Non sono mai stato un complottista e mi hanno sempre fatto sorridere le fantasiose teorie surrealiste di chi afferma che la terra sia piatta, Elvis e Michael Jackson siano ancora vivi, l’uomo non sia mai stato sulla luna o che il Coronavirus sia causato dal 5G.
Tuttavia, in assenza di una verità evidente e indiscutibile, mi piace pormi domande, formulare ipotesi e lasciare aperta la porta del dubbio.
Dopo tutto noi italiani siamo abituati a cercare risposte visto che la nostra storia è costellata di misteri irrisolti, stragi rimaste senza colpevoli e precipitate nell’abisso dell’oblio: Piazza Fontana, strage di piazza della Loggia, strage della stazione di Bologna, la strage del DC9 di Ustica.
L’elenco dei punti interrogativi rimasti senza risposta è lungo e attraversa drammaticamente la storia del nostro Paese martoriandolo con cicatrici ancora aperte.
I protagonisti e le vittime di quelle stragi spesso sono stati dimenticati, divorati dall’inesorabile scorrere del tempo, e oggi i loro nomi e i loro volti non si ricordano più.
Tutto questo per ricordare che la ricerca della verità è fondamentale e non bisogna mai prendere per buona la versione ufficiale propinata dai mass media.
Se non ci sono prove tangibili ed evidenti, tutte le ipotesi sono plausibili.
Spesso, poi, nel goffo tentativo di nascondere la realtà, si mettono in circolo falsità e bugie, si cerca di depistare le indagini e di insabbiare la verità.
Riportando il discordo alle vicende attuali e alla terribile pandemia che ha paralizzato la vita dell’intero pianeta, la maggior parte di noi ha accettato come buona la versione che racconta di un virus naturale, originato nell’animale (pipistrello) e successivamente trasmesso all’uomo.
Ne siamo sicuri? Siamo certi che le cose siano andate in questo modo?
Negli ultimi giorni gli Stati Uniti d’America hanno accusato apertamente la Cina di essere colpevole della creazione e della diffusione del virus letale.
Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha affermato che gli USA detengono prove evidenti che il Covid-19 sia stato creato in laboratorio gettando di fatto un infamante dubbio sul laboratorio di Wuhan.
Il presidente americano Donald Trump, che ha definito la crisi del Coronavirus come una tragedia peggiore dell’attacco di Pearl Harbour e della strage dell’11 Settembre, ha confermato le accuse nei confronti della Cina e la volontà di organizzare un’indagine internazionale che faccia luce sulle troppe zone d’ombra.
Trump afferma di essere certo che il virus sia uscito, in modo doloso o accidentale, dal laboratorio di Wuhan e cerca Paesi alleati per trovare prove concrete e investigare sulle reali cause del contagio.
Effettivamente la Cina ha inizialmente cercato di insabbiare il dilagare del virus e non ha ascoltato il grido d’allarme lanciato da diversi medici cinesi che avevano intuito la violenza del nemico impalpabile.
Inoltre, il Paese asiatico non si è mostrato disponibile a collaborare con gli esperti internazionali per indagare le origini della pandemia e non ha permesso ispezioni al laboratorio di Wuhan.
Si aggiunga che lo scorso 2 maggio Bing Liu, uno scienziato di origine cinese che lavorava sul Coronavirus e che aveva annunciato importanti scoperte, è stato ucciso a Pittsburg in Pennsylvania.
Non sono un sostenitore di Trump e ho spesso trovato alcuni suoi atteggiamenti fastidiosi e arroganti, ma bisogna ammettere che esistono elementi che lasciano aperte varie ipotesi. Anche le più inverosimili.
E se fosse vero? E se si trattasse veramente di un virus creato in laboratorio sfuggito di mano a qualche incauto scienziato o, peggio ancora, diffuso deliberatamente con l’intento di mietere vittime. Se fosse vero, sarebbe l’inizio della fine. Si aprirebbe una delle pagine più buie della storia dell’umanità e la Cina pagherebbe conseguenze pesantissime.
Sono convinto che il Coronavirus sia un virus naturale ma, in assenza di certezze ed evidenze scientifiche, attendo di conoscere la reale origine di questa bestia invisibile.
Oltre a essere il più antico pub americano della ville lumière, l’Harry’s bar è stato il luogo prediletto da varie star e celebrità: Ernest Hemingway, Jean-Paul Sartre, Antoine Blondin, Bill Tilden, Jacques Prévert, Coco Chanel, Jack Dempsey, Rita Hayworth, Scott e Zelda Fitzgerald, Humphrey Bogart e tanti altri.
Fondato nel 1860, questo luogo leggendario è diventato famoso per il cosiddetto Straw vote, una votazione realizzata in anticipo rispetto a quella ufficiale degli USA per conoscere il nome del nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Dal 1924, data in cui lo Straw vote fu indetto per la prima volta all’Harry’s bar, solo due errori sono stati registrati sul pronostico dell’elezione del Presidente: nel 1976 quando i risultati del sondaggio parigino designarono Ford come grande vincitore ma fu Carter che entrò alla Casa Bianca e nel 2004 quando Bush fu eletto per un secondo mandato ribaltando le proiezioni che davano Kerry come vincitore.
Il locale, situato nell’animato quartiere Opéra, può essere considerato un piccolo istituto di sondaggi, un termometro che rivela le intenzioni di voto del popolo americano.
Ogni quattro anni, in occasione delle elezioni presidenziali, grande è il fermento che investe l’Harry’s bar.
A partire da un mese prima la data fatidica, ogni persona detentrice di un passaporto americano può esprimere la propria preferenza di voto inserendo una scheda fittizia nell’urna posta all’ingresso del bar.
Ogni settimana viene eseguto uno spoglio delle schede e il risultato viene affisso su una tabella.
Il prossimo 8 novembre, l’Harry’s bar si prepara a una lunga notte nell’attesa di conoscere il nome del quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Hillary Clinton o Donald Trump, chi vincerà ?
Gli Stati Uniti d’America sono un Paese dalle mille contraddizioni.
La legge americana stabilisce, per esempio, che bisogna avere compiuto 21 anni per acquistare dell’alcool.
Il secondo emendamento della stessa costituzione americana afferma che “essendo necessaria, per la sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben organizzata, non è violato il diritto del popolo di tenere e portare armi”.
Collezionisti, cacciatori, veterani di guerra e psicopatici possono acquistare una pistola o un fucile da tenere in casa.
I nostri amici a stelle e strisce, oltre ad esportare la democrazia, amano emanare leggi inverosimili che sistematicamente lasciano di stucco l’opinione pubblica mondiale.
L’ultima trovata, in ordine cronologico, proviene dal governo della California che ha vietato la produzione e la distribuzione di foie gras (fegato d’oca) nel suo territorio.
La produzione di questa prelibatezza francese comporta effettivamente orrende torture alle oche che vengono ingozzate (il cosiddetto gavage) di mangime, attraverso un tubo infilato in gola, per ottenere l’accumulo di grasso nel fegato.
Una pratica immorale e violenta, vietata in molti Paesi del mondo, che da molti anni fa dibattere gli ambientalisti riguardo la liceità di questo procedimento.
La decisione di vietare il foie gras in uno Stato come la California, dove vige ancora la pena di morte, risulta una decisione paradossale e contraria al libero mercato.
I ristoratori californiani che proporranno il fegato d’oca nei loro menù rischiano una multa di mille dollari.
I golosi estimatori californiani saranno costretti ad acquistare la prelibatezza francese di nascosto al mercato nero, come se acquistassero marijuana.
Il foie gras è soltanto l’ultima vittima delle obsolete leggi degli USA.
Nel Paese dello zio Sam non possono essere importati nemmeno la maggior parte dei formaggi a pasta molle fabbricati a partire dal latte pastorizzato e persino il mitico ovetto Kinder non è il benvenuto (per via di una legge che impedisce di introdurre materiale non commestibile nei prodotti alimentari)!
Scrivendo il post precedente relativo alla leggenda che aleggia sulla cittadina di Bugarach sono venuto a conoscenza di uno strato fenomeno che si verifica nel sud dell’Oregon, a Gold Hill negli Stati Uniti, dove si trova un posto misterioso che alimenta le teorie più controverse e dove le leggi della fisica sembrano essere impazzite.
Il cosiddetto Oregon vortex è uno dei tanti misteri insoluti del pianeta che continua ad appassionare gli studiosi di effetti paranormali e gli amanti del mistero.
Il fenomeno avrebbe origine dalla presenza in quella zona di un vortice magnetico che gira attorno a un cumulo d’energia.
Il risultato della presenza di questo fenomeno sono strani effetti ottici, impressionanti cambiamenti di dimensione e l’assenza di gran parte delle leggi della fisica.
In molti hanno cercato invano di risolvere il segreto del campo elettromagnetico anti-gravitazionale che caratterizza questo luogo.
Durante l’epoca della febbre dell’oro, la compagnia Old Grey Eagle Mining decise di costruire un laboratorio d’analisi per studiare la qualità dell’oro estratto nelle vicinanze.
La compagnia si rese rapidamente conto delle anomalie che interessavano quella zona osservando il malfunzionamento delle bilance e l’assenza di segnali radio.
La piccola costruzione di legno, ribattezzata The house of mistery, esiste ancora ed è diventata metà di pellegrinaggio per curiosi e scienziati che vengono a realizzare esperimenti per testare il vortice.
Uno dei principali esperimenti effettuati per provare la sospensione delle leggi della fisica derivante dalla confluenza di diversi campi magnetici è quello del cambiamento di altezza: se due persone si pongono l’una di fronte all’altra, in piano e lungo un’asse nord–sud, ciascuna risulterà più bassa quando si troverà sul lato sinistro rispetto a quando sarà sul lato destro.
All’interno della casa del mistero si possono osservare fenomeni assurdi: se mettiamo una scopa sul pavimento in posizione verticale e la lasciamo, questa rimarrà diritta…senza cadere, se mettiamo un’asse di legno in posizione obliqua dentro la casa e vi poggiamo sopra una pallina, questa risalirà l’asse anziché scendere.
La leggenda racconta che i nativi americani della zona consideravano quel luogo come “terra proibita” e che i loro cavalli, così come altri animali, si rifiutassero di entrare.
Un geologo e ingegnere minerario di nome John Lister giunse nella zona nel 1920 e rimase talmente sorpreso dagli strani fenomeni che vide da restare in quel posto per il resto della sua vita per eseguire tutti gli esperimenti possibili.
Lister morì nel 1959 ma non si seppe mai nulla dei risultati dei suoi esperimenti poiché il geologo bruciò tutti i suoi documenti prima di morire lasciandoci questa dichiarazione: “l’umanità non è ancora pronta ad affrontare questo fenomeno.”
La drammatica crisi mondiale in atto è oramai diventata l’argomento centrale di discussione tra la classe politica che non ha ancora trovato adeguate soluzioni e vie di salvezza e tra i semplici cittadini che si pongono inquietanti domande sul proprio futuro.
Da qualche tempo a questa parte a colazione mangiamo pane e spread: appena svegli, pur non avendo mai capito nulla di economia, ci aggiorniamo sull’evoluzione dell’oramai celebre dato che ci informa sul differenziale tra il tasso di rendimento dei bond tedeschi (Bund) e quelli italiani (Btp).
La nazione capeggiata dalla cancelliera Angela Merkel viene scelta come termine di paragone perchè la Germania è considerata lo stato dell’area euro più stabile finanziariamente.
Lo spread viene seguito con molto interesse e preoccupazione poichè permette di capire la solidità e la stabilità di uno Stato.
Questo famoso indice di valutazione è strettamente legato al debito pubblico del Paese e consente di capire quando si naviga in cattive acque.
L’avvicinarsi della crisi è evidente quando una nazione emette titoli di stato soltanto per finanziare il proprio debito: a quel punto l’entrata economica, destinata a ripagare il debito, non ha più fini produttivi e gli investitori diventano diffidenti verso il mercato.
Si instaura, allora, un drammatico circolo vizioso in cui la poca fiducia dei mercati riduce fortemente la domanda dei titoli aumentandone il rendimento e accelerando inesorabilmente il processo d’indebitamento.
Purtroppo la situazione descritta sopra assomiglia molto all’attuale andamento dell’economia italiana e degli altri stati europei incappati nello spettro della crisi e della recessione.
Gli stati artefici della crisi europea sono stati dispregiativamente etichettati con l’acronimo PIIGS (maiali) derivato dalle iniziali degli stati in questione (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), quasi a voler significare che l’ingordigia speculativa e la politica dissennata di questi Paesi mediterranei sta trascinando lentamente l’Europa verso il baratro.
Di fronte a questo scenario apocalittico, l’unica soluzione per il governo è la riconquista della fiducia del mercato e l’adozione di una politica di riduzione del debito pubblico.
Il nuovo premier Monti e i suoi ministri bocconiani (provenienti esclusivamente da università del nord) si sono insediati al governo da un paio di settimane e il popolo italiano attende speranzoso che la manna scenda dal cielo e che le gesta eroiche dei salvatori della patria si compiano.
Tuttavia il tempo passa rapidamente e le misure non arrivano.
Accantonata l’euforia per la tanto attesa abdicazione di Berlusconi, gli italiani iniziano a sentire la pressione dell’Europa personificata negli acidi e inopportuni rimproveri di Sarkozy e delle banche che dettano le loro condizioni.
Da Nord a Sud, lo Stivale attende di conoscere quali saranno le misure adottate da questa nuova realtà governativa per fronteggiare la crisi e rilanciare l’economia.
Le immagini della nuova “Triplice Alleanza” Merkel-Sarkozy-Monti hanno rimpiazzato la squallida fotografia del duo “Merkozy” che si prendeva allegramente gioco della crisi economica italiana nelle mani di un inetto Berlusconi giunto alla fine del suo regno.
L’Italia ha sicuramente riacquistato credibilità (non ci voleva tanto considerando la caratura del precedente governo) a livello europeo e mondiale ricominciando a sedersi al tavolo delle trattative dal quale era stata miseramente esclusa.
Oltre alla credibilità gli italiani aspettano la concretezza e i fatti.
Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno dichiarato di essere rimasti impressionati dalle misure illustrate recentemente da Mario Monti per risollevare le sorti dell’Italia.
Personalmente sono rimasto “impressionato” dal fatto che Monti abbia presentato le sue intenzioni all’Europa prima che al parlamento italiano.
Adombrato da un governo fatto esclusivamente di tecnici, il parlamento italiano ha perso la sua essenziale funzione politica ma dovrebbe conservare pur sempre la sua funzione democratica!
Augurandomi che non siano sempre gli stessi a dover versare “lacrime e sangue” e sacrificarsi, spero che le riforme del neo-governo costringano a pagare di più chi possiede di più, abbiano un occhio di riguardo per chi arriva a stento alla fine del mese e siano finalizzate a una più equa distribuzione delle ricchezze.
Una crisi profonda che accomuna tragicamente i paesi della parte più sviluppata del pianeta che si ritrovano concatenati in una spirale perversa: se fallisce l’Italia fallisce l’Europa, se fallisce l’Europa fallisce l’economia statunitense realizzando un letale effetto papillon.
La maggior parte delle persone che hanno analizzato la crisi economica attuale sono arrivate a dire che la radice del problema è la crisi finanziaria, l’avidità degli speculatori, le manovre sbagliate delle banche, la complicità delle agenzie di rating e gli eccessi del sistema finanziario.
Alcuni economisti e pensatori hanno proposto di mettere una nuova imposta sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin tax (così chiamata dal nome dell’economista e premio Nobel che la ha suggerita), per limitare le speculazioni.
E’indubbio che le conseguenze della crisi finanziaria sulla vita economica e sociale sono state pesantissime, ma siamo sicuri che la Tobin tax risolverebbe da sola la crisi?
Se pur si risolvesse attraverso una panacea miracolosa la difficile situazione in cui versa l’economia finanziaria, resterebbe da dirimere il problema dell’economia reale.
Dal punto di vista dell’economia reale, la crisi affonda le sue radici intorno alla fine degli anni 70 che furono caratterizzati dalle manovre di Margaret Thatcher in Inghilterra e Ronald Reagan negli USA.
La famosa Lady di Ferro con la sua politica conservativa aveva rilanciato il liberalismo attraverso un attento piano di privatizzazioni dando nuovo vigore all’economia inglese.
La Thatcher fu capace di prendere in mano le redini di un Paese, l’Inghilterra degli anni 70, decadente e distrutto e trasformarlo in una nazione moderna e ricca.
Tuttavia la Thatcher con il suo liberalismo selvaggio ha amplificato la crisi dell’economia reale.
Privatizzando a ruota libera, chiudendo le miniere e lottando contro le rivendicazioni di lavoratori e sindacati, la Thatcher ha rinvigorito l’economia inglese ma ha drammaticamente allargato il divario e le diseguaglianze tra poveri e ricchi.
Le classi medie si sono ritrovate impelagate in un immobilismo deleterio che le ha fatte scivolare lentamente verso un alto livello d’indebitamento.
Se l’uscita dalla crisi appare sempre più lontana, la sua gravita si mostra pienamente in tutte le aree dell’opulento Occidente.
Un segnale emblematico e preoccupante del sentimento di crisi e della precarietà in cui versano migliaia di famiglie americane è stato il Black Friday, il giorno successivo al Giorno del ringraziamento (Thanksgiving day) in cui numerose catene commerciali e grandi magazzini, come Walmart, hanno offerto sconti eccezionali per lanciare il periodo dello shopping natalizio.
In questa occasione è stato possibile osservare il drammatico risultato del sistema capitalistico e le crepe di una crisi profonda.
I negozi, aperti molto presto la mattina (a volte anche alle 4!), hanno accolto una folla inferocita di gente disperata pronta a tutto pur di accaparrarsi le migliori offerte.
La possibilità di risparmiare qualche soldo si è trasformata in frenesia collettiva e si producono scene di assurda irrazionalità.
In occasione dell’ultimo Black Friday un signore di 61 anni è deceduto tra la folla che ha continuato a calpestarlo, una donna ha utilizzato una bomboletta spray al peperoncino per allontanare la gente e poter acquistare una Xbox a prezzo stracciato e tantissime sono state le persone ferite tra la calca umana.
La fine del capitalismo si avvicina a grandi passi e la sua logica insensata e cieca sembra oramai giungere al capolinea.
Gli americani trapiantati a Parigi conoscono bene questo indirizzo che rappresenta un punto di riferimento indiscusso per riprodurre la propria cucina e le proprie tradizioni gastronomiche.
The Real McCoy’s, situato a pochi passi dall’università americana, permette agli immigrati provenienti dagli Usa di ritrovare quegli ingredienti fondamentali per ricreare i sapori a stelle e strisce.
Tra gli scaffali di questo simpatico negozio, sito nel cuore del settimo arrondissement (rue Grenelle), troverete tutti i prodotti tipicamente americani e inglesi: cookies, bagels, i famosi biscotti Oreos, la bibita Pepper e tanto altro ancora.
Il negozio non è molto grande ma offre una grande varietà di prodotti e la possibilità di viaggiare oltre l’Atlantico senza muoversi da Parigi!
The Real McCoy’s, inoltre, offre prodotti di stagione legati alle festività americane: il giorno del ringraziamento (Thanksgiving day) potrete festeggiare alla maniera americana acquistando un tacchino e tutto il necessario per condirlo secondo la tradizione.
The Real McCoy’s
Da Lunedì a Domenica dalle 10h alle 20h
194, Rue de Grenelle
75007 Paris
Se avete voglia di cibo americano a Parigi, Breakfast in America è il luogo ideale per voi.
Il locale, che prende il nome da una canzone dei Supertramp, è piccolino ma arredato con uno stile particolarissimo: divanetti rossi, tostapane sparsi dappertutto, camerieri anglofoni e una caffettiera sempre piena di caffè americano sono gli elementi essenziali che sapranno farvi sentire in un vero e proprio Diner degli States.
BIA (abbreviazione del nome del locale) vanta un successo unico e, soprattutto il week end, dovrete affrontare una piccola coda per poter accedere al locale.
I frequentatori del locale sono prevalentemente americani che abitano a Parigi o semplicemente in visita, e studenti che vengono ad assaggiare la colazione all’americana.
BIA non propone soltanto squisite colazioni a stelle e strisce a base di pancakes, uova e bacon: l’americanissimo ristorante prepara vari tipi di hamburgers, chili con carne, burritos, cheesecakes, bagels, toasts, omelettes, milkshakes e tanto altro ancora per soddisfare la vostra voglia di gastronomia dello zio Sam.
Il locale è l’opera di un ragazzo del Connecticut innamorato di Parigi ma frustrato di non poter ritrovare, nella ville lumière, i sapori americani.
Trovati dei soci motivati dalla stessa volontà d’impiantare un angolo d’America a Parigi, BIA apre i battenti per la prima volta nel 2003 al 17 rue des Écoles, nel V arrondissement, e in seguito a un successo travolgente il secondo locale apre le sue porte nel 2006 nel Marais.
Si tratta di un locale simpatico e conviviale, frequentato da una clientela multietnica e poliglotta, unico a Parigi per il suo “american style”.
In settimana, avrete la possibilità di scegliere tra due menù: il menù étudiant a 7.95 € e un menù a 9.95 € (hamburger + bibita). La domenica viene proposto un brunch a 15.95 €.
Personalmente vi raccomando di fare una capatina a BIA per assaggiare la colazione americana; se non sapete cosa prendere, provate il Triple Play (3 uova + 3 bacon + 3 pancakes). Have a nice breakfast or meal at BIA!
Breakfast in America (BIA 1)
17, rue des Ecoles 75005 Paris
Métro: Cardinal Le Moine o Jussieu
Breakfast in America (BIA 2) 4, rue Malher 75004 Paris
Metro: St Paul
Aperto tutti i giorni dalle 8h30 alle 23h
Dal lunedì al sabato: colazione servita durante tutta la giornata
Domenica: Menu brunch dalle 8h30 alle 23h, pranzo e cena dalle 16h alle 23h