Il social network più conosciuto e utilizzato nel mondo, ha da poco spento la sua sesta candelina.
Era il 4 Febbraio 2004 quando Mark Zukerberg, allora studente, creò una piattaforma multimediale per permettere agli studenti di Harvard di scambiarsi facilmente messaggi e informazioni.
La sua idea geniale venne estesa a numerose altre università e, poco dopo, al mondo intero.
Oggi, Faccialibro riunisce più di 400 milioni di persone sparse in tutto il pianeta e ha raggiunto un successo senza precedenti.
Zuckerberg, l’ideatore di questo rivoluzionario progetto, è divenuto rapidamente uno dei personaggi più influenti della Rete.
Facebook, creatura multiforme tanto apprezzata quanto criticata, permette oggi a milioni di persone di restare in contatto tra loro tenendosi aggiornati sulle reciproche vite grazie a foto, video, commenti, iscrizioni a gruppi, quiz e una marea di applicazioni di ogni sorta.
Questo nuovo mezzo di comunicazione e d’interazione tra le persone, ha saputo rapidamente farsi largo tra le abitudini di milioni di utenti che si connettono quotidianamente al proprio profilo.
La semplicità d’uso e l’interfaccia poco sofisticata rendono la piattaforma multimediale accessibile a tutti.
Dopo aver effettuato la registrazione a questo enorme campionario umano, sarete in possesso dei dati (username e password) per effettuare il login e accedere a un insieme di risorse che vi consentirà di penetrare nelle vite di conoscenti, amici e persone con cui condividete le vostre giornate o che avete perso di vista da molto tempo.
Personalmente, abitando a molti kilometri di distanza dal luogo in cui sono nato e cresciuto, Facebook mi è di enorme utilità perché mi consente di accorciare, anche se solo virtualmente, la distanza che mi separa dalla Sicilia, dalla mia famiglia, dai miei amici e da tutto ciò che mi è caro.
Radici siciliane a parte, Facebook mi permette di seguire le vite dei miei tanti amici sparsi per l’Europa, dei cugini americani, di ex-colleghi, compagni di scuola e gente che un tempo faceva parte della mia vita.
Collegarsi a questo contenitore universale di contatti e di vite umane è, ormai, diventato un meccanismo automatico per tantissima gente che per qualche ora al giorno, visitando il proprio profilo, scappa dalla realtà per diventare un voyeur virtuale che spia le vite della gente.
Facebook, in realtà, è un’arma a doppio taglio e nasconde molti rischi.
Se da un lato permette di interagire a distanza con familiari e amici, dall’altro rappresenta una sorta di grosso buco della serratura che ci consente di intrufolarci nelle esistenze di persone con le quali non avremmo mai pensato di condividere un tale grado d’intimità.
Ex-fidanzati, conoscenti con i quali si è appena scambiata qualche parola, sconosciuti, gente persa di vista o da tempo archiviata nel dimenticatoio, il compagno che rifiutava di farci copiare a scuola e il vicino antipatico entrano a far parte della nostra vita e noi della loro.
Certo, non si è obbligati ad “accettare l’amicizia” di tutti, si può benissimo ignorare l’invito ricevuto da uno sconosciuto o da un semplice conoscente, ma spesso un’amicizia che non si vorrebbe accettare viene comunque confermata per non scatenare piccoli casi diplomatici.
L’uso di Facebook ha, in ogni caso, rivoluzionato le relazioni umane.
Me ne sono reso conto quando sono andato in Sicilia a dicembre: ho incontrato varie persone che mi avevano sollecitato spesso su Facebook per avere novità sulla mia vita parigina e che quando mi hanno intravisto in piazza o in giro per il paese non mi hanno calcolato.
Non pretendevo un tappeto rosso o che la persona piangesse di gioia nel vedermi ma almeno un semplice “Ciao, come stai?”, reale e non virtuale.
La virtualità e la sua intangibilità spesso diventa un filtro protettivo e si ha l’impressione che le relazioni umane siano gestibili grazie a una tastiera e una connessione a Internet.
E così, se abbiamo avuto uno screzio o un’incomprensione con una persona e abbiamo voglia di tagliare i ponti, al posto di affrontarla di presenza, basta cancellarla dalle amicizie.
Amicizie di lunga data cancellate da un click di mouse e pseudo-amicizie inesistenti che si consolidano nascoste dallo scudo d’ombra della Rete e di Facebook.
Il rischio principale di Facebook, e della maggior parte dei social network, è legato alla privacy poiché i dati che mettiamo online non sono cancellabili e sfuggono al nostro controllo.
E’ necessario fare attenzione al materiale privato che mettiamo in Rete e tenere presente che quest’ultima, pur offrendo grandissime potenzialità, potrebbe sempre rivoltarsi contro di noi.
I dati che immettiamo nel “libro delle facce”, anche se decidessimo di cancellare il nostro conto, sono indelebili e tutto quello che si scrive e si pubblica resterà per sempre incastrato nelle maglie della Rete.
Bisogna, quindi, utilizzare quest’enorme vetrina virtuale con accortezza e con gli occhi bene aperti per evitare che la nostra privacy venga lesa o che, ancora peggio, la nostra identità venga rubata da malintenzionati pirati del web.
Sono numerosi gli hackers che bazzicano su Facebook, Twitter, Myspace e gli altri social network con il solo scopo d’infiltrarsi nelle nostre vite per recuperare informazioni personali e dati da utilizzare illecitamente.
Altro grosso rischio strettamente legato a Facebook è la dipendenza.
Il social network può diventare un bisogno, una necessità della quale non si può fare a meno per placare il proprio senso di vuoto.
Caso paradigmatico è quello di un ladro romano, arrestato dopo essersi collegato al famoso social network dal computer di un’abitazione che stava derubando in quel momento.
L’uomo non ha saputo resistere alla tentazione di collegarsi al proprio profilo e introducendo i propri dati nel computer, che aveva trovato acceso, ha lasciato una traccia indelebile del proprio passaggio.
Si pensi, poi, al caso della trentunenne di Basilea che ha perso il lavoro a causa dell’uso di Facebook.
La donna non si era recata al lavoro per malattia e aveva dichiarato di non poter stare davanti allo schermo del pc a causa di un’emicrania talmente forte da costringerla a stare nel buio totale, peccato che vari suoi colleghi hanno notato la sua presenza attiva sul social network.
Molti sono gli utenti che cercano di accaparrarsi un grande numero di amicizie perché pensano, in questo modo, di essere più “cool” e di manifestare il proprio successo.
Uno studio pubblicato poco tempo fa enfatizza questo carattere di dipendenza causato da Facebook (che si classifica al secondo posto, dopo il motore di ricerca Google, dei siti più visitati dalla rete): un utente medio vi trascorre 3 ore e 11 minuti al mese.
Ennesimo rischio legato al “libro delle facce” sono i giochi che, dopo qualche partita, diventano una vera e propria droga.
I giochi pubblicati su Facebook sono degli addicitive games, applicazioni in grado di stimolare la competitività e di fare innervosire rapidamente: gareggiare con i vostri amici aumenterà la dipendenza da queste diaboliche applicazioni e in poco tempo vi ritroverete schiavi del computer, incollati alla tastiera e allo schermo del pc per tentare di superare il record del vostro ex compagno di scuola.
Sono tantissimi i giochi proposti dal social network che vi renderanno schiavi: Biotronic che ha per scopo la ricerca di palline dello stesso colore; Brain Buddies che testerà la vostra intelligenza e la potenza del vostro cervello attraverso 4 discipline: memoria, logica, calcolo, vista (i punteggi delle quattro qualità, sommati, daranno il voto, espresso in kilogrammi del vostro cervello); Crazy Planets, un gioco spaziale in cui dovrete superare varie missioni, uccidere i nemici e personalizzare il vostro pianeta; Farmville in cui dovrete improvvisarvi contadini e gestire la vostra fattoria; Geo Challenge in cui testerete le vostre competenze geografiche; Pet Society, gioco emblema di Facebook, che consiste nel promuovere la vita sociale, economica e domestica di un piccolo animaletto; Word Challenge in cui vengono date 6 lettere con le quali di volta in volta dovrete formare parole di minimo 3 lettere; il classico Texas Hold’em Poker e tantissimi altri giochi.
Il mio preferito è Music Challenge, un gioco musicale che consiste nell’indovinare rapidamente titolo e autore di una canzone dopo averne ascoltato qualche nota. Non riesco a disintossicarmi!
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