11 maggio: angoscia o felicità?

metro paris

La metro di Parigi nelle ore di punta

Il prossimo 11 maggio anche la Francia, dopo interminabili giorni di clausura, restrizioni e quarantena, assaporerà il gusto della libertà ritrovata.
Noi, qui in Italia, abbiamo cominciato a mettere il naso fuori dalla porta lo scorso 4 maggio.
Siamo tornati, con molta cautela e responsabilità, a godere piccoli sprazzi di libertà e a riscoprire il valore di cose semplici come una visita a un parente (i famosi congiunti) o una corsetta all’aperto.
La paura e l’angoscia delle fasi acute del contagio, in cui le vittime di Coronavirus erano più di mille al giorno, hanno lasciato gradualmente posto all’ottimismo e alla speranza di poter passare a una fase successiva che conduca alla fine di questo incubo.
Bisognava ripartire, sia da un punto di vista sociale che economico e produttivo, pur con la consapevolezza di dover convivere con il mostro Covid-19 ancora per parecchio tempo.

Adesso tocca alla Francia tornare alla vita: il déconfinement è previsto per lunedi prossimo.
Quello che mi preoccupa particolarmente è il possibile risultato del “liberi tutti” in una metropoli sovraffollata e caotica come Parigi.
Mi chiedo, per esempio, come si possano applicare le disposizioni dell’OMS relative al distanziamento nei trasporti pubblici e in particolare nella metropolitana.
La Presidente della regione Ile de France, Valérie Pécresse, ha affermato che nei trasporti pubblici parigini saranno disponibili distributori di gel igienizzante, sarà obbligatorio indossare la mascherina e bisognerà rispettare il distanziamento sociale.
Quest’ultimo punto mi lascia molto perplesso.
Ricordo ancora, in maniera nitida, i vagoni della RATP traboccanti di pendolari nelle ore di punta: gente ammassata all’inverosimile, faccia a faccia, gomito a gomito, obbligati a condividere spazi ristretti e a respirare la stessa aria viziata.
Mi chiedo come sarà possibile rispettare le disposizioni relative al distanziamento sociale se circolerà soltanto il 70% dei mezzi pubblici, come confermato dalla presidente della RATP, e molte stazioni resteranno chiuse?
Da un lato si vuole limitare il flusso dei viaggiatori, dall’altro si esige che i pendolari rispettino le restrizioni e le regole.

Non abito più a Parigi da alcuni anni ma ho trascorso un decennio nella capitale francese e penso di conoscerla abbastanza per poter esprimere un giudizio in merito.
Adesso vivo in Sicilia, in un piccolo centro abitato, dove la fine del lockdown si sta svolgendo con una certa compostezza: la maggior parte della gente rispetta le regole imposte dal governo, indossa sistematicamente la mascherina nei luoghi chiusi, mantiene il distanziamento sociale e si attiene alle disposizioni del comune.
Per rimettere i piedi fuori dalle quattro mura di casa abbiamo dovuto sconfiggere l’angoscia che si è accumulata dentro ognuno di noi in questi mesi e la paura di dover riaffrontare gli altri. Anche se molto provati psicologicamente e impauriti per il futuro incerto che ci aspetta, siamo tornati alla vita e ci apprestiamo ad affrontare una fase molto delicata.
La domanda che mi frulla in testa in queste ore che precedono la fine del lockdown francese è “chissà come un parigino sta vivendo queste ultime ore di attesa”: è più la felicità per la fine delle restrizioni o l’angoscia e lo stress del dover riaffrontare il caos cittadino.
Parigi mi manca tantissimo ma, in questo caso, penso che mi sarei sentito molto vulnerabile nei confronti di un virus invisibile e spietato.

C’era una volta la prima classe

metro premiere classe paris

Vagoni rossi di prima classe

Forse non tutti sanno che, un tempo non molto lontano, la metro di Parigi era suddivisa in vagoni di prima e seconda classe.
Oggi la metropolitana parigina rappresenta una sorta di livella che azzera le differenze sociali e mescola insieme i vari ceti: poveri e ricchi, uomini d’affari e proletari, borghesi e barboni si ritrovano a condividere lo stesso spazio.
Sembra difficile immaginare che fino al 1 agosto del 1991 esistevano vagoni di prima classe, di colore giallo o  rosso, dedicati ai più abbienti e vagoni verdi e grigi riservati alla gleba.
Il prezzo del biglietto era di 25 centesimi per la prima e 15 centesimi per la seconda classe.
La metro parigina è stata la sola al mondo ad applicare questa forma di distinzione delle classi e gli oppositori hanno dovuto protestare a lungo prima che venisse soppressa.
Alla fine la lotta di classe ha portato i suoi frutti tra i vagoni della RATP che ha deciso di abolire la prima classe perché non molto frequentata e richiedeva importanti costi di manutenzione e l’impiego di numerosi controllori.

Le printemps des poètes 2016

printemps des poetes

Le printemps des poètes

Il legame tra la metrò parigina (la RATP) e la poesia continua anche quest’anno nell’ambito dell’iniziativa Printemps des poètes.
La stazione della metro di Parigi ospiteranno, dal 5 al 20 marzo, versi e rime delle più belle poesie di tutti i tempi.
La poesia sarà l’invitato d’onore della città di Parigi che l’accoglierà con orgoglio nelle piazze, strade, scuole, biblioteche e anche nella metropolitana.
La manifestazione Printemps des poètes che prevede più di 15000 iniziative in tutta la Francia e nei 60 paesi partecipanti, quest’anno è incentrata sul tema del XX° secolo: le Grand XXe d’Apollinaire à Bonnefoy – cent ans de poésie.
L’evento sarà l’occasione di celebrare i 50 anni della collezione emblematica Poésie/Gallimard, nata nel marzo del 1966, dove si trovano riuniti i grandi nomi del secolo scorso.

Serge, il coniglio rosa della metro

Serge, il coniglio rosa della metro

Questo post è dedicato ad uno dei personaggi più enigmatici e simbolici della capitale francese: Serge, il coniglio della metropolitana.
La famosa mascotte rosa campeggia da più di 30 anni sugli affollatissimi vagoni per ricordare i rischi legati alla chiusura delle porte.
L’emblematico animale comparve per la prima volta nel 1977 sulla linea 1 della metropolitana parigina e la sua presenza si estese a tutte le altre linee a partire dagli anni 80.
L’immagine iniziale che venne utilizzata non corrispondeva a quella attuale: la Ratp (la società che gestisce i trasporti urbani di Parigi) aveva scelto un coniglio nero chiamato Obafemi che indossava una salopette rossa e un maglioncino giallo.
Il simpatico Obafemi evitò a molti bambini d’incastrarsi le mani tra le porte della metropolitana e riscosse una notevole popolarità.
Tuttavia verso la fine degli anni 80 la Ratp fu costretta a cambiare il personaggio scelto per promuovere la campagna sulla sicurezza nei mezzi parigini.
L’immagine di un coniglio nero con le dita intrappolate, infatti, fu tacciata di razzismo da diverse associazioni che ne richiesero la rimozione e la Ratp, minacciata di censura, dovette trovare una nuova mascotte “politicamente corretta”.

Serge, proclamato successore di Obafemi, divenne rapidamente un personaggio-culto nell’immaginario parigino.
Il nuovo adesivo fu radicalmente modificato: il coniglio rosa indossa maglietta e pantaloni gialli e viene rappresentato con le dita schiacciate tra le porte.
I realizzatori del famosissimo personaggio hanno scelto di dargli le sembianze di un coniglio, personaggio ricorrente nei cartoni animati, per sensibilizzare più facilmente i bambini.
Il testo che accompagna la famosa immagine “Ne mets pas tes mains sur la porte: tu risques de te faire coincer très fort” è tradotto in quattro lingue (inglese, tedesco, spagnolo e italiano).
Il coniglietto sembra assumere un tono più severo rivolgendosi agli italiani: solamente la traduzione in italiano termina con un punto esclamativo!
Esistono tantissime parodie della rinomata mascotte rosa, quella che vi propongo nel video in basso è stata realizzata dall’esilarante equipe di Jackass e rappresenta le peripezie quotidiane di Serge.

L’uomo-foglietto

Sulla metro di Parigi

A Parigi ci vuole arte e fantasia anche per chiedere l’elemosina.
Lo sanno bene le centinaia di mendicanti che quotidianamente percorrono i vagoni della metropolitana parigina per fare appello alla sensibilità dei viaggiatori e chiedere un piccolo aiuto.
Al fine di far breccia nel guscio che protegge il cuore dei parigini, i poveri che frequentano la metrò della capitale francese hanno dovuto spremere meningi e fare ricorso a trovate ingegnose.
Musicisti, attori, mimi e cantanti allietano ogni giorno il viaggio dei pendolari con le loro performances chiedendo in cambio qualche spicciolo o un buono pasto.
Artisti di ogni genere si alternano senza sosta nel serpentone metallico targato RATP e fanno risuonare i sotterranei della ville lumière con le loro note e le loro canzoni cariche di malinconia.
Escludendo i numerosi artisti, la maggior parte dei questuanti della metrò fa ricorso a un breve discorso per chiedere aiuto.
Gridando a gran voce la propria indigenza, i mendicanti riassumono con parole struggenti la propria situazione e gli eventi che li hanno portati a trovarsi nel bisogno.
In seguito, passano tra i sedili dei vagoni in cerca di mani tese disposte ad alleviare la loro sofferenza.
Chi suona, chi canta, chi parla…e chi non dice niente.
A non dire nulla è un ometto dalle origini non ben definite (Europa dell’est probabilmente), che incrocio spesso tra i vagoni della linea 9.
Il piccolo mendicante usa una tecnica particolare per chiedere l’elemosina: entra nel vagone senza dire nulla, si avvicina a ogni viaggiatore e consegna un foglietto in cui poche parole fanno capire che si trova in stato di necessità.
Osservando le reazioni dei pendolari, posso affermare che la tecnica dell’uomo-foglietto non sembra produrre grandi risultati.
La sua è una iniziativa volta al fallimento per due ragioni: in primo luogo perché la consegna del foglietto invade (e disturba) il sacro spazio del pendolare parigino, in secondo luogo perché l’ometto tende a insultare quei viaggiatori che rifiutano il suo cartoncino o che si permettono di poggiarlo a terra senza nemmeno averlo letto.
In conclusione, l’uomo-foglietto farebbe bene a seguire un corso avanzato di marketing e strategie comunicative. E voi lo avete mai incontrato?

La RATP sbarca su Soundcloud

La RATP sbarca su Soundcloud

La RATP sbarca su Soundcloud

Tutte le frasi della metropolitana parigina sono finalmente disponibili su Soundcloud.
La RATP ha recentemente messo online tutte le musiche, i jingle, le frasi e i messaggi che accompagnano quotidianamente il percorso di migliaia di pendolari parigini.
Se avete nostalgia dei vostri tragitti in metro a Parigi, potrete riascoltare i messaggi degli agenti che vi avvisano del senso di discesa dal vagone, dell’arrivo al capolinea o della presenza di pick-pockets a bordo.
Grazie a quest’interessante iniziativa della RATP potrete riassaporare il ritmo incessante della metropoli, fatto di suoni meccanici, voci e segnali sonori.
I frequentatori della linea 14 riassaporeranno il gusto unico dell’antica frase in spagnolo che annunciava la discesa a sinistra.

Du rock à Duroc

Du rock à Duroc

Du rock à Duroc

I Rockettari, i metallari e i pendolari della linea 10 apprezzeranno particolarmente in questi giorni la stazione della metro Duroc che ospita una mostra temporanea dedicata alla musica rock.
La stazione, che per l’occasione è stata ribattezzata Durock, accoglierà fino a domani un’esposizione di manifesti realizzati da grandi illustratori che hanno rappresentato grandi artisti come Lana Del Rey, Arctic Monkeys, The prodigy, Blondie o Portishead.
La mostra è organizzata dalla RATP in collaborazione con il festival Rock en Seine e sarà visibile nella sua integralità durante il festival.
Il rock non sarà soltanto celebrato dalle immagini sui muri della stazione ma anche con la musica: i brani degli artisti che parteciperanno al festival Rock en Seine saranno diffusi nella stazione della metro.

Métrofeminin: la métro di Parigi al femminile

Métrofeminin: la métro di Parigi al femminile

Métrofeminin: la métro di Parigi al femminile

Partendo dalla considerazione che la metropolitana parigina conta ben 303 stazioni e solamente 2 (Louise Michel e Pierre et Marie Curie) sono dedicate alle donne, l’artista Silvia Radelli ha immaginato una mappa interamente al femminile.
La mappa é stata intitolata Métrofeminin e sostituisce i vari Etienne Marcel, Charles de Gaulle e Robespierre con Nefertiti, Edith Piaf e Anne Franck.
La Radelli, in collaborazione con il grafico Bruno Chizat ha integrato nella mappa 100 nomi di donne celebri che hanno lasciato un segno nella storia: Frida Khalo, Romy Schneider, Calimity Jane, Lady Di, Eleanor Roosevelt o ancora Simone Weil. Un vero e proprio elogio della donna che riequilibra il predominio maschile nel regno della RATP.
La creazione dei due artisti è stata presentata l’8 marzo 2014, in occasione della festa della donna, e sarà visibile fino al 29 marzo, presso la Galerie de l’Aléatoire, nell’ambito della mostra intitolata Femmes.
Se volete osservare il risultato di questa insolita rivisitazione della metro parigina in chiave femminile, potete cliccare qui e scoprire Métrofeminin.

Se volete osservare l’opera creativa dal vivo, eccovi l’indirizzo:
Galerie l’Aléatoire
29 rue de Bièvre
75005 Paris

Incubi metropolitani

Incubi metropolitani

Incubi metropolitani

La metropolitana parigina rappresenta il mezzo più semplice, rapido ed economico per spostarsi nella ville lumière.
La rete gestita dalla RATP conta più di 300 stazioni, la cui entrata è indicata da una grande M gialla, e 16 linee per un totale di 213 chilometri di percorso ferrato.
La metro rappresenta un vero e proprio universo sotterraneo, una dimensione parallela in cui le esistenze di migliaia di parigini s’incrociano e si sfiorano distrattamente.
Il caotico movimento umano che prende vita quotidianamente sotto le strade della capitale francese è anche l’oggetto delle paure e degli incubi dei parigini.

Eccovi alcune situazioni che ogni parigino teme di dover affrontare in metropolitana:

1. Sedersi accanto a un barbone
Entrate nel vagone stanchi per l’intensa giornata lavorativa e vi precipitate sull’unico posto disponibile.
Se la vista non ve lo ha segnalato, l’odorato non tarderà a segnalarvi la presenza del vostro vicino. Cambio di vagone immediato !

2. La porta del vagone vi si chiude in faccia
La metro era lì, a pochi passi da voi, la vedevate vicina e avevate sentito il segnale sonoro.
Ci avevate creduto fino alla fine e con uno scatto da sprinter olimpionico vi eravate scagliati come un proiettile impazzito in direzione del vagone.
Purtroppo la porta si è chiusa davanti al vostro viso incredulo.
Con la coda fra le gambe e sotto lo sguardo beffardo dei passeggeri, vi allontanate dalla banchina facendo finta che non sia successo nulla

3. Prendere una linea della metro nel senso opposto
Impegnati a provare l’ultima applicazione del vostro telefonino o immersi nel libro che stavate leggendo avete preso la metro nel senso opposto.
Naturalmente non vi rendete immediatamente conto dello sbaglio ma dopo 2, 3 o 4 stazioni!
Scendete dalla metro masticando parolacce in un italo-francese confuso e incomprensibile.

4. Addormentarsi e risvegliarsi al terminus (o al deposito).
Dopo una serata dall’alto tasso alcolico vi azzardate a prendere l’ultima metro per tornare a casa.
Mancano poche stazione a quella in cui dovete scendere e le vostre palpebre si chiudono dolcemente facendovi scivolare in una fatale pennichella.
Vi svegliate di soprassalto, sudati, e vi rendete conto di essere al capolinea.
Il conducente della metro che vi invita a scendere dal vagone vi conferma che non si tratta di un incubo ma della triste realtà.

5. Perdere l’ultima metro
Eravate usciti in tempo dalla festa, avevate calcolato anche i nanosecondi per fare in tempo e correndo a gambe levate vi siete fiondati nella vicina stazione della metro.
Il sogno di gloria si spegne miseramente quando, appena scesi nelle banchine della metropolitana, vedete andare via sotto i vostri occhi l’ultima corsa.
Taxi o festa fino alle 6 di mattina?

6. Trovarsi nello stesso vagone di un gruppo fastidioso
Eravate nella tranquillità più assoluta, vi mancavano poche caselle per terminare il vostro Sudoku quando le porte del vagone si sono spalancate per lasciare entrare un gruppo di casinari incivili che cominciano a parlare a voce altissima.
Wesh wesh alla riscossa provenienti dalle periferie calde, famiglie di turisti stracarichi di valigie e zaini ingombranti, gigantesche scolaresche in gita, gruppi di ubriachi che cantano a squarciagola parole senza senso.
Sono tanti i gruppi che possono turbare di punto in bianco la tranquillità e la serenità di un vagone targato RATP.

7 Il giubbotto resta incastrato tra le porte
Grazie a uno scatto da centometrista siete riusciti a entrare all’ultimo momento nel vagone, appena dopo il fatidico suono della sirena.
Riprendete fiato e, soddisfatti per l’impresa realizzata, osservate con compiacimento gli altri passeggeri.
Abbassate lo sguardo con discrezione e vi rendete conto che il vostro giubbotto e rimasto irrimediabilmente incastrato tra le porte.
Fate finta di niente e accennate un sorriso disinvolto.
Sarete liberati alla stazione successiva ma l’attesa vi sembra interminabile.

8. Restare bloccati tra due stazioni
Oscurità e silenzio vi circondano. Avete perso l’orientamento e brancolate nel buio in cerca di un appiglio.
Bisbiglii misteriosi vi lasciano presupporre la presenza di altre persone accanto a voi. Ma chi sono?
Le voci si moltiplicano mescolandosi a sospiri e frasi spezzate che somigliano a imprecazioni.
Qualche nota musicale giunge alle vostre orecchie da un punto indefinito dello spazio circostante e vi ricorda che non siete soli.
I minuti passano, l’ossigeno comincia a scarseggiare e l’agitazione diventa palpabile intorno a voi.
Un film dell’orrore tipo l’Enigmista? No.
Vi eravate semplicemente addormentati nella metropolitana e vi siete svegliati mentre il vagone era bloccato al buio tra due stazioni. A Parigi capita spesso e l’attesa snervante può diventare inquietante.

9. Il temutissimo sciopero
Circolano pochissime metro, la gente è irrequieta, l’attesa e il nervosismo aumentano, una marea umana vi investe e vi impedisce di muovervi.
Benvenuti in un’ordinaria giornata di siciopero parigino.

10. La vostra stazione è chiusa per lavori
Vi svegliate di buon mattino, fate colazione e come ogni giorno vi apprestate a prendere la metro per recarvi al lavoro. Giunti davanti la stazione vi trovate di fronte un cartello che recita “station en travaux”.
In preda al panico salite sul primo autobus imprecando contro la RATP.

11. Venire derubati dai pickpocket
Una delle più gravi piaghe che affliggono Parigi è costituita dai cosiddetti pickpockets ovvero i ruba-portafoglio che rappresentano un rischio concreto per i tanti turisti che ogni anno visitano la capitale francese.
Organizzati in bande o da soli, questi piccoli lestofanti agiscono approfittando dei momenti di distrazione dei viaggiatori e della loro scarsa vigilanza.
I minuti ladruncoli operano spesso lungo le banchine della metropolitana aggirandosi tra la folla ignara e colpendo soprattutto alcune stazioni e alcune linee (1, 4, 8 e 9 in particolare).
Fate sempre attenzione agli annunci che vengono diffusi dagli altoparlanti e se sentite la parola pickpocket mettevi subito sull’allerta.
E voi, quali sono le vostre fobie “metropolitane”?

La legge della maniglia

La legge della maniglia

La legge della maniglia

No, non mi riferisco alla famosa legge della maniglia, ispirata al film il Laureato (con Dustin Hoffmann), che recita “prima la mamma e poi la figlia”.
Il titolo di questo post allude piuttosto alla maniglia della metro di Parigi che, imperturbabile, detta la sua legge ai pendolari.
Grigia, severa, metallica, impassibile e riscaldata dal tocco di mille mani, la maniglia parigina regola il passaggio dalla vita sotterranea a quella all’aria aperta.
Rilasciando un suono secco e liberatorio, la leva metallizzata si alza liberando il passaggio ai turisti che scendono dal vagone per scoprire le bellezze della città e ai parigini che salgono in tutta fretta abbozzando smorfiette e vomitando “Pardon!” concitati.
Più che una maniglia, quella della metro è un attento psicanalista che studia i suoi pazienti e ne delinea un preciso profilo psicologico.
C’è il maniaco dell’igiene che, per paura di germi e batteri, si copre la mano con il maglione prima di sollevarla; il viaggiatore timido che non osa avvicinarsi e aspetta sempre che sia qualcun’altro ad alzarla; l’impacciato che sembra non avere la forza necessaria per spingerla fino in fondo; lo sbruffone che solleva la maniglia nel vuoto, quando il vagone non è ancora arrivato in stazione; l’impaziente che durante tutto il viaggio ci tiene le mani sopra aspettando il momento giusto per aprire la porta.
Più che una maniglia è un distributore di fiducia e autorità.
Il passeggero che, spingendo la maniglia, si fa carico di aprire le porte della metropolitana, esce dal vagone avvolto da uno strano senso di potere: gli altri passeggeri sono scesi grazie al suo gesto fermo ed autoritario.
Non è una semplice maniglia ma un varco d’accesso verso l’universo parigino.