Ultimi giorni al Lebua state at Tower

Il panorama dal balcone del Lebua

Martedì 12 Luglio. E’ il secondo dei due giorni che abbiamo deciso di trascorrere a Bangkok prima di abbandonare definitivamente la Thailandia e di concludere il nostro viaggio di nozze.
Il primo giorno lo abbiamo trascorso godendoci il comfort e il relax dell’hotel che abbiamo scelto per terminare il nostro soggiorno nel paese del sorriso.
Abbiamo deciso di finire in bellezza la nostra vacanza e abbiamo optato per un hotel 5 stelle situato nel centro di bangkok: il Lebua at State Tower.
Restiamo immediatamente sorpresi per la qualità del servizio e l’affabilità del personale che ci accoglie e ci illustra i servizi dell’hotel.
Il Lebua è facilmente riconoscibile nella skyline di Bangkok per via della sua cupola dorata che ospita il ristorante Sirocco e il suo famoso skybar dove è possibile degustare ottimi cocktail godendo di una vista panoramica mozzafiato.

Veduta panoramica su Bangkok

L’hotel occupa il secondo più alto grattacielo della capitale e offre una vista indescrivibile.
La suite che ci viene assegnata è enorme ed è dotata di tutte le comodità: televisione satellitare, bagno gigantesco con prodotti della marca Bulgari, internet gratuito, cucina, salottino, un’ampio frigorifero e un letto da favola.
Dopo pochi minuti un cameriere bussa alla porta per portarci una torta Happy honey moon offerta dall’hotel per augurarci una buona luna di miele.
Quello che apprezzo maggiormente della nostra stanza al Lebua è il balcone con vista sul Chao Praya: siamo al 58° piano e da questa altezza il colpo d’occhio sul fiume che si insinua tra i palazzi di Bangkok è semplicemente fantastico.

La vista mozzafiato sul Chao Praya

Mi affaccio ripetutamente al balcone durante la giornata per scattare qualche foto e apprezzare lo spettacolo della città che assume incantevoli sfumature mentre il sole va lentamente scendendo.
La colazione è gargantuesca con una scelta incredibile di pietanze dolci e salate passando dalla colazione continentale a quella asiatica.
La varietà di piatti disponibili è scioccante: frutta esotica, cornetti, salumi, cereali, formaggi, omelette, riso cantonese, salsicce, yogurt, sushi, torte, dolci, pancakes, zuppe, ciambelle e tanto altro.
Il servizio durante la colazione è ineccepibile e i camerieri girano tra i tavoli per riservire tè e caffè o togliere i piatti vuoti.
Il Lebua dispone di vari ristoranti a tema chiamati Mezzaluna, Distil, Breeze e Sirocco.

Bangkok di notte

Quest’ultimo è quello più conosciuto perchè occupa la cupola del grattacielo situata al 63° piano ed offre una vista mozzafiato.
Sorseggiando un mojito comodamente seduti sul tetto di Bangkok, ci godiamo il magnifico panorama che si dispiega sotto i nostri occhi, la capitale thailandese è tutta un luccichio e i suoi grattacieli illuminati dalla luna si riflettono sul Chao Praya.
Il Lebua at State Tower è molto ben situato e in pochi minuti a piedi si raggiungono lo sky train, numerosi punti d’imbarco sul fiume e il famoso mercato di Patpong dove si può trovare di tutto.

Happy honeymoon!

Oggi abbiamo appuntamento con Lakis, la guida italiana che ci ha accompagnato durante i primi due giorni trascorsi a Bangkok.
Questa volta abbiamo chiamato Lakis in qualità di amico, e non di guida, e lui ha accettato subito la nostra compagnia.
Abbiamo un ultimo pomeriggio a disposizione ci fa un immenso piacere condividere questi ultimi momenti a Bangkok con questo simpatico ragazzone fiorentino che ha deciso, almeno per il momento, di stabilirsi nella capitale thailandese.

L'ingresso del Bangkok art and cultural center

Insieme al nostro amico ci abbuffiamo di pesce in un ristorante di Silom Village, un complesso di negozietti e localini caratteristici che include anche un teatro in cui vengono rappresentate danze tipiche thailandesi.
Assaporiamo le pietanze squisite e parliamo molto delle nostre situazioni reciproche condividendo quel sapore dolce-amaro di chi ha lasciato l’Italia inventandosi una vita altrove.
La nostalgia per il Belpaese è onnipresente nei discorsi che sviluppiamo attorno un enorme granchio al vapore e ci consoliamo dicendoci che siamo andati avanti soltanto con la forza delle nostre gambe e delle nostre idee.
Dal Silom Village ci spostiamo verso i tanti centri commerciali presenti nella zona come il Siam center e l’MBK center ma non entriamo perchè non ci interessa lo shopping frenetico.
Decidiamo di visitare il BACC, il centro culturale e artistico di Bangkok che ospita esposizioni internazionali e mostre d’arte moderna.
L’ingresso del BACC è facilmente riconoscibile per la presenza di singolari opere d’arte come un’enorme statua di una divinità non ben definita e alcune colorate teste di gatto.

Un'originale statua davanti al BACC

Prima di scrivere la parola fine sulla nostra vacanza in Thailandia, visitiamo Kao San Road, una delle vie più conosciute da turisti e backpackers.
In questa stretta lingua d’asfalto riservata al passaggio pedonale si trova di tutto: tatuatori, venditori d’insetti, negozi di souvenir, pub, agenzie di viaggio e tanto altro ancora.
Un’affollata strada in cui sembrano esserti dati appuntamento i fricchettoni di mezzo mondo e dove si respira una bella atmosfera di libertà.
Adesso la nostra luna di miele è davvero terminata.
Sawasdee Thailandia..ci rivedremo!

Il Ponte sul fiume Kwai

Il Ponte sul fiume Kwai

Tramite l’agenzia Solimai Bangkok, dove lavora la ragazza di Lakis, prenotiamo due escursioni nei dintorni di Bangkok.
La prima escursione ha come destinazione Kanchanaburi, una piccola cittadina situata a 130 Km dalla capitale thailandese.
Il minibus viene a prenderci puntuale alle 7:00 in hotel e, insieme ad altri compagni di viaggio, ci rechiamo in questa città resa celebre dal ponte che attraversa il fiume Kwai.
Il paesaggio che fa da contesto a Kanchanaburi è molto gradevole: vegetazione lussureggiante, flora tropicale, montagne, vallate e una generale atmosfera di tranquillità.
Particolarmente suggestivo è il punto in cui i fiumi Kwai Yai e Kwai Noi si uniscono per formare il fiume Mae Klong; qui la bellezza spettacolare del paesaggio si dispiega in tutto il suo splendore con cascate, grotte, fiumiciattoli e parchi nazionali.

L’attrazione principale di Kanchanaburi è senza dubbio il ponte sul fiume Kwai, un grande ponte di ferro nero (proveniente dall’isola di Java) che ha ispirato il famoso romanzo di Pierre Boulle e un film realizzato da David Lean.
Il ponte venne costruito dai prigionieri di guerra, dal 1942 al 1945, nell’ambito dei lavori di costruzione della ferrovia tra la Thailandia e la Birmania, tristemente ribattezzata ferrovia della morte (Death rail).
Il Giappone, impegnato a combattere gli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, decise di costruire una ferrovia per consolidare la sua posizione nel sud-est asiatico e per sostenere l’esercito nipponico in Birmania.
Il ponte e la ferrovia furono costruiti intermente dai prigionieri: più di 16000 lavoratori europei e 90000 asiatici persero la vita durante la costruzione.
Due cantieri edili si svilupparono in contemporanea dalla Thailandia e dalla Birmania  procedendo verso il centro del fiume. Le condizioni di lavoro disumane e il propagarsi di malattie decimarono rapidamente la manodopera utilizzata.
Ricostruito alla fine della guerra, il ponte è utilizzato ancora oggi da un tratto ferroviario che comprende alcuni viadotti sospesi sul fiume.

JEATH war museum

A pochi metri dal ponte sul fiume Kwai si trova il JEATH war museum, il museo della guerra che ripercorre le fasi di quella drammatica parentesi storica in cui persero la vita tantissime persone.
L’acronimo JEATH (Japanese, English, Australian, American, Thai, Holland) deriva dalle nazionalità dei prigionieri che morirono durante la costruzione del ponte.
Visitiamo rispettosamente le stanze di questo museo che racconta attraverso immagini, documenti e fotografie le condizioni di vita e di lavoro dei prigionieri.
Prima di andare via da questo luogo di memoria, visitiamo anche un cimitero che accoglie le spoglie di tantissimi alleati morti in quel periodo.

Risaliamo sul minibus e riprendiamo il cammino in direzione del Bamboo camp dove ci aspettano una passeggiata a dorso d’elefante e il bamboo rafting, un’avventurosa traversata di un fiume a bordo di una zattera di bamboo.
Giunti a destinazione, ci rifocilliamo consumando un pranzo ristoratore su una piattaforma galleggiante.
Il pranzo è l’occasione per simpatizzare con i nostri compagni di viaggio: una coppia d’indiani in luna di miele, un backpacker israeliano alla scoperta della Thailandia, una coppia di australiani che sono appena stati in Cambogia, dove hanno incontrato il bimbo che hanno adottato a distanza.
Dopo aver gustato le piccanti pietanze thailandesi e conosciuto meglio i nostri compagni d’escursione, saliamo su una zattera di bamboo e percorriamo il fiume.

Il Bamboo rafting

Due simpatici thailandesi guidano la zattera attraverso lunghi remi di legno e ci indicano i meravigliosi paesaggi da fotografare.
Questa piacevole e rilassante passeggiata in zattera si conclude nei pressi del campo degli elefanti dove, per la prima volta, saliremo sopra un pachiderma.
Mentre aspettiamo il nostro turno, ci dissetiamo e assaggiamo la frutta esotica messa a disposizione dal personale del campo.
Inganniamo l’attesa giocando con alcune dispettose scimmiette che attirano l’attenzione dei turisti con le loro acrobazie.
Montiamo in sella a un possente elefante guidato da un giovane ragazzo thai comodamente seduto sulla testa dell’animale.
Uno splendido paesaggio incontaminato accompagna la nostra passeggiata e dimentichiamo il caos di Bangkok e lo stress di Parigi.

La cascata Sai Yok Noi

La tappa successiva dell’escursione è la cascata Sai Yok Noi.
La cascata, meno imponente rispetto alla sua gemella Sai Yok Yai, ci conquista con il suo fascino e per la vegetazione selvaggia che la circonda.
Allegri bambini sguazzano nelle acque della cascata, mentre intere famiglie di thailandesi si riposano sui prati circostanti consumando i piatti preparati a casa.
La nostra guida ci invita a raggiungere il bus per recarci al Tempio delle tigri, l’ultima tappa di oggi, ma prima riprendiamo energie acquistando un pò di frutta fresca: frutto del dragone, meloncini, ananas e mango.

Il Tempio delle tigri

Il nostro minibus viene inghiottito dalla bocca spalancata di un’enorme tigre (per fortuna di cartapesta): è l’ingresso del Tempio delle tigri, una sorta di santuario per animali dove, oltre alle tigri, si trovano molti animali selvatici come cinghiali, cervi, antilopi e bufali.
In questo tempio buddista nell’ovest della Thailandia, i monaci vivono in simbiosi con le tigri che educano fin dalla nascita al contatto con l’uomo.
Nel 1999 i monaci trovarono un cucciolo di tigre ferito e decisero di allevarlo. Successivamente gli abitanti del villaggio e la polizia portano al tempio altri cuccioli di tigre rimasti orfani dopo che la madre era stata uccisa dai bracconieri.

Il tempio delle tigri

Il tempio Wat Pa Luangta Bua Yannasampanno viene ribattezzato Tempio delle Tigri.
Il Tempio rappresenta l’occasione unica per i turisti di accarezzare le tigri e farsi fotografare insieme a questi enormi felini.
Dopo aver toccato alcuni cuccioli di tigre e scattato un paio di foto ci dirigiamo verso il canyon delle tigri, l’attrazione principale del tempio.
Qui è possibile avvicinarsi alle tigri adulte e farsi fotografare.
Ogni visitatore è accompagnato da due persone che lo guidano lungo il percorso: una lo tiene per mano e lo guida da una tigre all’altra, la seconda persona scatta le foto utilizzando la macchina fotografica del visitatore.
Dopo aver collezionato tutta una serie di esperienze uniche, torniamo a Bangkok per riposarci e prepararci a una nuova giornata d’esplorazione.

Il mercato galleggiante di Bangkok

Un colorato taxi meter di Bangkok

Sabato 25 giugno è il nostro terzo giorno a Bangkok. Siamo sempre in compagnia di Lakis, la frizzante guida italiana che ci ha già svelato i segreti degli splendidi templi della capitale thailandese.
Il programma di oggi prevede la visita del mercato galleggiante, del famoso mercato di Chatuchak e dell’animato quartiere di Chinatown.
Decidiamo di evitare il mercato galleggiante di Damnoen Saduak da un lato perchè troppo lontano dalla città (1 ora e mezza di strada) e dall’altro perchè eccessivamente preso di mira dai turisti.
Seguendo i consigli di Lakis, visitiamo un altro tipico mercato sul fiume: il Taling Chan Floating Market.
Raggiungiamo il mercato a bordo di un colorato taxi-meter che compie un tragitto abbastanza lungo, nonostante Lakis avesse consigliato un cammino più corto. Prima di scendere dal taxi, Lakis (che parla un ottimo thailandese) sottolinea al conducente il suo errore e riesce a negoziare un prezzo più basso rispetto a quello indicato dal tassametro.

Il mercato galleggiante di Taling Chan

Fuori dai percorsi battuti dai turisti, il mercato galleggiante di Taling Chan offre ai suoi visitatori un autentico spaccato di vita thailandese.
Tradizione e convivialità s’incontrano durante questo appuntamento domenicale sui canali del quartiere Bangkok Noi situato nella periferia ovest della capitale.
In un’atmosfera calma e serena, i venditori fanno scivolare le tipiche imbarcazioni lungo le banchine dei klongs dove molti thailandesi e una manciata di turisti aspettano pazientemente per fare acquisti: prodotti artigianali, spezie, frutta, verdura, dolci, riso e piatti caldi.
I prezzi di questo simpatico mercato non sono quelli turistici del Damnoen Saduak ma le tariffe locali sono applicate per tutti.
I prodotti acquistati sull’acqua possono essere consumati sul posto, mangiando a un tavolo dei tanti ristoranti galleggianti.
Ogni locale propone il suo menù e lo spazio a bordo è sfruttato disponendo padelle e altri materiali da cucina in maniera intelligente.
Potenti bombole a gas alimentano le cucine e gli ingredienti per preparare squisiti manicaretti sono già tagliati e disposti in piccoli contenitori: noodles, pollo, maiale, mango, aglio, papaia, cipolle, carote, citronella, zenzero e naturalmente peperoncino a volontà.
Musica thailandese e danze classiche completano magicamente questo suggestivo quadretto di vita quotidiana: un festival di colori e odori sublimato dalla gentilezza e dal sorriso dei thai.
Donne dall’età indefinibile scambiano i loro prodotti dalle piroghe, mentre enormi pesci-gatto divorano voracemente le molliche di pane lanciate dai bambini sulla riva.

Il mercato di Chatuchak

Ci lasciamo alle spalle il simpatico mercato galleggiante di Taling Chan e ci rituffiamo nella giungla metropolitana di Bangkok dove prendiamo la linea Sukhumvit dello skytrain per renderci al mercato di Chatuchak, il più grande mercato a cielo aperto di tutta la Thailandia.
Scendiamo alla stazione Mo Chit e il colorato mercato ci avvolge immediatamente con la sua atmosfera animata.
Quest’enorme agglomerato commerciale prende forma tutti i fine settimana, su una superficie di 15 ettari, offrendo una quantità e una diversità indescrivibile di prodotti: vestiti, animali, prodotti alimentari, profumi, scarpe, accessori, souvenirs, ceramiche, tessuti, frutta, piante, strumenti musicali, libri, ombrelli, incensi, sculture e tantissimo altro ancora.
Il mercato è immenso e comprende una parte coperta ed una scoperta; un’ottima soluzione per evitare di perdersi è quella di utilizzare la mappa fornita all’ingresso.
Più di 250 000 visitatori si rendono ogni week end in questo gigantesco mercato delle pulci che comprende 27 differenti aree e 15000 bancarelle.
Le stradine del mercato sono numerate per facilitarne l’identificazione e ogni sezione di questo microcosmo dello shopping ha un colore diverso.
Avrete modo di mettere alla prova la vostra capacità di negoziare convincendo i venditori a scendere vertiginosamente i prezzi.
Il mercato di Chatuchak tutto sommato assomiglia alle nostre fiere campionarie con alcune essenziali differenze: è infinitamente più grande, è possibile negoziare i prezzi, si puo passeggiare tra le bancarelle mangiando scorpioni e insetti fritti, si possono acquistare prodotti farmaceutici che normalmente richiedono una ricetta medica.

Il rilassante Lumpini Park

Dopo aver consumato un ottimo pranzo a base di pesce a Silom Road, sfuggiamo dal caos infernale di Bangkok rifugiandoci al Lumpini Park: un’oasi di verde e di pace nascosta tra i grattacieli e il traffico della città.
Il Lumpini Park, il più grande parco di Bangkok, ospita un centro di ginnastica, uno stadio di boxe thai e un lago artificiale popolato da enormi varani.
Tra le tante bancarelle disseminate lungo i viali del parco alcune vendono una bevanda a base di bile e sangue di serpente che avrebbe delle virtù energizzanti ma per questa volta evitiamo di assaggiarla.
La tranquillità del Lumpini Park ci permette di ritrovare energia ed entusiasmo e decidiamo di incamminarci in direzione della nostra ultima tappa: Chinatown.

La Chinatown di Bangkok

Come ogni grande città che si rispetti, Bangkok possiede il suo quartiere cinese fatto di pagode, negozi di tessuti, lanterne rosse e da un mercato in cui si trova di tutto.
Situata al sud del quartiere Dusit, la Chinatown di Bangkok, localmente conosciuta come quartiere Yaowarat, è una delle attrazioni maggiormente visitate dai turisti.
Questa vetrina della cultura cinese occupa la Chareon Krung Road o New Road, la Yaowarat road e le numerosissime stradine che costellano la zona.
Penetrando in questo quartiere abbiamo l’impressione di aver abbandonato la Thailandia e di essere stati catapultati in Cina.
Soddisfatti della nostra intensa giornata, torniamo in hotel dove recuperiamo le energie perdute con un salutare bagno in piscina.
Terminiamo questo giorno alla scoperta di Bangkok con una cena al ristorante Kinnaree situato nel soi 8 della Sukhumvit road.
Nascosto in un romantico giardino, il Kinnaree ci delizia con le sue saporite pietanze e un’atmosfera incantevole.

Bangkok: visita dei templi

Uno scorcio dei templi di Bangkok

Il secondo giorno a Bangkok lo dedichiamo alla scoperta dei suoi incantevoli templi buddisti.
Dopo una lauta colazione in hotel, incontriamo Lakis, la nostra guida italiana a Bangkok, che ci aspetta puntuale alla reception del Pachara Suites.
Avevo trovato l’email di Lakis (vpaskalis@hotmail.com) in numerosi racconti di viaggio di italiani che erano già stati nella capitale thailandese e che si erano affidati ai suoi servizi rimanendone molto soddisfatti.
Lakis aveva risposto prontamente all’email che gli avevo inviato da Parigi per fissare la data del nostro incontro e per avere informazioni utili per organizzare il nostro viaggio nella terra del sorriso.
Fin dal nostro primo scambio d’email avevo intuito che Lakis era un tipo in gamba e quando lo incontriamo, per iniziare il nostro percorso attraverso il labirinto dedalico di Bangkok, sentiamo subito che tra noi c’è molto feeling.
Un insieme di delicati elementi ci lega immediatamente a questo simpatico ragazzo toscano che più che una guida sarà per noi un amico: siamo della stessa generazione, condividiamo tutti e tre la condizione di “italiani all’estero” e nei nostri discorsi si percepisce quel sapore agro-dolce impastato (scusate il riferimento autobiografico) a nostalgia e malinconia che solo chi vive lontano dal suo Paese può capire.

Lakis si rivela una guida professionale e competente e ci spiega in maniera semplice ogni singolo centimetro quadrato di questa megalopoli misteriosa.
Personalmente più che una megalopoli definirei Bangkok come una bordellopoli perché un caos di queste proporzioni non l’avevo mai visto!
La città si sveglia presto e la gente invade le strade e i marciapiedi per svolgere le proprie attività quotidiane: chi vende frutta esotica trascinandosi dietro la propria bancarella a rotelle, chi gioca a dama con i tappi, avvenenti ragazze chiamano i passanti per proporre “massaggi” particolari, chi conduce uno dei tanti colorati taxi-meter per portare turisti e uomini d’affari da un punto all’altro della città. Il movimento di questa metropoli asiatica è incessante e affascinante.

La mappa dello skytrain-BTS

La nostra guida italiana ci accompagna alla fermata Nana dello Skytrain, che si trova a pochi metri dal nostro hotel, e mentre percorriamo il tragitto ci fornisce preziose informazioni utili sui mezzi di trasporto di Bangkok.
La BTS (Bangkok Mass Transit System) o skytrain è il miglior mezzo di trasporto per spostarsi rapidamente evitando il traffico infernale.
Le stazioni di questa metropolitana aerea sono moderne, ben organizzate e propongono vari servizi ai pendolari che le attraversano quotidianamente.
La rete della BTS comprende due sole linee, Sukhumvit e Silom, che si incrociano alla stazione Siam dove è possibile effettuare il cambio di linea.
Il prezzo (bassissimo) dipende dalla distanza percorsa e i biglietti sono costituiti da carte magnetiche che vengono recuperate dai distributori automatici alla stazione d’uscita per poter essere riutilizzate.
Un controllore, appostato vicino le biglietterie, verifica che chi oltrepassa le barriere sia munito di biglietto.
Il circuito dello skytrain è completato da una linea metropolitana (linea blu) che permette di raggiungere i punti cruciali della città.
Il biglietto utilizzato per accedere alla metro richiama inequivocabilmente i gettoni che si inseriscono negli autoscontri.
L’unico inconveniente che riscontriamo è l’aria condizionata, accesa in permanenza, che causa uno sbalzo termico non indifferente.
Naturalmente paragoniamo immediatamente il sistema dei trasporti di Bangkok a quello di Parigi dove le linee della metropolitana sono molte di più, ma le stazioni sono più sporche, tappezzate di barboni e dove un gran numero di ragazzi salta le barriere per non pagare il biglietto.

L’incantevole Wat Arun

Scesi dallo skytrain, Lakis ci conduce in un porticciolo dove ci imbarchiamo su un battello per andare dall’altro lato del fiume Chao Praya e ammirare da vicino uno dei templi più belli di Bangkok: il Wat Arun o tempio dell’alba.
Il tempio, situato lungo la riva Thonburi del Chao Praya, fu costruito nel XVIII secolo e deve il suo nome ad Aruna, la divinità indù dell’alba.
La struttura più interessante di questo tempio è senza dubbio la Phra Prang, l’imponente pagoda centrale alta 79 metri che è rapidamente diventata un simbolo della città e la cui effige è rappresentata sulle monete di 10 bath.
Mi verrebbe da dire che il Wat Arun sta a Bangkok come la Torre Eiffel sta a Parigi; lo stesso discorso vale per il Chao Praya rispetto alla Senna.
La pagoda centrale del Wat Arun, circondata da quattro pagode più piccole (che rappresentano l’insegnamento, l’illuminazione, la nascita e la meditazione), è decorata da frammenti di porcellana che creano un fantastico effetto visivo.
Paradossalmente al suo nome, il miglior momento per fotografare il tempio dell’alba è a fine giornata, quando le mille sfumature del tramonto si riflettono magicamente sulle scintillanti porcellane che ornano il tempio creando un romantico colpo d’occhio.
Il Wat Arun ha custodito per un breve periodo il buddha di smeraldo, la veneratissima statuetta di giada che si trova adesso dall’altra parte del fiume presso il Wat Pra Kaeo.
Lakis ci invita a salire i vertiginosi gradini del tempio per godere della vista panoramica e noi non esitiamo ad affrontare la scalata.
La vista dal secondo piano della pagoda centrale è davvero mozzafiato e apprezziamo da vicino le decorazioni colorate che richiamano lo stile Ayutthaya con influenze Khmer.
Le nicchie ospitano rappresentazioni del Dio Indra che cavalca Erawan, l’elefante a tre teste.
Estasiati dalla splendida vista del Chao Praya dall’alto delle terrazze del tempio, ci accingiamo a scendere e ci rendiamo conto che la discesa non è semplicissima e che gli scalini sono enormi.
Riusciamo a scendere senza problemi dal maestoso tempio e ci dissetiamo bevendo un freschissimo latte di cocco.

Il maestoso Wat Pho

Guidati da Lakis, attraversiamo il Chao Praya per renderci al Wat Po, il tempio famoso per l’imponente statua del buddha reclinato e per la sua scuola di massaggio.
Prima della fondazione del tempio, questo luogo era un importante centro di medicina tradizionale thailandese come testimoniano le numerose statue raffiguranti posizioni yoga.
Il tempio comprende due settori principali: il primo ospita gli alloggi dei monaci e la scuola di massaggio e di medicina tradizionale; la seconda parte del tempio ospita la più larga rappresentazione di Buddha di tutta la Thailandia.
La statua del Buddha reclinato (Phra Buddhasaiyas), lungo 46 e alto 15 metri, è interamente patinata d’oro e gli occhi e le enormi piante dei piedi sono decorate con rifiniture in madreperla.
Costruito nel XVI secolo, durante il periodo Ayutthaya, il Wat Po è il tempio più antico e più grande di Bangkok.
Ci togliamo le scarpe per entrare nel tempio e seguiamo la folla di turisti che si accalca per ammirare la bellezza di questa imponente scultura.
Uno scrosciante rumore di monetine accompagna la nostra visita del tempio.
Chiedo a Lakis da dove provenga quel frastuono incessante e lui mi indica una zona del tempio che accoglie numerosi contenitori di ceramica dove la gente deposita fiumi di monetine.
Questa tradizione si chiama 50 coins for 50 wishes e permette alla persona che la segue di esprimere un desiderio per ogni monetina versata.
A proposito di tradizioni, uscendo dal Wat Po osserviamo vari fedeli, con un fiore di loto tra le mani, assorti nella classica preghiera buddista.
Dopo aver acceso una candela, simbolo di conoscenza, i fedeli buddisti s’inchinano tre volte di fronte al tempio tenendo tra le mani tre bastoncini d’incenso: uno per Buddha, uno per la comunità buddista (Sangha) e uno per gli insegnamenti di Buddha (Dharma).
Terminata la preghiera ed espresso un desiderio, i fedeli incollano un pezzo di carta dorata sulla statua di Buddha in segno di gratitudine.
Se la persona soffre fisicamente, deve incollare il cartoncino dorato nella parte della statua corrispondente alla zona del corpo indolenzita.
Riprendiamo forze ed energie attraverso un delizioso piatto di noodles ai frutti di mare e un freschissimo mango e ci dirigiamo verso il complesso monumentale del Palazzo Reale che include il Wat Phra Keo, il tempio che ospita il famoso buddha di smeraldo.

Il fiabesco Palazzo Reale

Il Palazzo Reale, l’edificio più famoso e più visitato di Bangkok, si contraddistingue per la bellezza delle tecniche decorative utilizzate: cupole dorate, campane, mosaici di vetro e porcellana, esotici affreschi murali, statue di demoni e scimmie volanti, porte e finestre finemente ornate, tetti dai colori accesi e tanto altro ancora.
Questo gigantesco edificio, situato nel quartiere Ratanasokin, era un tempo la residenza reale e include numerosi palazzi, templi e costruzioni che si estendono su una superficie di 200 ettari.
Cominciato nel 1782 sotto il regno di Rama I, il Palazzo Reale venne terminato solamente un secolo più tardi durante il regno di Rama IV.
Lo Chakri Maha Pras che un tempo ospitava la famiglia reale viene oggi utilizzato per accogliere importanti dignitari religiosi o capi di stati stranieri in visita a Bangkok.
Mentre esploriamo i vari palazzi che compongono questo fantastico monumento architettonico, un controllore ci ferma e invita Valeria a coprire le spalle con la sciarpa: per poter accedere alla maggior parte dei templi buddisti bisogna coprire spalle e caviglie in segno di rispetto e, naturalmente, togliere le scarpe prima di entrare.
Dopo aver curiosato tra i tanti palazzi e averne apprezzato le superbe decorazioni, ci dirigiamo verso il Wat Phra Sri Rattana Satsadaram, nome completo del Wat Phra Kaeo, che custodisce il Buddha di Smeraldo, simbolo della dinastia Chakri e del regno del Siam.
A differenza degli altri templi, il Wat Phra Kaeo non possiede abitazioni per i monaci.
Il pezzo forte del tempio è la veneratissima statua del buddha di smeraldo che, secondo la leggenda, fu ritrovata a Chiang Rai nel 1434 e custodita a Chiang Mai, a Luang Prabang, a Thonburi, al Wat Arun e, infine, al Wat Phra Kaeo.
Si tratta di una statua di giada, alta 75 centimetri, posta su un piedistallo e protetta da una teca di vetro.
La statuetta indossa una tunica abbellita da pietre preziose che il re in persona cambia all’inizio di ogni stagione.
Le foto alla mitica statuetta sono rigorosamente vietate.
I meravigliosi affreschi che decorano i muri del tempio raccontano le tappe della vita del principe Siddharta che divenne Buddha.
Il Wat Phra Kaeo, protetto da statue di yakshas e kinnaris (personaggi metà-donna e metà-uccello), è considerato il più importante tempio buddista di tutta la Thailandia.

Wat Benchamabopitr: il tempio di marmo bianco

Ci allontaniamo dal Palazzo Reale e prendiamo un taxi rosa per andare al Wat Benchamabopitr, il tempio di marmo bianco.
Il taxi ci fa scendere a un centinaio di metri dal monumento e ci spiega che la strada è bloccata a causa di una manifestazione delle camice rosse, il movimento d’opposizione al governo che qualche tempo fa ha infiammato la città con violenti scontri.
Proseguiamo a piedi fino ad arrivare a quello che viene ritenuto uno dei templi più eleganti di Bangkok.
Costruito alla fine del XIX secolo con marmo proveniente da Carrara, il Wat Benchamabopitr mescola armoniosamente l’architettura thai classica con le influenze europee.
Il tempio di marmo bianco venne realizzato sotto il regno di Rama V le cui ceneri riposano ai piedi del Buddha  centrale.
Una collezione di 53 Buddha (33 originali e 20 copie) occupa il porticato del tempio e offre una stupenda rappresentazione delle differenti fasi dell’arte buddista.
L’ultima tappa della nostra visita dei templi di Bangkok è il Wat Saket o Golden Mountain che raggiungiamo a bordo di un Tuk Tuk.

The Golden Mountain

Lo sforzo dovuto alla scalata dei 318 gradini che conducono al tempio, costruito su una collina artificiale, è ricompensato dall’ impressionante vista panoramica su Bangkok e in particolare sulla zona di Rattanakosin.
L’ascesa verso la Montagna d’Oro è resa abbastanza piacevole dalla vegetazione lussureggiante, dai gong, dalle campane e dalle statue sparse un po’ dappertutto.
La parte alta del tempio ospita la pagoda dorata che contiene le reliquie di Buddha e dove i fedeli si ritrovano per pregare.
Soddisfatti della nostra intensa giornata, decidiamo di tornare in hotel.
Lakis ci invita a prendere una long tail boat (battello dalla lunga coda) per attraversare i canali (klongs) di Bangkok e aggiungere così un’ultima esperienza alla nostra giornata.
Il viaggio a bordo del battellino è abbastanza piacevole ma ci rendiamo conto che l’acqua dei canali è torbida e sporchissima; Lakis ci conferma che la maggior parte dei canali navigabili di Bangkok hanno anche una funzione di scarico per le fognature.
Ci ripariamo dagli schizzi maleodoranti utilizzando un telone trovato a bordo ma l’acqua di questa fogna a cielo aperto penetra comunque sull’imbarcazione.
Scendiamo sani e salvi dal battellino e ci rechiamo in un seven/eleven per comprare una carta sim thailandese e poter comunicare con l’Italia.
Dopo aver trascorso due giornate a Bangkok, iniziamo ad apprezzarne il suo misterioso fascino e riusciamo a carpire le sue inspiegabili contraddizioni: una città surreale dove tradizioni e progresso convivono in un equilibrio instabile alternando baracche a grattacieli.
Ci stupiscono tanti dettagli che hanno attirato la nostra attenzione: l’ingresso ai templi a pagamento solo per i non-thailandesi, la prostituzione sviluppata e accettata, la gente che va in motorino in quattro o cinque senza che la polizia faccia una piega, la devozione cieca verso il Re la cui immagine viene venerata come quella di una divinità.