Il paradosso della laicità francese

Il presepe sugli Champs Elysees

Come sottolineato dall’art. 4 della sentenza n.203/1989 della Corte Costituzionale, l’Italia è un paese laico e per la Costituzione Italiana la laicità è un “principio supremo dello Stato”.
Anche la Francia è un paese laico ma la laicità francese è ben diversa da quella italiana e spesso inciampa in assurdi paradossi.
Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, ha recentemente trovato sulla scrivania del suo ufficio una richiesta che è rapidamente diventata scottante e imbarazzante: una richiesta inoltrata dalla parrochia Saint-Pierre de Chaillot del XVI arrondissement per allestire un presepe sugli Champs Elysées.
Come ogni anno l’avenue più bella del mondo ha indossato la sua scintillante veste natalizia dotandosi di stupende illuminazioni e un coloratissimo mercatino di natale formato da tanti piccoli chalet posti uno accanto all’altro.
Il prete della vicina parrocchia parigina ha pensato bene di offrire un tetto a Maria e Giuseppe tra gli chalet del mercato di Natale.
Dopo estenuanti trattative e lunghi ripensamenti, il sindaco ha dato il suo sforzato consenso alla realizzazione del presepe sugli Champs Elysées a condizione che non abbia “una connotazione religiosa troppo pronunciata”.
Delanoë ha aggiunto che il presepe non dovrà essere troppo vistoso e che la parrocchia dovrà evitare le animazioni di ogni tipo e la presenza umana accanto allo chalet che ospiterà il presepe.
Il paradosso della laicità francese risiede in questo atteggiamento al limite della cristianofobia da parte dell’amministrazione che chiede di realizzare un presepe privo di significato religioso.
Personalmente mi chiedo in quale maniera sia possibile svuotare un presepe della simbologia che rappresenta e in che modo si possa nascondere il significato profondo della natività.

Il concetto di laicità della Francia non può certamente essere paragonato a quello dell’Italia poichè i due Paesi presentano contesti storico-culturali estremamente diversi.
L’Italia ospita lo Stato della città del Vaticano nel suo territorio e ciò influisce enormemente sull’educazione religiosa nazionale e sul peso della religione cattolica sull’intera nazione.
La religione cristiana ha da sempre dominato in Italia e attualmente quasi il 90% della popolazione italiana si dichiara cattolica.
Le pratiche cristiane sono profondamente radicate nelle nostre tradizioni e fanno parte della nostra cultura.
Da piccoli ci abituiamo a vedere il crocefisso appeso dietro la cattedra del maestro, seguiamo le prime lezioni del catechismo, ci confessiamo per la prima volta, assistiamo alla celebrazione della messa e iniziamo a prendere coscienza della nostra sfera religiosa.
Crescendo, poi, si possono prendere altre direzioni spirituali ma la religione cattolica farà, sempre e comunque, parte di noi e della nostra educazione.
In Francia l’eccessiva ricerca della laicità ha portato alla fobia del cristianesimo che viene bistrattato regolarmente mentre ampio spazio viene dato alle altre religioni temendo che le minoranze si sentano discriminate.
Molti francesi considerano gli italiani bigotti e asserviti al potere della Chiesa, molti altri ritengono assurda l’esposizione del crocefisso nelle scuole pubbliche italiane.
Bisogna pur ammettere che la Francia ha condotto una politica coloniale differente da quella italiana e conosce attualmente una immigrazione decisamente più importante rispetto a quella italiana.
I timori, le precauzioni e le esigenze anti-discriminatorie della Francia sono diverse rispetto a quelle italiane.
Basti pensare che la comunità musulmana (per citare la minoranza più numerosa) rappresenta il 10% dell’intera popolazione francese.

Penso che la laicità dello Stato sia una componente essenziale della democrazia e un tassello focale della costituzione italiana e francese.
Tuttavia il raggiungimento di uno Stato laico non si ottiene rinnegando le proprie origini cristiane o cercando di svuotare di significato i simboli religiosi.
Uno Stato laico è per definizione uno Stato in cui ogni individuo può professare liberamente la propria fede.
Considerando i McDonald e i fast food della capitale francese che servono regolarmente carne halal e i ristoranti della rue de Paris che rifiutano di servire i clienti durante il ramadan, penso che un presepe non faccia male a nessuno.
In ogni caso la venuta al mondo di Gesù bambino sotto il cielo di Parigi sarà abbastanza agitata quest’anno.

Tengo a precisare che non professo alcuna religione e voglio solo per sottolineare come spesso l’eccessiva ricerca del rispetto di tutte le religioni raggiunga momenti parossistici che rasentano l’assurdità.

Capodanno cinese 2010: buon anno della tigre a tutti!

2010: L’anno della tigre

La comunità cinese di Parigi, presente essenzialmente nel XIII arrondissement, festeggia il suo capodanno.
Il momento più atteso dei festeggiamenti è la tradizionale sfilata, ricca di colori, dragoni, musica e costumi tipici.
Il capodanno cinese, detto anche festa della primavera, è un rito molto conosciuto e amato dai parigini e celebrato con una sfilata caratterizzata dalla celebre danza del dragone, ritmata da tamburi e gongs.
Si celebra il primo giorno di primavera del calendario lunare e si situa, in base agli anni, tra il 20 gennaio e il 18 febbraio; si festeggia, dunque, il primo giorno di una nuova luna.
In quel periodo strade e piazze della ville lumière vengono invase da lanterne rosse ed elementi carichi d’una forte simbolicità.
La sfilata, principale manifestazione del capodanno cinese, attraversa il cuore della Chinatown parigina, il XIII arrondissement: avenue d’Ivry, place d’Italie e l’avenue de Choisy.
E’ una festa da non perdere che permette di conoscere meglio la vasta comunità asiatica e cinese di Parigi: canti, danze, corsi di cucina, arte, cultura, tradizioni, sfilate, fuochi d’artificio e dragoni danzanti.
Ogni anno é associato a un animale diverso tra quelli che resero visita a Buddha prima della sua scomparsa.
L’anno é associato anche a uno dei cinque elementi (l’acqua, il legno, il fuoco, il metallo e la terra).
Per i cinesi rappresenta la festa più importante del calendario.
La leggenda vuole che una notte di capodanno, l’imperatore Jade convocò tutti gli animali ma soltanto dodici si presentarono e, per ringraziarli, Buddha istaurò un anno simbolico in onore di ciascuno.
Allo stesso tempo, decretò che ogni nascituro ereditasse le caratteristiche dell’animale del proprio anno.

Frutta, mandarini e arance, simboli di ricchezza, sono presenti in tutte le tavole durante la vigilia.
Le facciate delle case e dei negozi vengono decorati e le famiglie si ritrovano per grandi pranzi/cene all’insegna dei piatti tipici cinesi, momenti trascorsi insieme agli amici praticando attività e giochi tradizionali; potremmo paragonare questa festa al Natale o al Capodanno occidentale per avere un’idea dell’importanza che essa ha per i cinesi.
La vigilia é consacrata alla preparazione della festa che ha inizio intorno alle 18h: i piatti tipici, il vino, la birra e le arance vengono disposti sulla tavola e a mezzanotte si mangiano i ravioli, poi il banchetto prosegue fino a tarda notte.
Il pomeriggio del capodanno é dedicato alla visita di amici, allo scambio di regali e dolci per i più piccoli.
Il giorno successivo, viene detto il giorno del genero ed é consacrato ai suoceri che ricevono doni, vino, riso e arance.
Il periodo di festa continua fino al quindicesimo giorno del mese lunare, quando i cinesi espongono dappertutto lanterne multicolore.

Quest’anno si celebra l’anno della tigre che prende inizio il 14 Febbraio 2010.
Secondo lo zodiaco cinese il segno della tigre è energico, avventuriero, indipendente, inventivo, generoso, impulsivo e pieno di forza. Segni compatibili con la tigre sono il cavallo e il cane.
Tra le tigri celebri Agatha Christie, Tom Cruise, Leonardo DiCaprio, Jodie Foster, Marilyn Monroe, Demi Moore, Lionel Ritchie, Stevie Wonder e tanti altri
Buon anno della tigre a tutti!