche fragranze raffinate e un buon profumo di primavera, i pendolari discutono allegramente e simpatizzano tra loro, i passeggeri lasciano scendere educatamente gli altri prima di entrare nel vagone, la gente è distesa e rilassata.
Parigi è una città fantastica che garantisce a tutti un’ottima qualità di vita.
E’ possibile affittare un appartamento spazioso per poche centinaia di euro e il padrone di casa chiede pochissime garanzie.
Il prezzo del mattone è talmente basso che anche l’acquisto di una casa è alla portata di molti.
E’ il Paese dei diritti del’uomo e offre numerosi vantaggi economici e sociali ai suoi cittadini che, rispettosi e disciplinati, non approfittano mai del sistema e delle sue agevolazioni.
Il governo vara riforme eque e giuste che vengono accettate con molta comprensione dal popolo: i francesi  non scendono mai in strada a esprimere il proprio dissenso o, addiritttura, manifestare con forme violente di protesta.
Si sta bene in Francia, anzi benissimo.
Io, però, penso che un giorno andrò via perchè ho voglia di conoscere un’altra cultura e un altro Paese.

Ho già scelto la mia prossima destinazione: le Pays des Bisounours!

P.S.: Per chi non lo sapesse, l’espressione On n’est pas au Pays des Bisounours è utilizzata nel linguaggio francese per sottolineare, in maniera forte e colorata, che non viviamo in un mondo ideale.
Chi utilizza questa espressione fa capire al suo interlocutore che sta eccedendo con gli idealismi e le utopie e che la realtà è ben più dura e cruda.
E’ un modo simpatico per riportare con i piedi per terra chi ha tendenza a essere eccessivamente ottimista e a sognare un mondo ideale.
La parola Bisounours si riferisce a un cartone animato (andato in onda anche in italia con il nome di Orsetti del cuore) che ha come protagonisti dei teneri orsacchiotti circondati da stelline, farfalline, nuvolette, fiorellini colorati, arcobaleni e tanta tanta tranquillità!

Nutella o Mini-cooper?

Un'abbuffata di Nutella

Un’abbuffata di Nutella

I francesi tendono sempre di più a scegliere nomi esotici e originali per i propri figli.
Se negli anni ’50 Michel, Monique, Philippe e Martine erano i nomi maggiormente in voga, adesso Kevin, Emma, Enzo e Inès la fanno da padrone.
A volte, però, la voglia di scegliere un nome insolito e atipico è troppa e le scelte dei genitori possono rivelarsi infelici.
E’ il caso di una coppia di Valenciennes che voleva chiamare la figlia Nutella e a cui il giudice degli affari familiari ha rifiutato l’approvazione.
Il nome è stato considerato non conforme all’interesse del bambino perché corrispondente al nome commerciale della famosa crema alle nocciole da spalmare.
Stessa sorte è toccata a una coppia di genitori di Perpignan che si è presentata in comune insistendo per far registrare la bimba da poco nata con il nome di Mini-Cooper.
Il procuratore della repubblica ha rifiutato anche in questo caso la scelta del nome e ha chiesto ai genitori di scegliere un altro nome.

Vive la France!

Vive la France!

Vive la France!

Alimento le pagine di questo blog da diversi anni proponendovi curiosità, aneddoti, racconti e consigli relativi alla città di Parigi e alla cultura francese.
Ammetto che ho spesso utilizzato un tono pungente, amaro, sarcastico, duro, critico e una spiccata accezione negativa verso i parigini.
Con questo post voglio fare un piccolo mea culpa nei confronti dei nostri cugini francesi con cui da quasi 11 anni condivido la mia quotidianità.
Esistono differenze abissali che separano il popolo italiano da quello francese ma ciò non significa che uno sia migliore dell’altro.
Se in passato mi sono permesso di etichettare i francesi con epiteti e aggettivi talvolta acidi, era soltanto per stigmatizzare le divergenze e le sfumature culturali che ci allontanano.
Oggi, con una bella esperienza sul groppone da “italiano a Parigi” e qualche capello bianco in più, voglio ringraziare questa terra che mi ha accolto e che mi offerto la possibilità di realizzarmi.
Nel corso di questi anni trascorsi nella capitale francese, sono venuto a contatto con un campionario umano eterogeneo e vario.
Mi è capitato d’incontrare conducenti di taxi sgarbati e maleducati e altri cortesi e disponibili a una chiacchierata durante il tragitto, un vicino psicopatico che si metteva a urlare e a insultarmi ogni volta che invitavo amici a casa e una vicina gentilissima e sempre disponibile a darmi una mano, ristoratori scontrosi e/o disonesti e altri socievoli e cordiali, colleghi di lavoro squallidi e spietati e altri sinceri e affettuosi.
Non bisogna mai generalizzare i giudizi su di un popolo e la sua cultura: lo spirito dell’essere umano è talmente variegato e ricco di sfumature da non poter essere catalogato con semplici e riduttive etichette.
Vive la France!

Mucca o pecora?

Mucca o pecora?

Ogni volta che torno a Parigi dopo le vacanze trascorse in Sicilia le pagine di questo blog si tingono di sfumature agrodolci e gli articoli che pubblico hanno il sapore amaro della malinconia.
E’ come se tornando alla base parigina senta il bisogno di fare il punto della situazione cercando di venire a capo del groviglio di emozioni e sensazioni che si viene a creare dentro me.
Anche il seguente articoletto è foriero di quel senso di straniamento e alienazione che accompagna ogni mio rientro in Francia.
Sarà l’ultimo post di quest’anno ad avere toni grigiastri e striature nostalgiche, lo prometto!
Ridarò al blog il tono frizzante e spensierato che lo contraddistingue, tornando a proporvi iniziative originali, ad aggiornarvi sugli eventi parigini e a raccontarvi le novità culturali che rendono unica la capitale francese.
Dopo le vacanze natalizie, in particolar modo, mi viene automatico confrontare le mie due vite parallele e paragonarle inconsciamente tra di loro.
L’inizio di un nuovo anno rappresenta anche la chiusura di un ciclo temporale e un momento in cui si fa il bilancio di cosa si è fatto e dei progetti per il futuro.
Mi capita ogni anno, come penso capiti a milioni di persone nel mondo, ma quest’anno la conclusione alla quale sono arrivato è alquanto bizzarra: “sono una pecora ma la mucca che c’è dentro di me si sta prepotentemente svegliando”.
No, non mi riferisco all’oroscopo cinese e nemmeno a quello Maya ma piuttosto alla saggezza popolare siciliana che vale più di tutti gli astrologi e i veggenti esistenti su questo pianeta.

Chi legge le pagine di questo blog saprà che da qualche tempo a questa parte l’idea di lasciare Parigi per stabilirmi nella mia Sicilia natale mi frulla per la testa.
Durante le giornate trascorse a Cinisi mi è capitato di parlare con molte persone di questo mio progetto ricevendo come risposte pareri divergenti e discordanti.
Molti dei miei amici e delle mie conoscenze hanno, almeno inizialmente, scoraggiato questo mio ardente impeto e questa voglia di tornare alle origini.
Le loro frasi rimbombano ancora nella mia mente: “Bisogna stare dove c’è il pane!”, “Qui in Sicilia non c’è niente! Bisognerebbe immergerla sotto l’acqua quest’isola e poi farla rivenire a galla; solo così la mentalità dei siciliani potrebbe cambiare. Stai lì dove sei, non ti muovere.”
Un anziano signore che conosco da molto tempo ha addirittura citato una battuta del film di Tornatore Nuovo Cinema Paradiso recitandomi con foga la famosa frase che Alfredo (Philippe Noiret) dice a Totò (Salvatore Cascio)  “Questa terra è maledetta. Quando sei qui tutti i giorni hai la sensazione di essere al centro dell’universo, sembra che niente cambi mai. Poi te ne vai,un anno, due…E quando ritorni tutto è cambiato. Il filo è spezzato. Non ritrovi quello che stavi cercando, le tue cose non esistono più. Non è così? Devi andartene per molti, molti anni, prima di tornare e ritrovare di nuovo la tua gente, la terra dove sei nato. Ma non ora, non è possibile. Ora sei più cieco di me
Tuttavia questo non è un film ma la mia vita e per quanto la citazione cinematografica possa avermi toccato ed emozionato preferisco chiedere consiglio al mio migliore amico.

Alessandro mi conosce da molti anni e mi fido molto delle sue opinioni e dei suoi consigli perchè sono sempre dettati da un sapiente connubio di intelligenza, empatia e sincera amicizia.
Lo vado a trovare, poco prima del mio ritorno a Parigi, nella tipografia dove lavora e lo trovo impegnato a realizzare una delle sue tante creazioni grafiche.
Mi saluta affettuosamente e si stupisce nel vedermi spuntare dal nulla visto che non lo avevo informato di essere rimasto in Sicilia qualche giorno in più del previsto.
Iniziamo a discutere del paese, degli amici in comune, della situazione dell’Italia e di altri argomenti di comune interesse.
Poi il discorso cade sulla mia situazione e sulla delicata decisione che dovrò prendere tra qualche tempo.
Dibattiamo animatamente sui vantaggi e gli svantaggi di un possibile futuro in Sicilia o di un’eventuale permanenza a Parigi, ci proiettiamo avanti negli anni ipotizzando possibili scenari, montiamo e smontiamo i tasselli del mosaico della vita come se stessimo ricostruendo un puzzle immaginario.
La nostra discussione non approda a nessuna conclusione definitiva ma genera un evento che mi marca profondamente.

Il tipografo, che da molti anni gestisce l’azienda in cui lavora Alessandro, aveva ascoltato la conversazione e spinto dalla necessità di condividere il suo pensiero interviene nel dibattito.
L’arzillo signore aveva ascoltato le nostre elucubrazioni mentali dall’altro lato del negozio e aveva sentito il bisogno di prendere parola e raccontarci la sua storia.
Ci racconta della sua esperienza di vita all’estero quando era giovane, dei sacrifici e degli anni di lavoro in Svizzera lontano da tutti e da tutto.
Dieci lunghi anni durante i quali era riuscito a crearsi una posizione e a guadagnarsi degnamente da vivere fino a quando le sue radici lo hanno richiamato a casa.
Sentendo i nostri discorsi il mio compaesano ha rivisto passare davanti ai suoi occhi una fase importante della sua vita e ha rivissuto le emozioni, le incertezze e i dubbi che hanno accompagnato quel momento e che adesso sto vivendo io.
Il saggio tipografo, dopo aver concluso il suo aneddoto biografico, impreziosisce il racconto con un proverbio siciliano.
Mi guarda con una luce particolare negli occhi e mi dice: Ragazzo mio, qui da noi si dice “A vacca (sta) unni nasci, a pecora (sta) unni pasci” (ovvero “la mucca sta dove nasce, la pecora sta dove può mangiare”).
Al fine di ratificare maggiormente il senso delle sue parole, mi spiega che le mucche sono animali morbosamente legati ai luoghi abituali del loro pascolo e che li abbandonano con molta difficoltà; la pecora, invece, è capace di adattarsi a qualsiasi habitat naturale purchè abbia una sufficiente quantità d’erba da brucare.
Ascolto con grande ammirazione la verità e la saggezza egregiamente espresse in quel detto popolare che racchiude magicamente due lati antitetici e fondamentali della natura umana.
Guardo Alessandro con un sorriso beffardo e gli dico “Io ci sto provando a fare la pecora ma la mucca che c’è dentro di me sta uscendo fuori prepotentemente!”

E voi siete pecore o siete mucche?

Confessioni di un apolide

Confessioni di un apolide

Ripubblico di seguito un post che risale al gennaio di due anni fa. Il tempo è trascorso ma i miei sentimenti non sono cambiati.

Ed eccomi qua! L’ennesimo ritorno a Parigi dopo le tradizionali vacanze in Sicilia dove, come ogni anno, ho trascorso indimenticabili giornate.
Mi fa sempre una strana sensazione trascorrere le “vacanze” a casa mia, con la mia famiglia, nel mio paese, tra la mia gente e mi sembra altrettanto strano, poi, tornare a Parigi e sentirmi a casa: ritrovare le mie abitudini, la cerchia di amicizie parigine e quella routine metropolitana a cui ormai sono abituato.
Due vite parallele che avanzano incondizionatamente, due universi distanti ma mescolati insieme nella mia mente.
La mia attività onirica me lo dimostra costantemente: quando sono a Parigi sogno di persone, cose, aneddoti e luoghi siciliani e viceversa quando sono in Sicilia sogno “in francese”.
Ogni volta che ritorno in Sicilia, ho l’impressione che tutto sia rimasto come l’avevo lasciato l’ultima volta: è come se avessi premuto il pulsante stand by nel telecomando della vita, cristallizzando emozioni e persone, e che una volta ritornato, il flusso del tempo ricominci normalmente.
E’ uno stato d’animo particolare quello di chi vive sospeso tra due (o piú) Paesi, confinato in un limbo di emozioni e speranze, costretto alla nostalgia e condannato alla malinconia.
Questa struggente dicotomia dell’anima che si dibatte tra presente e passato, tra ricordi e realtà, tra tradizioni e pragmatismo, riguarda sopratutto i siciliani che lasciano la propria terra in cerca di un Eldorado lontano o semplicemente di dignità.

I siciliani, sono maggiormente legati alla proprie origini perchè provengono da una terra baciata dal sole e carezzata dal mare, dove non c’è nulla che vada per il verso giusto ma la gente ha sempre il sorriso sulla bocca.
O forse quest’eterna malinconia riguarda chiunque decida di lasciare il proprio paese, qualunque esso sia, per cercare fortuna altrove.
Mi sono sempre chiesto se il fatto di essere siciliano, di essere nato e aver trascorso tutta la prima parte della mia vita immerso in paesaggi da cartolina e tra gente genuina, possa aver accentuato il senso del distacco.
Da piccolo non avrei mai pensato di abbandonare la mia bella Sicilia.
Il pensiero non mi traversava minimamente lo spirito. Come lasciarla? Con quali parole le avrei detto Addio? Come lasciarmi alle spalle tutto ció che la Sicilia rappresentava per me e tutto quello che mi aveva dato? In che modo cancellarla dalla mia mente? Con quali occhi guardare il mare prima di partire? Impossibile!
Eppure l’ho fatto.
Ancora oggi mi chiedo dove abbia trovato la forza di lasciarmi tutto alle spalle, fare fagotto delle emozioni e dei ricordi che volevo portarmi dietro e partire.

Pensavo di fare la classica esperienza di qualche mese, tappa obbligata per qualsiasi studente laureato in Lingue che tramite l’Erasmus o il Leonardo o qualsiasi altro progetto, vuole mettere in pratica ció che ha studiato.
Non è stato l’Erasmus a portarmi a Parigi, nè il Leonardo o l’Archimede pitagorico ma è stata la vita che ha letteralmente sradicato la mia vecchia esistenza siciliana per impiantarla nella ville lumière.
Sono passati sette anni da quando la vita ha deciso la mia partenza.
A distanza di tempo, la Sicilia fa sempre parte del mio essere ma la mia vita ha assunto sfumature diverse da quando abito a Parigi.
Questa città è una creatura bella e dannata, una ninfa da baciare ma della quale non bisogna assolutamente innamorarsi o sarà lei ad avere la meglio e resterete, come il sottoscritto, invischiati tra le sue braccia.
Parigi è una carogna luccicante che sa ammaliare chi prova a sentirne l’odore o chi vuole solamente sfiorarla.
E’ facile restare impelagati in questa splendida città, godere dei piaceri che essa offre, abbandonarsi nei suoi meandri saporiti.
E’ facile sentirsi a casa a Parigi, ambientarsi, crearsi una nuova vita e non vedere passare gli anni.
Non è facile lasciare Parigi dopo che ti ha percorso l’anima.