Una famosa canzone del grande Boris Vian prende in giro l’atteggiamento snob e sostenuto dei parigini.
La canzone s’intitola J’suis snob e ha il merito di enfatizzare abilmente, come solo Vian sapeva fare, uno dei più macroscopici difetti dei parigini: lo snobismo.
Per definizione lo snobismo è l’attaccamento smisurato alla forma, alle buone maniere, a tutto ciò che è in voga e alla moda, a tutto ciò che è ”in”.
Lo snob desidera appartenere a una classe elitaria e distinguersi dalla massa, per questo motivo tende a riprodurre i comportamenti e gli atteggiamenti di una classe sociale o intellettuale che reputa superiore.
Spesso imita i segni distintivi di questa classe sia nel linguaggio che nei gusti e nelle abitudini di vita e tratta con disprezzo quelli che considera appartenenti a classi inferiori.
Il parigino medio trasuda snobismo e trascorre la sua esistenza a visitare i luoghi piu branchés del momento e a rispettare le regole dettate dai guru della societá fashion.
L’abitante della ville lumière sgomita tra la folla per recarsi rapidamente al BHV e procurarsi l’ultimo Iphone, si concede una pausa in una delle tante terrasse del Marais, mangia un paio di macarons da Ladurée e si scatena in uno shopping frenetico da Zadig & Voltaire per accaparrarsi i vestiti piú trendy del momento.
Questo essere schizzinoso e con la puzza sotto il naso sorride raramente, ascolta musica lounge, mangia solo prodotti Bio e prende raramente la metropolitana che considera sudicia e affollata.
Lo snob parigino rinnova il suo guardaroba nei negozi della rue du Faubourg Saint-Honoré, fa la spesa esclusivamente al Monoprix, guida portando guanti in cuoio, prenota con largo anticipo i biglietti per il Roland Garros e il week-end si rilassa partendo a Deauville, Nantes o Londra.
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